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23.10.05

Oliver Twist (id., 2005)
di Roman Polanski

Incredibile ma vero sono andato a vedere un film il primo giorno che è al cinema, credo non mi capitasse dalla prima di Jurassic Park al vecchio cinema Adriano, quando era ancora ad una sala sola e si faceva la fila che per la lunghezza usciva fuori. Questa volta invece alle 17 mi sono collegato al sito dell'Adriano (sempre lui ma multisala tecnologicamente fornito) ho preso i posti che più aggradavano a sono entrato con calma e senza spingere. E poi dicono che la tecnologia non migliora la vita...
Fatto questo preambolo tecno-crono-cinematografico, dico subito che mi aspettavo di piangere, mi aspettavo una prova di forza di Polanski che non c'è stata.
Splendido tutto: i paesaggi di campagna illuminati da una luce irreale che quasi sembrano quelli illuminati dalla luce asettica di Kubrick in Barry Lyndon, bella la città tutta inquadrata stretta sui protagonisti, bello Oliver un bambino con la faccia pulita e drammatica quanto basta, belle le luci e le nebbie notturne e bello soprattutto il lavoro che Polanski fa sui colori utilizzando tutte tonalità coerenti anche quando si tratta di paesaggi. Decisamente meno bello (o forse è meglio dire avvincente) il resto.
Polanski è un grandissimo regista, è uno di quelli che un film non lo sa girare se non bene, non gli è proprio possibile farlo male, per questo Oliver Twist non è brutto. E' però insipido, medio, poco significativo. Domani già non lo ricorderò. Eppure è un peccato perchè è una grande produzione europea, fatta con soldi e cognizione di causa, che tratta con molto rispetto il testo di Dickens pur non essendone schiavo, rispettando le complesse sfaccettature dei personaggi (su tutti l'ambiguo Fagin). Se proprio devo dargli una nazionalità (non a livello ufficiale di produzione, ma a livello di stile) sembra una grossa produzione all'inglese, raffinata, precisa e rigorosa. Però è freddo.
Un ultimo appunto il vero Oliver Twist è Polanski, che da piccolo scappa dal campo di concentramento dove il padre muore, vaga per giorni nella campagna polacca finchè non lo ritrovano, si mette sotto diventa regista, va in America, gli ammazzano senza pietà moglie e figlio che aveva in grembo, dopodichè viene accusato di aver abusato di una minorenne e deve scappare dagli Stati Uniti, ma non si ferma e continua a girare film intensi, seri ed innovativi. Oliver Twist a confronto ha condotto un'infanzia agiata.





11 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi trovo costretto a farti notare che la filmografia di questo blog è terribilmente carente di titoli cult... Credo che sia un serio problema....

P.S: Ieri mi sa che c' era il film di Almodovar con Antonio Banderas, come si chiama???


gparker ha detto...

COOOOOSA????
E io non lo sapevo???
Mi sembra strano....
Cmq Almodovar con Banderas ha fatto:
La legge del desiderio
Matador
Donne Sull'Orlo Di Una Crisi Di Nervi


gparker ha detto...

Che intendi per titoli cult?


Anonimo ha detto...

mancano i film che fomentano...
banderas aveva i capelli lunghi... il film non l' ho visto perchè ero preso con la fine di un videogioco....


gparker ha detto...

Sicuro che era di Almodovar?


gparker ha detto...

Cmq mancano i film che fomentano perchè più che altro li ho già visti tutti e a meno che non capiti che li riveda (com'è capitato con L'Ultimo Dei Mohicani e A Better Tomorrow) non ne parlo.


Anonimo ha detto...

sono daccodo con la tua recensione.Certo un film come questo rinvia subito ai 400 colpi, perdendo assolutamente il confronto.


gparker ha detto...

Per forza.


Anonimo ha detto...

vidi quel film molti anni fa. come tutti quelli di almodovar li trovo affascinati perchè scandagliano vari aspetti della psiche umana e visto che la cultura spagnola ha molte analogie con la nostra riescono a darti moltissimi spunti di riflessione. amo moltissimo il suo modo di intrecciare le storie perchè rispecchia la realtà che si vive nel quotidiano.amo la sua ironia , la scelta dei personaggi basata sulle caratterisctiche ed espressività dei volti. il gioco che usa del grottesco, l'ironia e anche la sua inconfondibile poesia. le note anche malinconiche di certi suoi pezzi, la cura nella fotografia, l'emozione che riesce a dare nell'entrare nei suoi racconti apparentemente ingarbugliatissimi.il dipanarsi della storia che molto spesso è condotta dalla voce di un protagonista narrante. come il film del ragazzino che era nato sulla corriera. o il bellissimo "tutto su mia madre" e moltio molti altri di cui non ricordo i titoli. anche se sono realtà lontanissime dalle proprie idee ti prendono per mano e ti fanno entrare nel suo mondo. Almodovar, dal mio punto di vista,come altri grandi della cinematografia,potrebbe benissimo non mettere la firma alle sue opere tanto si sente ugualmente che c'è.


Anonimo ha detto...

anonimo mi sai quindi dire il titolo del suddetto film con Banderas???


gparker ha detto...

O è matador o è la legge del desiderio, ancora li devo vedere e quindi non so se aveva i capelli lunghi.


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