E' noto come li intellettuali giapponesi dei primi decenni del novecento tenessero in riguardo la letteratura russa, non meraviglia allora che Kurosawa ritenesse L'Idiota (trasposizione molto personale del romanzo di Dostojevski) uno dei suoi film più cari.
E benchè il risultato sia stato mutilato dai produttori in patria (da 260 a 165 minuti), il film rimane pieno di momenti di altissimo cinema, ma soprattutto rimane un esempio di modernità incredibile.
Negli anni '50 Kurosawa faceva un uso della colonna sonora impensabile all'epoca, musica originale abbinata a musica classica (Notte Sul Monte Calvo di Mussorgski) messa come forte sottofondo empatico a molte scene, una camera mobilissima come solo Hitchcock faceva in quegli anni, e alcune sequenze visionarie e di forte impatto come quella dei pattinatori sul ghiaccio e quella delle visioni (questa veramente incredibile) di Kameda mentra torna a casa.
Il risultato è un film che non appartiene al cinema della sua epoca (forse solo i dialoghi sono l'unica cosa anni '50) ma è anni avanti nel modo di narrare e di mostrare.
Si è detto parecchie volte della cultura dell'immagine che ci differenzia dai giapponesi ma qui, decisamente, c'è di più.
E benchè il risultato sia stato mutilato dai produttori in patria (da 260 a 165 minuti), il film rimane pieno di momenti di altissimo cinema, ma soprattutto rimane un esempio di modernità incredibile.
Negli anni '50 Kurosawa faceva un uso della colonna sonora impensabile all'epoca, musica originale abbinata a musica classica (Notte Sul Monte Calvo di Mussorgski) messa come forte sottofondo empatico a molte scene, una camera mobilissima come solo Hitchcock faceva in quegli anni, e alcune sequenze visionarie e di forte impatto come quella dei pattinatori sul ghiaccio e quella delle visioni (questa veramente incredibile) di Kameda mentra torna a casa.
Il risultato è un film che non appartiene al cinema della sua epoca (forse solo i dialoghi sono l'unica cosa anni '50) ma è anni avanti nel modo di narrare e di mostrare.
Si è detto parecchie volte della cultura dell'immagine che ci differenzia dai giapponesi ma qui, decisamente, c'è di più.
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