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25.11.05

La vita è fatta di priorità


Invitati a Roma per la manifestazione Viaggio nel cinema americano promossa dall'auditorium, i Coen sono venuti con Frances McDormand, moglie di uno dei due. Ma perchè se hai a disposizione i fratelli Coen che stanno lì per rispondere alle tue domande ne fai più della metà alla McDormand, non tanto per l'evidente contrasto di competenza McDormand/Coen, ma per il fatto che hai due autori ed un esecutrice!
Ma che gli devi chiedere ad un attrice?? Come ti sei trovata con il personaggio? Ami fare questi ruoli? Quanto ti somiglia?
E pure se gli chiedessi Che ne pensi di questo film? Lei avrà l'autorevolezza di un qualsiasi altro lavoratore dello spettacolo! Foss'anche De Niro, non ci si trova di fronte ad uno che le scelte le fa, ma ad uno che le esegue. Discorso diverso per uno come Brando che le scelte le faceva anche se comunque in maniera limitata rispetto ad un autore.

64 commenti:

Anonimo ha detto...

Io mi sono tagliato a sentire alcune domande... Tipo quella marzulliana o quella sul Grande LEbowski che rovina la società... Mi hai fatto tagliare quando con il massimo del silenzio hai tentato di fare una foto, coprendo pure la macchina per evitare che facesse rumore...

p.s. E capace che siamo finiti su Verissimo...


gparker ha detto...

che culo


Anonimo ha detto...

Spero che in Tv non sembriamo Elton John e consorte... Non vorrei perdere le mie ammiratrici....


Unknown ha detto...

oggi Verissimo domani Costanzo.
evviva.


Anonimo ha detto...

sarà stata cavalleria...
:D


Anonimo ha detto...

io avrei sicuramente fatto domande scomode,graffianti,sarei stato cacciato,ma si sarebbero ricordati di me...


Anonimo ha detto...

Certo.... Ti chiamavano a fare un film con loro...


Anonimo ha detto...

ma la domanda marzulliana era quella sul surrealismo/iperrealismo??.. mi sono tagliato anch'io come un pazzo!!!
Ciao,
Michele


gparker ha detto...

Beh si decisamente.
Quelle sono quelle cose un po' del cazzo però, perchè uno si compra un libro di un qualsiasi autore che parla dei fratelli coen e magari cita teorie surrealiste, poi vede i film e si fa delle domande su queste teorie, infine va a questi incontri e se pone una domanda del genere non solo chi di dovere non risponde ma tutti lo deridono.
Mi rendo conto anch'io che la domanda era ridicola e che dovevano rispondere i coen, però quello un po' l'ho capito, dev'essersi reso conto tutto insieme la differenza che c'è tra feare e riflettere su chi ha fatto.


Gokachu ha detto...

Da quello che dici ("esecutrice", "lavoratore dello spettacolo"), non sai molto del lavoro dell'attore :P


Anonimo ha detto...

In effetti non ci avevo pensato... Ma che cacchio di espressioni hai usato gp?


gparker ha detto...

Conosco fin troppo bene il lavoro dell'attore purtroppo. E ne conosco anche l'arroganza, ma come tutte i lavoratori del cinema, gli attori sonon parte di un meccanismo creativo in cui ognuno (direttore fotografia montatore ecc. ecc.) dà il suo contributo alla realizzazione del film sotto la supervisione dell'autore (parlo di autori tipo i fratelli coen).
Ma alla fin eil contributo di ogni singolo è una parte piccolissima se paragonata all'idea originale, lo spirito del film che è partorito e portato avanti dal regista. Per questo trovo assurdo quando hai i fratelli coen a disposizione fare domande a Frances McDormand. Anche perchè, che gli puoi chiedere???
I film non sono certo un suo parto, ha fatto a modo suo quello che i registi gli hanno detto di fare. Avrà fatto le sue proposte, ma le decisioni erano altri a prenderle.


Anonimo ha detto...

Una visione un pochino di parte vedo...


Gokachu ha detto...

Non sono affatto d'accordo. Il contributo dell'attore non può essere paragonato a quello del datore luci, per esempio, e il suo essere "esecutore" (in realtà direi "interprete", le parole sono importanti) non può essere confrontato con l'essere esecutore del segretario di produzione.
Chiaramente l'importanza dell'attore nel lavoro dipende molto dal film; in un film del dogma è direi essenziale, visto che la sovrastruttura tecnica è ridotta al minimo; in un film di Godzilla sarà molto più ridotto.
Resta il fatto che il suo lavoro è soggetto a quello del regista, non tanto in fase di produzione (ben pochi registi sono in grado di essere anche "direttori di attori"; spesso si limitano a dire quello che vogliono, e alsciano all'attore il compito del come, ovvero praticamente tutto) quanto in quella di postproduzione, dove il regista può tagliare, manipolare, cancellare, selezionare. Ma da qui a sottovalutarne l'apporto ce ne corre.

Che poi i giornalisti non sappiano che cavolo di domande fare ad un attore, perché li ritengono personaggi e non autori, è tutto un altro paio di maniche.


gparker ha detto...

Anche l'attore più bravo (tirando fuori casi eccezionali come Brando) non è mai autore nel senso che la sua bravura (ed è una signora bravura) si misura nel saper eseguire gli ordini dell'autore, che come hai sottolineato tu, il più delle volte non sa dirigere gli attori ma chiede semplicemente qualcosa. Chiede un certo tipo di inflessione/intepretazione/mimica e l'attore dev'essere bravo a capire/eseguire.
Stesso discorso però vale per il direttore della fotografia o il montatore. Tanti registi non capiscono niente di luci e si affidano ciecamente ai fotografi per ottenere gli effetti che vogliono, poco curanti di quanto lavoro necessitino.
In un film come Apocalypse Now è incalcolabile il contributo di Storaro e Brando. Ma non si possono paragonare al contributo di Coppola. E se ho Brando Coppola e Storaro davanti alla prima di Apocalypse Now e ho appena visto il flim e sono pieno di domande le farò tutte a Coppola, perchè so che è lui che avrà tutte le risposte. Gli altri due mi potranno dire cosa gli ha detto Coppola e che difficoltà hanno avuto nel fare il loro lavoro.


Anonimo ha detto...

Non sono pienamente d' accordo... Personalmente non sono troppo convinto che un attore, così come un direttore della fotografia o un montatore (e aggiungerei pure lo scenografo, ma troppi ce ne sono...) siano completamente dipendenti dalla volontà del regista.... Può essere, per carità, tuttavia non credo che sia la maggior parte dei casi, andando a parlare di cinema a 360°...

p.s. oops mi scuso questa conversazione non è la mia... Tuttavia la sto seguendo con interesse... Fate come se non avessi parlato...


gparker ha detto...

Ne sono dipendenti come un tenente lo è da un colonnello. Deve eseguire i suoi ordini ed ha un potere discrezionale e di proposta nella misura in cui fa quello che gli viene chiesto.
Sono persone assunte per un determinato lavoro, per fare delle cose. Succedeva la medesima cosa a molti registi della hollywood dello studio system, venivano presi dai produttori er eseguire i loro ordini, non erano autori ma esecutori della volontà dei produttori.
Un film come Via Col Vento non è certo merito del regista Victor Fleming, ma del produttore David O. Selznick. Certo Fleming ci ha messo del suo come è inevitabile, ma questo nessuno lo nega.
Però se quello che fanno questi operatori non va bene all'autore lo si butta via. Non hanno l'autorità per imporre le loro idee o la loro visione dell'opera, solo per proporla.


Gokachu ha detto...

chiede un certo tipo di inflessione/intepretazione/mimica e l'attore dev'essere bravo a capire/eseguire.: no, niente affatto, il regista spesso non ha la pallida idea di quali siano le inflessioni vocali e/o i gesti che meglio esprimono il concetto; il regista non sa (in genere) recitare; lascia la cosa all'attore molto volentieri. Ovviamente ci sono le eccezioni; soprattutto se si lavora con attori pessimi val la pena di trasformarli in meri esecutori. Il che, a un certo livello e al cinema (diverso il discorso delle fiction), non è affatto la normalità. Ma un attore che conosce il suo mestiere è normalmente molto libero; a volte può anche fare delle modifiche nei dialoghi (non che per un attore cambiare il dialogo sia il massimod ella libertà; con i dialoghi fissati rigidamente ci si può muovere, in fondo, in modo molto più libero).

Non so da dove tu tragga l'immagine "militare" del lavoro del regista e degli attori; dal mio punto di vista non da luoghi dove il lavoro dell'attore si compie come dovrebbe, o come potrebbe, o come in gran parte del cinema "buono" si compie.


gparker ha detto...

La metafora militare mi è sempre sembrata molto adeguata a rappresentare il grado di autonomia e libertà lasciata da un regista a chi lavora con lui. Poi è chiaro che ci sono casi in cui non vale come nei film della nouvelle vague in cui tutti contribuivano. Ma anche lì, nella forma di produzione cinematografica libera per eccellenza, chi prendeva le decisioni era il regista, anche se ne discuteva con tutti (specialmente con gli attori) alla fine lui prendeva le decisioni.
Sono daccordo che molte volte il regista non sa recitare e si disinteressa anche del lavoro dell'attore, quello che volevo dire era che chiede qualcosa, nel senso che sa come vuole che venga la scena e cerca di farlo capire all'attore, poi ci sarà chi si sa far capire meglio e chi peggio, ma questo conte poco.
La cosa fondamentale è che c'è un uomo che dice "Buona" quando si gira ed è lo stesso che decide quali tagli tenere in sala di montaggio. Uno (parlo del regista autore) in sostanza che ha un'idea chiara di come DEVE venire il film e che rende conto solo a chi mette i soldi.
Percui anche nei casi in cui le proposte degli attori o le loro variazioni si rivelino buone o anche decisive, sempre l'autore sarà stato ad averle giudicate buone e inserite nel film.


Anonimo ha detto...

l'ha preso dai giochi di ruolo live la metafora militare... E un appassionato....


gparker ha detto...

Basta mettere in giro strane voci sul mio conto, cercando di minare la mia rispettabilità.


Anonimo ha detto...

Il minare la rispettabilità del blogger è l' unica arma che abbiamo noi commentatori contro il despotismo e la mancanza di libertà che regna qui dentro...


Gokachu ha detto...

Anche sul tuo ultimo intervento non sono d'accordo. Il regista non è affatto detto che abbia un teatrino mentale in cui il film c'è già tutto, e a tutti gli altri non resti altro che cercare di mettere su pellicola quello che il regista ha in mente nel modo più fedele possibile.
In primis non tutti quei registi lavorano in quel modo, anzi pochissimi; le circostanze, gli intoppi, gli avvenimenti sul set sono fonti di ispirazione potenti; il film non "nasce" nella cameretta del regista ma nel suo farsi. Se vuoi la mia opinione, procedere a testa bassa senza guardare cosa sta succedendo sul set e pretendendo la più asciutta fedeltà alla propria immagine mentale è piuttosto deleterio. In secundis, anche nel caso di registi di quel tipo, nulla esclude che abbiano la capacità di sorprendersi del lavoro dell'attore e di cambiare le cose in corsa.


gparker ha detto...

Daccordissimo, infatti avevo citato il modo di lavorare dei registi della nouvelle vague a questo proposito, cioè un modo in cui il regista decide che il film si costruirà in movimento seguendo le ispirazioni del momento e discutendone con chi ci lavora con lui.
Ma anche in questi casi alla fine è sempre il regista a decidere se quelle modifiche, quelle proposte siano da inserire nel film o no, a lui sta l'ultima parola. Non per niente i registi della nouvelle vague erano anche grandi sostenitori della politica degli autori. Il film non potrebbe avere un impianto fortemente personale se così non fosse. PEr questo ho detto e continuo a sostenere che nel momento in cui puoi parlare con un autore non ha senso farlo con un attore.
Truffaut osannava Dean, Brando, Bogart e Clift ma come simboli di liberazione artistica come attori in grado di incarnare ideali cinematografici più di altri, non certo come autori o chissà che altro. Del resto poi si dedicò ai registi e intervistò Hitchcock.


Gokachu ha detto...

Sul fatto di avere l'ultima parola, ok, è del regista, almeno nella maggior parte dei casi; il salto logico con il fatto che questo releghi tutti gli altri a meri esecutori mi sembra però decisamente azzardato.


gparker ha detto...

Devi sempre tenere presente quello di cui stavo parlando, cioè l'incontro con i coen e il fatto che abbiano fatto domande più che altro a Frances McDormand. Se hai autori e attori di un medesimo film il massimo delle domande che potrai fare all'attore sarà: "Come ti sei trovato a fare questo personaggio?" e lui ti risponderà dicendoti la difficoltà di compiere quell'interpretazione. Da questa domanda in poi tutto il resto potranno essere o domande strettamente personali del tipo "Somigli a quel personaggio?" (roba che io non vorrei mai sentire) o domande la cui risposta sarà una congettura sulle intenzioni dell'autore. MA se l'autore ce l'hai lì!


Gokachu ha detto...

Sei moolto più veloce di me a scrivere. RIspondo all'intervento lì nel frammezzo: mi sembra di capire che per te in un film conti "cosa succede", la serie degli avvenimenti, le battute pronunciate, gli spostamenti degli attori, tutte cose su cui ilr egista ha l'ultima parola (cosa che nonr elega affatto gli altri ad esecutori). Però il film non è questo; il film può essere uno sguardo, e su come e cosa dica questo sguardo il regista non ha molta voce in capitolo. Potrà solo cercare di spiegare all'atttore cosa vuole; l'attore cercherà di accontentare il regista ma darà qualcosa di sicuramente diverso da quel che il regista si immaginava. E che potrebbe superare (e di fatto, in pratica, supera spesso) di gran lunga l'immaginazione dell'"autore". Il quale, trovandosi di fronte a più di quello che immaginava, avrà pure l'ultima parola, ma questa parola quale dovrebbe essere? "No"?

Se tu fossi Abel Ferrara, che cosa avresti detto alla Binoche per farle "eseguire" il monologo in camera?


Gokachu ha detto...

Ancora, il fatto che i gornalisti non abbiano la benché minima idea di cosa si possa chiedere ad un attore (e il fatto che gli attori spesso non siano affatto in grado di spiegare a parole il loro lavoro) non è in questione, ma non li rende meno "autori".


gparker ha detto...

Non mi interessa assolutamente cosa succede in un film, mi interessa come succede. Non ho la minima idea di che dire alla Binoche, del resto io non sono Ferrara e mi aspetto che lui lo sappia dire.
Su quello che dici tu è vero, ma stiamo parlando di casi rarissimi (anche io avevo all'inzio citato le eccezioni come Brando), in cui gli attori riescono ad interpretare lo spirito del film quasi meglio del regista stesso, o riescono a portarlo dove vogliono loro compiendo prestazioni incredibili di fronte alle quali il regista non può che adeguarsi.
Nella maggior parte dei casi non è così assolutamente, nella maggior parte dei casi il regista (magari anche ottusamente) persegue una sua idea di film che difficilmente coinciderà con quella degli attori i quali si fanno in 4 (nè più nè meno del resto della troupe) per accontentarlo. Infatti è frequente che quando un regista si trova bene con un collaboratore ci faccia il maggior numero possibile di film insieme.
Ma ciò non toglie che il film appartiene al regista (se è un regista autore chiaramente!).
Mi devo specializzare a scrivere senza guardare al tastiera....


gparker ha detto...

Non è questione che non sanno cosa chiedergli, è che secondo me c'è proprio poco da chiedere ma agli attori vanno fatte le interviste perchè sono la parte più in vista del prodotto cinematografico, perchè sono i divi e fanno notizia molto più dell'autore. Ma quando mai si è vista un'intervista in televisione ad un direttore della fotografia per l'uscita di un film, quando mai Thelma Schoonmaker è stata intervistata?


Gokachu ha detto...

Invece a me interesserebbe molto sapere che metodo utilizzano gli attori, di che scuola fan parte, come lavorano sul personaggio eccetera.
La risposta su Ferrara che "chiede" lo sguardo alla Binoche è che Ferrara semplicemente dice (se lo fa, cosa che non è affatto detto) quali sono i sentimeni e le emozioni che si incarnano nel personaggio. Ma sentimenti e emozioni sopportano solo catalogazioni grossolane con le parole, per cui poi è la Binoche, di fatto, a "decidere" (a livello conscio o no) cosa mettere in quello sguardo. Al regista resta da decidere se quel che la Binoche produce "funziona". Insomma rispetto a quello sguardo ha solo un rapporto critico: dice si o no; dice, al massimo "mmm, però dovresti essere meno cupa". Roba così. Non ha di fatto molta voce in capitolo sul farsi di quello sguardo; può solo decidere, budget permettendo, di girare di nuovo.


Anonimo ha detto...

Signori commenti + sintetici non vi riesco a stare dietro!!!


gparker ha detto...

Può decidere se quello sguardo va bene per quello che vuole lui. L'obiettivo rimane sempre quello, le grossolane parole servono per iniziare, poi si affina il tutto provando e girando, mal'obiettivo e l'intento di Ferrara.
Cmq lo sguardo della Binoche acquista valore a seconda di cosa Ferrara ha deciso di mettere prima di quello sguardo e cosa dopo. Il momento in cui lo incastra nel film, come lo propone. In sè non può essere giudicato, ma solo nel flusso del film, come cioè Ferrara ha utilizzato quel materiale.


Gokachu ha detto...

Sicuramente, non sto dicendo che gli autori del film sono solo gli attori. La regia è un "personaggio" che a volte non ruba il film agli attori e a volte sì; ma il montaggio sicuramente è sempre determinante.
Insomma, non sono io quello estremista, sei tu :P


gparker ha detto...

Su questo non ci sono dubbi. Sono un vero tenace sostenitore della politica degli autori.


Anonimo ha detto...

ehi non vorrete mica dire che è finita così!!! Ehi io ho appena finito di preparare il pop corn caramellato!!!


Anonimo ha detto...

un film è il risultato complesso di una sinergia tra i vari elementi, è vero che il regista decide quasi tutto, ma non è la punta dell'icberg, spesso sopra ci sono produttori che decidono molte cose (a volte anche un possibile finale come in Blade runner).

La verità è che un'artista non può avere tutto in testa, dovra necessariamente scontrarsi/incontrarsi con gli altri elementi essenziali del progetto film, a volte da questi scontri nascono cose molto belle, o magari no,non è questo il punto, il punto è che il regista è una figura che non può essere abbandonata a se stessa,avrà la necessità anche di fidarsi del bagaglio artistico dell'attore ( ma anche del direttore della fotografia,del tecnico del suono ecc ecc).

Infine ricordo che un grande regista teatrale quale Stanislavskij considerava la sua figura solo "di passaggio" compito del regista era istruire l'attore per comprendere il testo, in modo tale da interpretarlo, in altre parole creava l'appuntamento tra l'uomo e il personaggio, poi basta.

Questa concezione di Regista ci suggerisce che nel teatro cosi come nel cinema occorre mettersi daccordo sull'interpretazione di un progetto, questo vuol dire incontrarsi e quindi necessariamente farsi anche un pò da parte.


gparker ha detto...

Nessuno dice che ci sia un dittatore e dei sudditi, è solo che tutte le mediazioni di questo mondo avranno comunque come terminale il regista (o il produttore a seconda dei casi), ci dev'essere qualcuno che prende le decisioni.
E tornando alla domanda iniziale: Se vuoi parlare dei film dei Coen a chi farai le domande ai Coen che sanno perchè sono state fatte certe cose o a Frances McDormand?


Gokachu ha detto...

A teatro c'è il teatro di regia e il teatro povero; perché mai al cinema ci dovrebbe essere solo il "cinema di regia"?

Prendiamo la sequenza in "Effetto Notte" in cui Jean Paul Leaud spara, getta la pistola e fugge: il regista lo invita a gettare la pistola e a fggire subito, ma Leaud non lo fa: sta lì piantato con la pistola in mano. Il regista insiste, e dopo qualche secondo Leaud "esegue". Il risultato è bellissimo; se l'avesse gettata subito sarebbe stata la solita solfa.
In Effetto Notte si vede in mille modi come gli attori, ma anche i trovarobe, influiscano sull'effetto finale del film.

Poi ci sono i film di Godzilla, o quelli di Peter Jackson (ma anche, a parte Shining, quelli di Kubrick); lì effettivamente l'attore conta meno. Ma in Von Trier, per dire, conta tantissimo. O in Jarmusch. Eccetera.


gparker ha detto...

Non ci siamo capiti. Io non ho mai detto che non conta, io dico che c'è chi conta di più e chi conta di meno, come è naturale che sia nel momento in cui c'è un membro del team creativo che non solo ha ideato il progetto ma lo porta avanti, lo dirige e soprattutto si assume la responsabilità del fallimento o la gioia del trionfo. Quando un film vince la Palma d'Oro sul palco va il regista (magari anche gli attori e quanti altri ma la Palma la ritira il regista) un motivo c'è. Perchè lui è l'autore, lui ha deciso che quel momento di indecisione di Leaud era bello e non brutto, lui ha valorizzato la bravura di quell'attore, lui gli ha dato il giusto risalto. Poi se parliamo di registi poco competenti chiaramente è un altro conto, molte volte tocca agli attori salvare i film, ma è inutile parlare ora di questo perchè eravamo partiti dal fare le domande ai coen invece che a Frances McDormand.


Anonimo ha detto...

un'altro esempio,anzi due, ma dello stesso regista:

Nel film "capefear" la scena prevedeva che de niro seducesse juliette lewis, ma poi l'attore ha deciso di improvvisare e aveva chiesto alla collega e all'amico regista di venirgli dietro, il risultato è quello che è, ovvero che de niro non solo seduce la lewis,ma le rivela anche che è colui che sta perseguitando la sua famiglia, e ciò nonostante la seduce ugualmente, addirittura le mette il pollice in bocca che lei succhia,insomma in merito a questi cambiamenti,pochissimo è contato l'intervento del regista. l'attore aveva capito qualcosa del personaggio (grazie all'immedesimazione)che era sfuggito al regista

sempre de niro e sempre scorsese in "toro scatenato", l'attore aveva deciso ancora una volta di cambiare la sceneggiatura e aveva chiesto a joe pesci e al regista semplicemente di seguirlo, la scena prevedeva che de niro chiedesse al cugino (joe pesci) se la moglie andava a letto con qualcuno, questa scena doveva dimostrare la paranoia del pugile, ma de niro la intensifica notevolmente chiedendo a suo cugino se si fosse anche lui scopato la moglie, cosa che coglie completamente di sorpresa i protagonisti della scena che si ritrovano a fare qualcosa che non fosse previsto.

La conclusione è che affermare che nel cinema esiste una gerarchia dove il regista (e i produttori sopra di lui)sono un pò più importanti degli altri elementi, non è importante,non può essere questo il punto, ciò che conta,secondo me, è che questa gerarchia non esista nel momento della creazione artistica, dove attore e regista lavorano sullo stesso livello.


gparker ha detto...

Le cose che citi sono illustri eccezioni, dove un attore di grande personalità con un regista con cui è in grande feeling apporta modifiche anche importanti alla sceneggiatura, anche io all'inizio di questa discussione avevo subito detto che ci sono eccezioni citando Brando il quale, tanto per dire, è responsabile di gran parte di Ultimo Tango a Parigi.
Ma non si può affermare che sia il modo con cui solitamente si procede.


Gokachu ha detto...

A questo punto non resta che andare di set in set e fare una statistica su quanti set hanno un regista padre-pardone con in mente il film e che si trova a che fare con la noiosa parte "pratica", e quanti invece hanno un regista aperto a cogliere il meglio di quello che accade sul set, che è pronto a approfittare degli "incidenti". Sempre considerando che non sono le modifiche in sceneggiatura il campo di libertà e di creatività dell'attore.

Siccome la stragrande maggioranza dei film prodotti ha problemi con il budget, non ci va largo, sono abbastanza certo che, anche solo per necessità, il secondo tipo prevale sul primo.

Dire che conta solo il regista perché è lui che sceglie cosa va bene e cosa no è come dire che in un giornale conta solo il caporedattore, e che il merito o il demerito del successo del giornale è suo.

Nonostante il caporedattore (o il direttore) siano spesso figure molto militaresche e gerarchicamente ben stabilite, gli articoli li scrivono pur sempre i giornalisti.

Io a Frances McDormand di domande ne avrei avute da fare a bizzeffe.


gparker ha detto...

Allora, ripeterò per l'ultima volta:
Io non ho mai affermato che conti solo il regista o che la maggior parte dei registi non coglie le occasioni del set, anzi questi sono la maggioranza. Ho detto che cogliere ciò che accade e prendere il meglio dei propri collaboratori è caratteristica essenziale di un autore e che proprio questo lo rende tale, in quanto capace di decidere, anche in questo modo, che film sarà il suo film. Il concetto di cui mi faccio fiero portatore è quello di un regista che prende decisioni, accetta consigli/proposte o quant'altro dei suoi collaboratori, le inserisce nel progetto se meritano e alle volte cambia parti del suo film di conseguenza. Tutto questo è parte del processo creativo che ha sempre però come culmine e cardine il regista, il quale mette ordine nelle proposte e nelle singole intenzioni.
Non dimentichiamo che oltre agli attori ci sono altri che contribuiscono al film i quali fanno proposte e influiscono sull'opera al pari degli attori e con i quali il regista deve aver a che fare.
Raramente un montatore ed un attore discuteranno di come far procedere il film o si confronteranno sulle reciproche attività (ho detto raramente non mai), è invece il regista a fare da collettore per tutte queste istanze particolari poichè è quello che (o quantomeno dovrebbe essere nei migliori casi) ha la visione d'insieme dell'opera. Altrimenti non useremmo nemmeno la parola "autore".
Le parole sono importanti.


Anonimo ha detto...

Ti è roduto il culo farti riprendere sull' uso delle parole eh? Cmq anche tu bello mio, se a quanto dici ti abbiamo frainteso tutti, forse è il caso che chiarisci meglio i concetti di cui scrivi....
Personalmente, a mio modestissimo parere e cercando di essere sintetico al massimo, credo che la tua sia una visione ideale, ma non credo che nella realtà sia esattamente così...


gparker ha detto...

Credo invece che la realtà autoriale sia questa nel senso che questo è quello che si intende per realtà autoriale, un regista responsabile della riuscita dell'opera, capace di dargli un'impronta personale sfruttando tutti i singoli contributi. Del resto se non fosse così sarebbe inspiegabile il fatto che i film autoriali sono tutti facilmente riconoscibili, come potrebbe essere che un qualsiasi film dei Coen, di Scorsese, di Tarantino o di Woody Allen sia riconoscibile da un'inquadratura sola o da una linea di dialogo. Se davvero il regista avesse un ruolo paritario o anche solo simile ad attori, montatori, direttori della fotografia ecc. ecc. allora ogni film verrebbe diverso se diversi sono i collaboratori. Invece quello che accade è che, si i film non vengono tutti assolutamente identici, ma c'è un'aria costante o, come è forse più corretto, personale.


Anonimo ha detto...

Nella realtà autoriale di cui parli, può essere vero concordo, tuttavia anche qui secondo me nella realtà dei fatti non è così.... NOn ho fatti per dimostrarlo per carità, diciamo che credo fondamentalmente che al giorno d' oggi sono rimasti in pochi i registi dalla forte personalità di cui parli tu...

p.s. Nota di demerito, sul chiamare questa discussione "massacro", credo che si stia svolgendo molto civilmente...


gparker ha detto...

Certo che è civile, "massacro" è un'esagerazione perchè sono l'unico a sostenere la mia tesi, ma è una palese esagerazione. Un'iperbole direi.

Secondo me cmq è abbastanza diffuso come fenomeno, lo vedo da quanti autori personali ci sono ancora in giro, al volo direi Allen, Tarantino, Scorsese, Burton, Almodovar, De Palma, Kim Ki Duk, Yimou.
Così proprio senza pensarci neanche tanto...


Anonimo ha detto...

Su alcuni non sono troppo d' accordo (De Palma su tutti), tuttavia sugli altri hai assolutamente ragione, ma tuttavia non sono che un infima parte di tutti i registi che oggi lavorano, per questo ti dico che il "fenomeno" non è molto diffuso... Credo tu pensi troppo al cinema d' autore, se consideriamo tutto il cinema secondo me il discorso non vale + molto...


gparker ha detto...

Infatti io ho precisato a più riprese che parlavo di "autori", e nello specifico poi dei Coen.


Anonimo ha detto...

Beh ad un certo punto credo il discorso si sia allargato... Infatti ho deciso di commentare... Rimanendo solo sul cinema d' autore non credo di poter dare un opinione decente...


Anonimo ha detto...

guarda,secondo me è semplice:

sostieni che ogni film porta in sè la "mano" del regista, e questo è verissimo,sopratutto se è molto bravo, inoltre sostieni che il regista è la figura che deve comunque dare il suo accordo per qualsiasi variante, ed è vero anche questo,quindi ne concludi che il regista è l'elemento gerarchicamente e artisticamente più importante ( è un riassunto di quello che hai detto)

Nessuno può contraddire questo, tuttavia appare anche scontato, il punto secondo potrebbe essere un'altro: Il cinema è un'arte organica,pertanto ogni elemento deve essere orchestrato da una mente, tuttavia ogni singolo elemento che la compone comporta un'altro punto di vista sulla storia che il regista non conosce, in altre parole:
un autore ha un'idea dei personaggi,della storia e del modo di raccontarla, MA, i personaggi avranno un punto di vista interno, e quindi diverso, a volte anche in opposizione a quello del regista, ecco perchè potrebbe essere interessante il confronto con un attore anzichè con il regista, per un punto di vista diverso della storia, lo stesso discorso si potrebbe fare per un doppiatore,per la fotografia ecc. ogni elemento è un punto di vista diverso da quello del regista! il confronto ci aiuta a capire meglio l'opera.
SOTTO QUESTO SPECIFICO PUNTO DI VISTA, il ruolo del regista è come quello degli attori, dei fonici,dei co-montatori ecc, sono tutti nello stesso livello, perchè l'arte cinematografica, quando è grande, forse gode di un'anima che deve essere divisa tra gli elementi di tutto il corpo, o forse con nessuno, forse l'arte è qualcosa che non appartiene fino in fondo a nessuno neanche al regista.


Anonimo ha detto...

Condivido abbastanza.... Bello il finale... Ti sfido gp a termininare il tuo prossimo commento come ha fatto Valerio...


Anonimo ha detto...

Possibile che in un blog d’omini pelosi e puzzoni, dopo 50 commenti nessuno abbia ancora fatto una metafora calcistica? Allora, premesso che nessuno è riuscito a stabilire la priorità tra allenatore/calciatore, ci sono poche squadre senza giocatori e molto ben impostate (e che vincono pure gli europei), poche che si affidano solo ai giocatori (la seleçao) e molte a metà, con un paio di persone che fanno il cazzo che gli pare e gli altri che seguono sia l’allenatore che il capitano. Poi ci sono i calciatori/allenatori e gli attori/registi. I tecnici luce e il dir. della fotografia li paragonerei a massagiatore e staff medico.
Essendo un gruppo variegato la buona riuscita dipende da innumerevoli variabile ed è a chi dirige decidere valutare le proprie risorse, ovvero capire i propri punti forti e fare eventualmente un passo indietro per valorizzare la personalità del giocatore (e la buona riuscita del prodotto finale).

Sono d’accordo con Gparker quando dice che è il regista a scegliere quanto nascondersi. Il punto pero’ non è stabilire la gerarchia (che è chiara), ma di chi è il contributo principale in un film. Dipende, appunto, dal film.
Per quel che mi riguarda preferisco le squadre con le personalità, e i film con gli attori che mi piacciono, al punto tale che la presenza di un attore fastidioso (Douglas), in un film che mi convince fatto da un regista che mi piace (the game), mi rovina comunque la visione.

Ultima cosa. Non a caso nella terminologia calcistica il “regista” non è l’allenatore, ma il numero 10, la sintesi tra direzione del mister, ed esecuzione del gruppo.


gparker ha detto...

Io cmq (e ripeto per la decima volta) non ho mai parlato di ogni film, ma solo di quelli fatti dagli "autori".


Anonimo ha detto...

Sicchè Toro Scatenato, Apocalipse Now, etc. non lo sarebbero?

Dammi la definizione di film "fatto dall'autore".


gparker ha detto...

Si certo che lo sono.
Io l'ho precisato perchè Valerio aveva detto io che io avevo parlato di "ogni film".


Anonimo ha detto...

Dammi LO STESSO la definizione di film "fatto dall'autore"!

Scusa ma se mi ci interpelli a fare polemica, devo metterti alle corde. Sono entrato nel secondo tempo, io. Sono fresco.


Anonimo ha detto...

Spettacolare... Sei solo contro tutti gp... Adesso la vedo dura che tu possa difenderti pure da Tony fresco fresco... Confesso che ti stai guadagnando le mie simpatie... Il classico personaggio alle strette....


gparker ha detto...

No no. Non sto alle corde sul concetto di film d'autore. Anzi mi inviti a nozze.
La nozione di film d'autore, anzi di "autore" nel senso moderno e cinematografico del termine, si deve ai critici dei Cahiers du cinema degli anni '50 (Truffaut, Godard, Chabrol, Rivette... Supervisionati da Andrè Bazin), i quali elaborarono la teoria della politica degli autori.
Sostanzialmente e detto in parole povere si tratta di dividere i registi in due categorie autori e non. Avevano anche cominciato ad utilizzato il termine di metteur en scene per differenziare per bene il concetto da quello di regista (in tutti i film di Truffaut infatti lui è accreditato non come regista ma come metteur en scene). L'autore è quello che riesce ad infondere un senso profondamente personale al film, quello cioè (per semplificare) che si riconosce anche da una sola inquadratura o da un solo dialogo. Per gli "autori" sosteneva la politica degli autori, non esiste il film bello o il film brutto, tutti i loro film valgono perchè esprimono la visione personale dell'autore che da sola è valevole la visione.
Truffaut stesso parlava dell'esigenza di dare sempre e comunque in ogni film un'idea di cinema (cioè di come mettere in scena, le tecniche da usare, i fini da perseguire) ed un'idea di mondo (che è la visione personale della realtà). Trallaltro furono loro e Andrè Langlois il direttore della storica Cinemateque (questa non mi ricordo come si scrive) Francaise (neanche questa) i primi a fare le retrospettive, cioè a proiettare in vari giorni tutti i film di un autore, proprio perchè vanno visti tutti i film di un "Autore".

Questa definizione era nata per autori come Nicholas Ray, William Wyler, Welles, Hitchcock, Ingmar Bergman, Jean Renoir ecc. ecc. quelli che la generazione anni '50 dei critici dei cahiers du cinema venerava.

Nella modernità il concetto di autore si popolarizzato, tutti quanti lo usano quindi il suo significato ora è "il film impegnato" o anche solo "il film difficile", mentre a volerlo semplificare senza sbagliare dovrebbe essere "il film personale".


Anonimo ha detto...

Benissimo, ora passiamo agli autori moderni. Chi faresti rientrare in questa categoria?

Ti premetto che mi sembra ovvio che un film esprima l'idea dell'autore di cinema e di mondo (nessuno puo' "mettere in scena" con la testa di un altro), e non capisco la necessità di farne un manifesto.


gparker ha detto...

Assolutamente no. I film di Neri Parenti non esprimono un'idea di cinema (poichè dirigono i film come tanti altri) nè una di mondo poichè il mondo rappresentato non si discosta in nessun modo dalla visione stereotipica), la stessa cosa vale (ahimè) per Spielberg o per Ridley Scott.
Le persone che invece filmano sempre un certo tipo di mondo e lo fanno in un certo tipo di modo, sono Almodovar, Burton, Scorsese, Garrone, Zhang Yimou, Takeshi Kitano, Tarantino, Polanski, Moretti, Allen.
E' il regista che quando vai al cinema sai già che tipo di film vedrai anche se stai per vedere il primo thriller che fa o il primo film comico che realizza, sarà comunque sempre coerente con la sua produzione precedente, perchè attraverso i suoi film lui parla del suo modo di intendere il suo lavoro e la sua vita.


Anonimo ha detto...

Benissimo, sei caduto nella trappola.

Non hai valutato l'ipotesi che forse Neri Parenti (esempio buono come un altro) ha un'idea mediocre del cinema, o un'idea poco originale? Cosi' ha anche un idea poco originale dell'umorismo e della vita (ed infatti al sua produzione è coerente).

Ti ricordi la differenza tra cultura alta/bassa e cultura intesa antropologicamente? Perché sei tu che non riconoscendo "autoriale" una produzione poco inicisiva, replichi il clichè di autoriale=impegnato.

P.S. Nello specifico, mettendo al cosa nei tuoi termini, Tim Burton esprime la propria idea di cinema (e grazie agli attori feticci), ma non di vita, anzi li' si riprende tutta la tradizione romantica e favolistica anglossassone.


gparker ha detto...

No no.
Innanzitutto Neri Parenti non mostra un'idea di cinema per niente, non è che la mostra debole o conformista, non la mostra proprio. Nel momento in cui non si riconosce la mano di chi l'ha fatto a quel punto non c'è una visione di cinema perchè non c'è lo specifico cinematografico di quell'autore che può andare dalle cose prettamente tecniche (De Palma e il piano sequenza) alle scelte (gli attori feticcio) al modo di rendere un film.
I fratelli Vanzina hanno una chiarissima idea di mondo. I loro film tecnicamente poco validi sono dal punto di vista della scrittura portatori di una visione chiara di mondo. In questo, per certi versi, sono immediatamente riconoscibili. Il loro tenente Monnezza è parzialmente girato a Cortina, i loro film Boldi-DeSica parlano sempre di conflitti di classe, i loro film più personali (Il Cielo in una stanza, Sapore di Sale, Le Finte Bionde) ritraggono sempre lo stesso mondo. Ora che poi questi film valgano poco e niente è una altro conto tuttavia i fratelli Vanzina sono, per certi versi, degli autori. Neri Parenti no, perchè potrebbe essere sostituito da chiunque in qualunque momento e nessuno se ne accorgerebbe.


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