Dopo Amores Perros e 21 Grammi il messicano Iñárritu continua con coerenza sulla sua idea personale di un cinema che non racconti storie isolate ma sia capace di dare in ogni opera una visione d'insieme sul genere umano. Persone diverse, esperienze diverse, luoghi diversi collegati da piccoli elementi che fanno tutti riferimento ad un medesimo argomento, tutti esempi di una medesima teoria o di un medesimo problema.
Così anche qui c'è una storia di genitori e figli, rapporti familiari interrotti e discontinui che come dal titolo rimandano alla difficoltà di comunicare non tanto legata alla presenza di molte lingue, ma alla mancanza di volontà umana.
Eppure anche questa volta Iñárritu fa tutto bene ma non mi conquista. Vincitore della palma come miglior regista all'ultimo festival di Cannes, Babel non ha punti deboli scorre forte e impetuoso dall'inizio alla fine chiaro (fin troppo) e ben narrato con stile e personalità. Eppure continuo ad avere l'impressione che ci sia poco cinema nei film di Iñárritu, mi sembrano più delle elaborazioni teoriche non supportate da un'adeguata ricerca di immagini.
E' chiaro che si sta cercando il pelo nell'uovo Babel è un buon film oltre ogni dubbio, ma mi stranisce come vada vicino ad essere ottimo pur essendone chiaramente lontano. Ottimi attori (molti non professionisti messi sullo stesso piano delle star Brad Pitt e Gael Garcia Bernal), una colonna sonora ricercata al pari delle location, dialoghi scritti molto bene e regia accorta e molte scene colme di pathos eppure dietro all'emozione subitanea non c'è vero sentimento. Nonostante tutto sento che Babel lo dimenticherò presto, magari non domani (come accadde per 21 Grammi), ma presto.
Così anche qui c'è una storia di genitori e figli, rapporti familiari interrotti e discontinui che come dal titolo rimandano alla difficoltà di comunicare non tanto legata alla presenza di molte lingue, ma alla mancanza di volontà umana.
Eppure anche questa volta Iñárritu fa tutto bene ma non mi conquista. Vincitore della palma come miglior regista all'ultimo festival di Cannes, Babel non ha punti deboli scorre forte e impetuoso dall'inizio alla fine chiaro (fin troppo) e ben narrato con stile e personalità. Eppure continuo ad avere l'impressione che ci sia poco cinema nei film di Iñárritu, mi sembrano più delle elaborazioni teoriche non supportate da un'adeguata ricerca di immagini.
E' chiaro che si sta cercando il pelo nell'uovo Babel è un buon film oltre ogni dubbio, ma mi stranisce come vada vicino ad essere ottimo pur essendone chiaramente lontano. Ottimi attori (molti non professionisti messi sullo stesso piano delle star Brad Pitt e Gael Garcia Bernal), una colonna sonora ricercata al pari delle location, dialoghi scritti molto bene e regia accorta e molte scene colme di pathos eppure dietro all'emozione subitanea non c'è vero sentimento. Nonostante tutto sento che Babel lo dimenticherò presto, magari non domani (come accadde per 21 Grammi), ma presto.
2 commenti:
Inarritu è indigeribilmente pretestuoso e pretenzioso. Sarebbe un'incredibile autore di corti, se poi non dovesse a tutti i costi legarli uno con l'altro. Ma Babel non l'ho ancora visto. -- Complimenti per le recensioni.
innanzitutto grazie, poi secondo me Inarritu non è male, certo neanche io vado matto per la sua idea di cinema, ma almeno gli riconosco abilità e volontà di fare qualcosa di personale.
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