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26.4.06

Pirateria e conservazione della cultura

La BBC ha perso almeno 100 puntate di una serie televisiva classica inglese degli anni '60: Doctor Who.
Per rimediare ha formalmente chiesto aiuto agli spettatori chiedendo di spedirgli le copie eventualmente da loro registrate di quella serie per poter rimettere in sesto l'archivio.
Questa stranezza mette la luce secondo Paolo Attivissimo, sul fatto che il diritto di autore mortifica la conservazione della cultura. Le copie registrate infatti sono copie abusive. All'epoca non c'erano i videoregistratori così molte persone rudimentalmente filmavano con telecamere 8mm il televisore, cosa vietatissima dall'ordinamento britannico.
Il rispetto della legislazione sul diritto d'autore avrebbe fatto sì che le uniche copie della serie fossero quelle perse dalla BBC e dunque che la serie tv sarebbe ormai caduta nell'oblio.
Se da una parte il ragionamento è inappuntabile da un'altra si può obiettare che non è il diritto d'autore a bloccare la conservazione della cultura ma l'inefficienza.
Di molti documenti (solitamente burocratici) può e deve esistere una copia unica e questi devono quindi essere adeguatamente conservati dallo stato (o da chi per lui), qualora andassero persi la colpa non la si darebbe al fatto che non possano essere copiati, ma all'inefficienza che non deve esistere in questi casi. Inoltre si può dire che nulla impedisce che un documento soggetto a copyright si conservato da più entità. In questo caso oltre alla BBC una copia degli episodi poteva rimanere alla casa di produzione.
Il punto è che secondo me Paolo Attivissimo questa volta ha esagerato a prendersela con il copyright.

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