Tecnologie africane

La storia della tecnologizzazione del terzo mondo è ufficialmente la cosa più interessante ci sia al momento. I motivi sono molti.
Si parte dal computer da 100 dollari di Nicholas Negroponte e il casino che ha generato, con da una parte detrattori a volontà e dall'altra le aziende che non solo cercano di farselo amico (ufficialmente Gates ci havoluto parlare in occasione del lancio del suddetto computer e Jobs si era offerto di dare gratis il sistema opertaivo MAC OS X ai suoi laptop). Non vanno poi trascurati gli imitatori. Dalle aziende hongkonghesi che promettono di regalare computer alle scuole ed al terzo mondo, ai privati che cercano di costruire computer con meno di 100 dollari. Nella foto c'è un vecchio eMate riadattato, con tanto di manovella, per essere un'alternativa (fatta in casa) al computer di Negroponte.
Non va poi trascurato il fatto che in Africa stiamo esportando tecnologie nostre, affinate in anni di evoluzione, e le diamo in mano a persone con un retroterra culturale completamente diverso, che nel momento in cui le impugnano immaginano utilizzi completamente diversi. L'Africa può essere il terreno per lo sviluppo di alcuni dei servizi più innovativi in assoluto, loro che non dovrebbero nemmeno sapere cosa sia la connessione con i fili, godranno solo del wireless e lo potranno riutilizzare pensando immediatamente in termini di mobilità e non come noi inevitabilmente condizionati da almeno un secolo di cavi.
Oggi leggo di uno dei tanti riutilizzi del cellulare in Africa, dove lo strumento della comunicazione personale per eccellenza per noi, lì è uno strumento collettivo, utilizzato da più persone di un nucleo familiare o anche di un medesimo villaggio. Ciò che viene venduto è alle volte una chiamata, se non l'affitto momentaneo del terminale. Questo risulta fondamentale specialmente nelle zone rurali. Specialmente questi sono modelli di business che non necessitano del supporto dei provider di telefonia, è semplicemente la rivendita di traffico.