Visto per la seconda volta Fargo acquista molti ma molti più punti rispetto alla prima, innanzitutto per la narrazione diretta e asciutta, i fatti per quello che sono, le cose come si sono svolte, non senza però un tocco di piacere personale. In più di un'occasione i fratelli Cohen si riservano il diritto di deformare un po' la realtà a favore di un universo grottesco e ridicolo, dove niente può essere fatto seriamente e tutto è squallidamente caotico, privo di motivazioni ed etica.
La capacità che hanno i Cohen di narrare non si incontra di frequente, una rara sapienza nel mischiare i generi, gli stili e i registri, tutto illustrato con uno splendore formale che non smette di sutpire. In Fargo, ambientato in luoghi innevati, le idee su come filmare i paesaggi sembrano non finire mai, ed il divertimento nel narrare fatti anche tragici e squallidi si mischia a quello di illustrarli con meravigliosa pulizia. In Fargo anche la protagonista della storia con il suo fare curioso e perspicace da Colombo è squallida, nessuno si salva.
Ma ciò che più di tutto è da notare in questo film è la sua modalità di genesi, rarissima per un film hollywoodiano. I Cohen davvero sceneggiano concedendosi pochissime libertà un fatto di cronaca, prendono le cose per quello che sono e le romanzano, che è un fare decisamente più occidentale. Unico spunto autoriale della sceneggiatura il contrappunto della storia dello squallido compagno di classe della poliziotta incinta.
Evidentissime le influenze di Twin Peaks e soprattutto di Pulp Fiction, uscito solo due anni prima.
La capacità che hanno i Cohen di narrare non si incontra di frequente, una rara sapienza nel mischiare i generi, gli stili e i registri, tutto illustrato con uno splendore formale che non smette di sutpire. In Fargo, ambientato in luoghi innevati, le idee su come filmare i paesaggi sembrano non finire mai, ed il divertimento nel narrare fatti anche tragici e squallidi si mischia a quello di illustrarli con meravigliosa pulizia. In Fargo anche la protagonista della storia con il suo fare curioso e perspicace da Colombo è squallida, nessuno si salva.
Ma ciò che più di tutto è da notare in questo film è la sua modalità di genesi, rarissima per un film hollywoodiano. I Cohen davvero sceneggiano concedendosi pochissime libertà un fatto di cronaca, prendono le cose per quello che sono e le romanzano, che è un fare decisamente più occidentale. Unico spunto autoriale della sceneggiatura il contrappunto della storia dello squallido compagno di classe della poliziotta incinta.
Evidentissime le influenze di Twin Peaks e soprattutto di Pulp Fiction, uscito solo due anni prima.
3 commenti:
Ma come Frances McDormand personaggio squallido! Ferma restando la libera interpretazione dello spettatore, sei sicuro che questa fosse l'intenzione dei Coen? E sopratutto, puoi dire che sia un personaggio oggettivamente squallido? No, perché a me è parso tutt'altro, anche se non è che a lei vadano le mie simpatie.
Io non l'ho mai visto...ma rimedierò....
Si Mario urge rimediare!
Si secondo me anche lei è squallido ed è significativo che lo sia la protagonista. Ovviamente pure io ho indirizzato a lei tutte le mie simpatie, in fondo è la protagonista ed ha il ruolo della furba investigatrica, tuttavia non potevo non provare un senso di squallore nel vedere la sua vita, il suo modo di reagire agli eventi (vedi come ha gestito la storia dell'ex-compagno di scuola), il rapporto con il marito (affettuoso, gentile ma incredibilmente provincialotto), per non parlare della predica finale, che secondo me libera la banale provincialità del personaggio. E' un po' quello squallore a la Twin Peaks, dove anche i buoni e perspicaci ti sanno di triste....
Poi è chiaro che ognuno ci vede quello che vuole e non credo nei registi che premeditano tutto, credo nei registi che danno un senso generale al film cercando di dare un'idea di mondo....
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