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11.11.05

Jackie Brown (id., 1997)
di Quentin Tarantino

Era decisamente ora di rivedere questo Tarantino post-Pulp Fiction che prima d'ora avevo visto unicamente al cinema quando uscì. E non mi piacque molto. E sbagliavo. E pure di molto.
Jackie Brown è molto bello, soprattutto molto molto personale, più di tutti gli altri film di Tarantino sicuramente. Non ha avuto un grosso successo e non mi meraviglia, ha un andamento molto rilassato, nonostante succedano molte cose tutto è narrato con molta calma (dura anche due ore e mezza), con un ritmo e uno stile che riesce a fondere l'inaccostabile, la trasparenza della narrazione di Raoul Walsh, con i grandi piani sequenza di DePalma, l'atteggiamento sfrontato del blaxploitation con le caratterizzazioni intense e scorsesiane della protagonista (c'è anche l'omaggio alla scena dello specchio di Taxi Driver), il cinema noir classico (quello di Rapina A Mano Armata, Giungla D'Asfalto, Doppio Gioco...) con il thriller moderno. Il tutto chiaramente con uno stile personalissimo (e qui sta la grande meraviglia), fatto di dialoghi pop, grandissima ironia, personaggi molto caratterizzati e grande cura dei particolari della narrazione (dalla musica, ai mestieri, agli interni) e della foma (ogni inquaratura uno spettacolo, specialmente il piano sequenza iniziale sul tapis roulant).
Con Jackie Brown è di nuovo in scena il "mondo Tarantino" che già era venuto fuori con Pulp Fiction (e meno con Le Iene), quel sottobosco criminale, fatto di gangster per bene e figli di puttana, piccoli pesci e grandi ambizioni, insomma la trasposizione moderna dell'universo criminale anni '40.
Il film, con un ampio prologo ed un altrettanto ampio epilogo, narra di un colpo, una truffa ai danni di un ricettatore d'armi ad opera di una donna che lotta contro criminali e polizia per non perdere quello che ha, in società con un uomo innamorato di lei che di lavoro paga cauzioni. Canovaccio classico che più classico non si può, che, filtrato attraverso Tarantino, diventa una rievocazione nostalgica degli anni '70 (la giovinezza dei protagonisti) e di quel tipo di cinema (Pam Grier attrice simbolo del blaxploitation) fatto di film crudi e sinceri che parlavano un linguaggio nuovo per un pubblico nuovo.
Mi stupisce sempre come Tarantino abbia l'arroganza di mettere in scena unicamente ciò che gli piace nella maniera che gli piace, copiando, citando e omaggiando sempre in maniera funzionale, ma soprattutto sempre con personalità.
In Jackie Brown, forse anche più che in Pulp Fiction (anche se quest'ultimo gli è di molto superiore), si ritrova tutta la storia del cinema thriller/poliziesco americano: da Raoul Walsh, a Stanley Kubrick, dal noir, al blaxploitation, ai B-movies d'azione, la nuova hollywood di Scorsese e gli anni '80 di Brian DePalma (e quindi Hitchcock (impossibile non pensarci nella panoramica con dolly dell'uccisione del nero nel bagagliaio della macchina)) fino a Tarantino stesso e le varie autocitazioni da Le Iene e Pulp Fiction.




7 commenti:

Anonimo ha detto...

per me è il miglior Tarantino di sempre.
però nella tua bella recensione hai mancato di dire una cosa a mio parere fondamentale: Jackie Brown rappresenta infatti una svolta radicale (tuttora forse l'unica, se si eccettua la parentesi killbilliana) nella cinematografia di Tarantino, sia dal punto di vista narrativo che quello formale. Non bisogna sottovalutare il fatto che TUTTI gli omicidi del film sono mostrati fuori campo, o ripresi in campo lunghissimo (come il primo).
Jackie Brown, fondamentalmente, è una storia d'amore. Un noir meraviglioso, malinconico e sussurrato, a mio avviso il film perfetto dopo l'exploit di violenza pop de Le Iene e Pulp Fiction.


gparker ha detto...

E' vero hai perfettamente ragione, c'è un allontanamento dal pulp, però secondo me non è tanto a favore della soria d'amore, quanto a favore di lei. Cioè mi ricorda il modo di disegnare i personaggi dello Scorsese di Alice Non Abita Più Qui.

Secondo me Pulp Fiction è molto sopra, è proprio uno di quei film inspiegabili, frutto di un momento di ispirazione difficilmente ripetibile. Lì funziona tutto in maniera eccellente, senza macchie o imperfezioni, è un film dove ogni elemento trasuda cinema, ha tutte le caratteristiche del capolavoro: perfezione, formale, innovatività, consapevolezza cinematografica, visione personale del mondo, del cinema e della narrazione. Secondo me è il film degli anni '90.


Massimo Manuel ha detto...

Scomodare Stanley Kubrick mi sembra un pò eccessivo... :)


Anonimo ha detto...

L' ultimo grande ruolo di De Niro... E spettacolare.... Speravo che citassi il pezzo in cui Sammy L. Jackson parla di The Killer...


Anonimo ha detto...

Si sono daccordo con te, un bel film.
Il bello è che ci sono due sfigati, Jackie e Max Cherry (una è una poveraccia e l'altro un poliziotto troppo buono) che riescono a sconfiggere i "cattivi", capovolgendo un facile pronostico.
Infatti vedendo il film uno pensa che ne Jackie, ne Max riusciranno mai a incastrare Ordell e compagni,anzi ci sono momenti dove uno pensa, ecco adesso muoiono, ma invece non accade!e vincono!! il bene vince sul male?
Non esattamente secondo me, perchè Tarantino non fa vedere "dei buoni" che sconfiggono i "cattivi" perchè in realtà questi si autodistruggono, gli eroi si salvano perchè rimangono gente semplice che ha voglia di riscattarsi.

P.S concordo con Franco


gparker ha detto...

Kubrick andava necessariamente scomodato! La sequenza del colpo con la costruzione atemporale a seconda dei punti di vista è para para Rapina a Mano Armata, come potevo non dirlo?? Mi bruciava in gola!
E poi secondo me questo film ha tutto il diritto di mettersi in fila con gli altri per confrontarsi con i noi di Kubrick. Magari non vincerà ma farà onore allo scontro.

Frankie: HAI RAGIONE CAZZO!! L'ho proprio dimenticato! E' pure ORRIDAMENTE tradotto in italiano da un ignorante qualsiasi (e di questo va necessariamente incolpato Ferruccio Amendola direttore del doppiaggio paceallanimasua). Eh Quentin non si lascia scappare occasione per citare Hong Kong...

Vale: Non lo so, a me sembrava la struttura tipica del noir, la prima volta che lo vidi io mi aspettavo che ce la facessero, ne ero sicuro, semmai poteva benissimo essere che dopo avercela fatta morissero per una casualità (GRANDE CLASSICO!), ma visto che la donna qui è il personaggio principale... Solitamente è la dark lady che fotte l'uomo ad un passo dalla meta...


Anonimo ha detto...

è un noir rimescolato poichè è basato su di un romanzo di un famosissimo giallista americano... UNa nuova leva del noir sulla scia di James Ellroy: Elmore Leonard... Uno dei suoi meglio romanzi si chiama Cuba Libre, parla di rivoluzionari cubani dell' 800 che assoldano un cowboy per rapinare una banca della Havana... Un librone, ne volevano pure fare un film i Cohen...


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