Se c'è una cosa che mi appassiona sono le gare natalizie degli incassi cinematografici, perchè benchè siano storie che non centrano nulla con l'arte, sono davvero storie di cinema, sono questioni prettamente cinematografiche dalle quali dipendono le sorti produttive dell'anno seguente.
Dunque seguo sempre con passione i litigi e gli screzi, i divorzi e i matrimoni e i conseguenti incassi.
Non ho nulla contro i cinepanettoni, li trovo davvero ragionevoli, un tipo di cinema che non amo e non guardo se non per curiosità, ma ritengo assolutamente degno di stima perchè onesto. Come spesso ripetono i vari protagonisti e produttori questi film non sono mai una delusione per il loro pubblico, mantengono sempre quello che promettono. Certo le promesse sono basse, ma non per questo meno difficili da mantenere, si tratta di intrattenere un pubblico che al cinema non va mai e che dà fiducia solo al film di Natale, ma che, se viene soddisfatto, torna a rivedere il medesimo film anche 2-3 volte. Si tratta di realizzare qualcosa che non sia ritenuto "decente" dal proprio target di riferimento ma "divertentissimo", e non è semplice. Si tratta di mandare in porto una vera e propria operazione economica, si tratta di fatturare più dell'anno precedente. Sempre e comunque.
Quello che odio è quando questi film vengono presentati come chissà cosa, quando non c'è ragionevolezza.
Alla conferenza stampa di Olè, si è abusato del termine "commedia all'italiana" e si è posizionato il film agli antipodi rispetto al concorrente Natale A New York. Boldi, con giacca e maglione a collo alto, ha parlato per buoni dieci minuti di fila unicamente delle scelte artistiche e di sceneggiatura fatte per questo film. Si sono citati mostri sacri e si è inserito il film in un filone di altri film simili parlandone come fosse un movimento artistico. Ecco, questo è insopportabile. Ma se i Vanzina e i produttori lo fanno con cinismo e opportunismo, Boldi, a sorpresa, lo fa con ingenuo romanticismo. La meraviglia maggiore è infatti scattata quando alla fine Boldi ha preso la parola e ha detto: "Siete venuti qui e ci avete fatto tante domande diverse ma una cosa non ce l'avete detta, che vi è piaciuto il film. Perchè? Non vi è piaciuto?". A questo è seguito un certo imbarazzo non solo dei giornalisti ma anche di chi come Salemme si rende conto.
La verità è che uno come Boldi incredibilmente è convinto di fare un buon cinema. Finalmente, ha dichiarato, si sente libero di dare sfogo alla sua verve comica senza essere costretto alla volgarità. Per definire le gag è stato anche fatto un paragone con Disney (giuro!), roba da alzarsi e dire: "Eh si! Infatti la gag con il viagra già l'avevo vista in Dumbo!". Mentre questi film sono un chiaro veicolo commerciale e non c'è nulla di male, qualcuno lo deve fare, ma rendiamocene conto.
Al pari delle riviste che escono con i quotidiani questi sono film che servono a raccimolare soldi con la pubblicità (oltre che con i biglietti), e per farlo devono far ridere quante più persone è possibile.
Ma allora non è più ragionevole farlo senza nessuna velleità artistica, usando il minimo della tecnica per avere il massimo della facilità? Non è meglio azzerare la scrittura per favorire la funzionalità pubblicitaria? Non è meglio insomma cercare unicamente l'interesse economico?
Tanto più che ora il porduct placement consente di fare tutto alla luce del giorno. Non è infatti un segreto che ognuno di questi film sia abbinato ad un operatore telefonico e abbia per protagonista lo stesso testimonial. In Anplagghed in più d'un momento si vede bene il simbolo Wind, in Olè ci sono varie videofonate con in mostra il marchio Vodafone e ad un certo punto Boldi strappa la presa dal telefono e dice: "Tanto ora si usa il cellulare. Life is Now!". E non faccio fatica ad immaginare che lo stesso accada con la Tim in Natale a New York dove ci sono sia la Canalis che De Sica e dove già nella pubblicità si sente la canzone usata nello spot.
Dunque seguo sempre con passione i litigi e gli screzi, i divorzi e i matrimoni e i conseguenti incassi.
Quello che odio è quando questi film vengono presentati come chissà cosa, quando non c'è ragionevolezza.
Alla conferenza stampa di Olè, si è abusato del termine "commedia all'italiana" e si è posizionato il film agli antipodi rispetto al concorrente Natale A New York. Boldi, con giacca e maglione a collo alto, ha parlato per buoni dieci minuti di fila unicamente delle scelte artistiche e di sceneggiatura fatte per questo film. Si sono citati mostri sacri e si è inserito il film in un filone di altri film simili parlandone come fosse un movimento artistico. Ecco, questo è insopportabile. Ma se i Vanzina e i produttori lo fanno con cinismo e opportunismo, Boldi, a sorpresa, lo fa con ingenuo romanticismo. La meraviglia maggiore è infatti scattata quando alla fine Boldi ha preso la parola e ha detto: "Siete venuti qui e ci avete fatto tante domande diverse ma una cosa non ce l'avete detta, che vi è piaciuto il film. Perchè? Non vi è piaciuto?". A questo è seguito un certo imbarazzo non solo dei giornalisti ma anche di chi come Salemme si rende conto.
La verità è che uno come Boldi incredibilmente è convinto di fare un buon cinema. Finalmente, ha dichiarato, si sente libero di dare sfogo alla sua verve comica senza essere costretto alla volgarità. Per definire le gag è stato anche fatto un paragone con Disney (giuro!), roba da alzarsi e dire: "Eh si! Infatti la gag con il viagra già l'avevo vista in Dumbo!". Mentre questi film sono un chiaro veicolo commerciale e non c'è nulla di male, qualcuno lo deve fare, ma rendiamocene conto.
Al pari delle riviste che escono con i quotidiani questi sono film che servono a raccimolare soldi con la pubblicità (oltre che con i biglietti), e per farlo devono far ridere quante più persone è possibile.
Ma allora non è più ragionevole farlo senza nessuna velleità artistica, usando il minimo della tecnica per avere il massimo della facilità? Non è meglio azzerare la scrittura per favorire la funzionalità pubblicitaria? Non è meglio insomma cercare unicamente l'interesse economico?
Tanto più che ora il porduct placement consente di fare tutto alla luce del giorno. Non è infatti un segreto che ognuno di questi film sia abbinato ad un operatore telefonico e abbia per protagonista lo stesso testimonial. In Anplagghed in più d'un momento si vede bene il simbolo Wind, in Olè ci sono varie videofonate con in mostra il marchio Vodafone e ad un certo punto Boldi strappa la presa dal telefono e dice: "Tanto ora si usa il cellulare. Life is Now!". E non faccio fatica ad immaginare che lo stesso accada con la Tim in Natale a New York dove ci sono sia la Canalis che De Sica e dove già nella pubblicità si sente la canzone usata nello spot.
10 commenti:
vodafone mi sa che si è accaparrata anche muccino e verdone....la e è un pò indietro....
si aveva fatto product placement anche in Il Mio Miglior Nemico, anche perchè Gabriele Muccino è il regista degli spot Life Is Now e in quelli estivi c'era pure Silvio...
non lo nominare! NON LO NOMINARE!
volevo dire la 3
"Certo le promesse sono basse, ma non per questo difficili da mantenere". Ed infatti non lo sembrano nemmeno.
questa non l'ho capita
Non ti sei scordato un " meno"? "ma non per questo MENO difficili da mantenere". Mi sembrava evidente dal contesto. Ti ricordo che ogni messaggio con "Tony correttore" puoi cancellarlo poi.
si ora lo noto. Queste distrazioni un giorno mi fotteranno. Se non lo hanno già fatto.
Che dramma... Io conosco UN blog dove scrivere male è motivo di orgoglio, eppure nessuno dice niente....
http://it.news.yahoo.com/16122006/201/incassi-debutto-in-sala-de-sica-batte-boldi-bonolis.html
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