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15.11.06

Le credenziali per parlare

Sempre più spesso sono portato a pensare che i registi non abbiano credenziali sufficienti per parlare di cinema. Ci sono sicuramente molte eccezioni ma i vari Truffaut, Scorsese ecc. ecc. sono una minuscola percentuale di autori che hanno dimostrato di sapere anche parlare di cinema oltre che farlo (non parliamo poi di attori.... Lì non mi è mai capitato di sentire qualcuno la cui opinione cinematografica valesse l'ascolto).
Ultimo caso quello di Josh Appignanesi filmmaker indipendente che in virtù di questo suo status scrive sul Guardian nella sezione di cinema. Nello specifco oggi commenta la storia di Robert Redford e del suo Sundance festival che sponsorizza i film sui cellulari.
Le conclusioni di Appignanesi sono di un'arretratezza culturale e un conservatorismo assolutamente immotivati per qualcuno che lavora nell'industria nell'era moderna. Eppure, come sicuramente farebbero molti suoi colleghi anche più di successo, non esita a affermare cose come:
[...]when Redford says it will "help artists develop and grow", why do I find
myself thinking, "Yes, just like the tumours to which mobile devices may or may
not contribute"? Perhaps my cynicism is brought on by hearing indie doyen
Redford so fluently speak the language of corporatism we're all having to become expert in. Or perhaps it's just the queasiness I feel when the word "artist" is used in the same sentence as "customer". Is it naive to hope that self-proclaimed bastions
of independence ought not to take quite such overt delight in helping telecoms
multinationals access these "customers".
Appignanesi non si vergogna di non capire come la forma filmica abbia molte possibili declinazioni che non si limitano al "big size cinema" cui fa riferimento in un altro punto. Le possibilità di crescita per un artista sono sicuramente più in un cinema nuovo che sia necessariamente e profondamente diverso perchè fruito su un mezzo diverso. Poi magari (e lo credo) il cinema sui cellulari non funzionerà mai, ma tentare di fare qualcosa che sia al tempo stesso profondamente nuovo e profondamente cinematografico è senz'altro una possibilità di crescita.
E poi ancora con questa retorica dell'arte contrapposta al consumo. Gli spettatori sono consumatori da sempre, da sempre pagano un biglietto, da sempre chi produce i film pensa al guadagno, da sempre i veri registi sono quelli che riescono a fare film in grado di incassare il necessario permandare il bilancio in positivo e realizzare contemporaneamente opere di alto valore. Lo spettatore è sempre sempre sempre consumatore.

10 commenti:

Gokachu ha detto...

I like Hawaii as well.

Attori la cui opinione sul cinema merita di essere ascoltata... mmm... che ne diciamo di Pacino che parla del Riccardo III? Vabbè, non parla di cinema ma di teatro. Mmm. Sicuramente molti attori han molto da dire sul teatro, e anche sulla recitazione, che è parte del cinema, ma non so se vale.

Ci sono delle persone che hanno lavorato principalmente come attori, che hanno da dire sul cinema, ma sono anche registi, immagino non contino. Peccato.

Mmm.

Tom Hanks si è messo a produrre, con alterne vicende per la verità, quindi qualcosa da dire sul cinema probabilmente ce l'ha, chissà, e probabilmente ce l'aveva anche prima di cominciare a produrre. Ma ormai produce, chissà se vale. Sempre che abbia detto qualcosa di cinema, cosa che non ho verificato.


Gokachu ha detto...

Trovato nel regno dei morti: secondo me se il fantasma di Stan Laurel aprisse bocca e parlasse di cinema, ci sarebbe solo da stare zitti ad ascoltare.


gparker ha detto...

Ok mettiamola così che è più semplice: attori che hanno detto qualcosa di memorabile.
Nella storia del cinema ce ne devono essere stati!
Chiaramente attori/registi non valgono, ma attori/produttori sì, dunque se Hanks avesse detto o fatto qualcosa di serio per la storia del cinema ci potrei stare.


Anonimo ha detto...

Je n’aime pas trop discuter sur les films que je vois. Quand j’en aime un et que j’en parle, j’ai l’impression que ma relation avec lui perd de l’intensité. Je ne suis pas proche de la cinéphilie, c’est le moins qu’on puisse dire!
Louis Garrel (non Philippe)
letto oggi in un'intervista. casualità.


Mariolone ha detto...

io sulla questione vorrei sentire il commento di jimmi il fenomeno...chissà quante ne ha viste quell'omino


gparker ha detto...

Se non altro ammette di non essere un cinephile. Già è qualcosa.


Jimmy il fenomeno si che ne ha fatte de esperienze....


Anonimo ha detto...

La verità è che tutti hanno il diritto di dire la loro opinione. Ordunque i personaggi che hanno anche una visibilità maggiore, avranno un attenzione maggiore dedicata a quello che dicono. Questo vale per chiunque ed in qualsiasi settore. Ad esempio, il massimo è stato Flavia Vento parlare della "bellezza espressiva di Pulp Fiction" o di Elio Corno (grande amico di Biscardi) dire a proposito di Roma Milan dell' altro giorno "Voi milanisti vi siete fatti fare due goal da un buzzurro zoppo".
Tutto questo semplicemente per dire, che (al di là del fatto che prenderei volentieri Elio Corno a sassate), oggi quando si leggono "opinioni" non bisogna giudicare solo quello che c' è scritto ma anche chi lo scrive. E John Appignanesi non è francamente nessuno indipendentemente dal fatto che lavora nel cinema.


gparker ha detto...

Però solitamente si tende a pensare che chi lavori in un settore per il fatto di essere immerso in quella realtà abbia le credenziali per parlarne con più cognizione di causa di un esterno.
Ma sempre più spesso noto che i lavoratori del settore cinema ne sanno meno di tutti...


Anonimo ha detto...

La verità è, anche se ammetto che è un opinione terribilmente arrogante, che quello che dici non dipende dall' ambiente che ti circonda ma da come usi il cervello...
Ci credo talmente che forse è il motivo che mi porta a condannare all' idiozia il 75 % della gente che conosco...
Poi ci sono i chiacchieroni i "tutto fumo e niente arrosto", ma quello è un altro discorso...


gparker ha detto...

Sono daccordo, per questo odio il luogo comune di chi si arroga il diritto di parlare perchè è del settore.


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