L'idea di cinema di Walter Hill è quella di un racconto narrato senza enfasi sulla forma della narrare e sui mezzi di messa in scena ma con ritmo e asciuttezza, l'idea di mondo è quello di un aggregato di microuniversi non comunicanti fra loro.
Che siano le bande notturne di New York o i detenuti delle prigioni, poco importa, ciò che accade in questi microuniversi per sconvolgente o non influente che sia non interessa agli altri.
Questa volta a pochi anni da I Guerrieri Della Notte si torna a parlare di bande e notte nella metropoli (ma adesso è Chicago). A fare da ponte con il grande successo di Hill non è solo la tematica ma anche il direttore della fotografia Andrew Laszlo che porta alle estreme conseguenze le scelte estetiche de I Guerrieri, una città notturna deserta e silenziosa ma illuminata a tinte fortissime (questa volta sono i neon anni '80) e permeata da un'aria retrò. Un presente anni '50 si direbbe, una scelta estetica che rispecchia quella di girare un noir avventuroso, musica di sassofono, alcol, bar e personaggi perduti. Eppure quella del noir è solo una traccia estetica e di linguaggio perchè il vero genere di Strade Di Fuoco (e questo dimostra anche quanto i due generi in fondo si somiglino) è il western.
In Strade di Fuoco confluisce tutta l'evoluzione del genere, da Ombre Rosse a L'Uomo Che Uccise Liberty Valance.
Ancora una volta c'è un'odissea metropolitana di un gruppo ma in questo caso non è una banda bensì un insieme eterogeneo non dissimile a quello della carrozza di Ombre Rosse, gli strati integrati della società assieme ai reietti e ognuno sta con i propri simili. Eppure nonostante l'eroe esca vincitore anche dal rituale duello finale con il cattivo (non con le pistole ma a martellate in faccia) e soprattutto nonostante il cattivo sia il grandissimo Willem Dafoe, non ci sarà gloria, non avrà l'amore della sua donna nè una ricompensa solo ulteriore solitudine.
Incredibile come a fronte di tanto sforzo, tanti dotti riferimenti e interessanti parabole il film valga veramente poco. Banale, noioso e lento, si fa fatica a pensare che sia stato ideato e diretto dalla medesima persona. Non c'è commozione, non c'è emozione e i personaggi non vanno più in là del repertorio di frasi da duri che pronunciano. Come nel caso di I Guerrieri Della Notte preferisco pensare di essere stato di fronte ad un film che non ha retto la prova del tempo piuttosto che essere stato di fronte ad una vaccata.
Che siano le bande notturne di New York o i detenuti delle prigioni, poco importa, ciò che accade in questi microuniversi per sconvolgente o non influente che sia non interessa agli altri.
Questa volta a pochi anni da I Guerrieri Della Notte si torna a parlare di bande e notte nella metropoli (ma adesso è Chicago). A fare da ponte con il grande successo di Hill non è solo la tematica ma anche il direttore della fotografia Andrew Laszlo che porta alle estreme conseguenze le scelte estetiche de I Guerrieri, una città notturna deserta e silenziosa ma illuminata a tinte fortissime (questa volta sono i neon anni '80) e permeata da un'aria retrò. Un presente anni '50 si direbbe, una scelta estetica che rispecchia quella di girare un noir avventuroso, musica di sassofono, alcol, bar e personaggi perduti. Eppure quella del noir è solo una traccia estetica e di linguaggio perchè il vero genere di Strade Di Fuoco (e questo dimostra anche quanto i due generi in fondo si somiglino) è il western.
In Strade di Fuoco confluisce tutta l'evoluzione del genere, da Ombre Rosse a L'Uomo Che Uccise Liberty Valance.
Ancora una volta c'è un'odissea metropolitana di un gruppo ma in questo caso non è una banda bensì un insieme eterogeneo non dissimile a quello della carrozza di Ombre Rosse, gli strati integrati della società assieme ai reietti e ognuno sta con i propri simili. Eppure nonostante l'eroe esca vincitore anche dal rituale duello finale con il cattivo (non con le pistole ma a martellate in faccia) e soprattutto nonostante il cattivo sia il grandissimo Willem Dafoe, non ci sarà gloria, non avrà l'amore della sua donna nè una ricompensa solo ulteriore solitudine.
Incredibile come a fronte di tanto sforzo, tanti dotti riferimenti e interessanti parabole il film valga veramente poco. Banale, noioso e lento, si fa fatica a pensare che sia stato ideato e diretto dalla medesima persona. Non c'è commozione, non c'è emozione e i personaggi non vanno più in là del repertorio di frasi da duri che pronunciano. Come nel caso di I Guerrieri Della Notte preferisco pensare di essere stato di fronte ad un film che non ha retto la prova del tempo piuttosto che essere stato di fronte ad una vaccata.
3 commenti:
ero sicuro che lo avresti visto... Io lo avevo già visto tempo fa e mi aveva fatto la stessa impressione... Sto giro lo volevo rivedere, ma io non so come mai, da quando ho sky non sono riuscito a vederci un solo singolo film. Comincio e poi mi annoio...
No io invece faccio le 3 del mattino perchè come finisce uno giro e ne trovo un altro iniziato da 5 minuti che mi prende....
hai ragione...e non ce l'hai...;-))
si vede che nel 1984 non c'eri...
era un B+ movie, e ha regalato sensazioni diverse a chi non aveva le sollecitazioni musicali e vivive che oggi vi e ci sembrano normali.
In questo è stato grande anche se ben lontano dai Warriors, che ci aprì il cuore...i tempi erano quelli...mad max, blade runner, un mondo nuovo, che ci ha incantato e che fu incantevole.
Oggi la realtà supera le fantasie di allora, ma non diverte così...
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