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4.7.06

A Scanner Darkly riporta in auge i dibattiti tra Truffaut, Hitchcock, Michael Powell e Lars Von Trier (e chi più ne ha più ne metta)

Qui potete trovare alcune clip e alcuni trailer da A Scanner Darkly, il film di Richard Linklater tratto da una novella di Dick che si segnala più che altro (in attesa di sapere come sarà chiaramente) per l'utilizzo della tecnica rotoscope.
Come si può vedere alle immagini tradizionali viene sovrapposta una grafica vettoriale che trasforma (apparentemente) il film in un film d'animazione. In realtà si tratta di un ibrido perchè i disegni ricalcano la realtà delle scene effettivamente girate in più inpost produzione vengono elaborati gli sfondi e tutti gli elementi che non necessitano di animazione.

Credo si possa dire senza esagerare che, per quanto sia una tecnica diversa, tutto ciò dal punto di vista teorico è in linea con quanto successo con Sin City, cioè il controllo totale della messa in scena di un film tradizionale ottenuto utilizzando computer grafica (che non centra nulla con i film che mischiano umano e cartone come Fuga Dal Mondo Dei Sogni), cosa che si capisce meglio guardando le clip di A Scanner Darkly che ho linkato.

Dato questo presupposto teorico (il controllo totale della messa in scena), mi sembra che questi esperimenti siano sempre meno esperimenti e sempre più modalità fortemente filmiche di fare cinema. Cioè in fondo è la stessa cosa che predicavano Hitchcock e Michael Powell: l'importante è il risultato, non importa che per ottenerlo io debba sospendere l'attore a metri da terra o utilizzare incredibili artifici tecnici, il risultato sarà l'unica cosa che conta. Michael Powell addirittura nel caso di Narciso Nero aveva ricostruito (perfettamente!!!) tutta l'ambientazione himalayana in studio (anche per le scene all'aperto) per poter controllare TUTTO!
Questo non è la stessa cosa? In più c'è anche una ferma volontà non-realistica che secondo me non guasta.

Ad onor delle cose mi sento in dovere di precisare che nel cinema è sempre esistita anche la corrente opposta (altrettanto seguita), quella cioè che voleva il cinema come emanazione della realtà e quindi fim girati sempre in esterni con audio in presa diretta e attori che concordano le battute con il regista e a tratti improvvisano. E' il cinema di Pasolini, De Sica, Truffaut, Moretti e Lars von Trier (quest'ultimo in maniera particolarmente avvelenata e ottusa secondo me) per dirne alcuni.
Non resisto dal citare una frase di Truffaut. Una volta gli chiesero come avesse fatto ad ottenere quella splendida nebbia densa ed avvolgente che si vede in una ripresa di Jules E Jim e lui rispose che se l'è trovata a sorpresa nel luogo in cui giravano, ma non era fortuna, perchè queste cose capitano e ne capitano tante, per questo bisogna uscire, girare e cogliere gli elementi che si presentano.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Visto le clip, non male, ma è come se la tecnica avesse perso del suo impatto. Rispetto a Waking Life è stato fatto un lavoro grafico più contenuto, meno anarchico e di sicuro più commerciale; spero che il rotoscoping non sia stato sacrificato troppo per un maggior realismo.
In Waking Life mi sembra perfetto, perchè esprime al meglio la perdita di controllo dell'immagine (come pensiero-parola..), proprio quando per assurdo il controllo sul profilmico è totale.
Si può discutere se sia ancora un esperimento o già una nuova visione di cinema: dipende semmai dalla riuscita dei film realizzati con questa tecnica, dipenderebbe anche da come il pubblico l'accetta.
Resta cmq certo che è ideale per tradurre come mai prima alcuni libri difficili da concepire per lo schermo solo attraverso le tecniche consuete. Spero se ne continui a fare buon uso.

Se può interessarti, sul mio blog -> http://snipurl.com/stu7 ho riportato un sorta di rassegna stampa delle critiche al film quando venne presentato a Cannes.

ciao,
snaut


gparker ha detto...

Purtroppo infatti queste tecniche sono troppo condizionate da chi le sperimenta. Difficile distinguere dove finisca un cattivo regista e inizi una buona tecnica...


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