Giglio Infranto è ad occhio e croce il 500esimo titolo della filmografia di David W. Griffith, l'uomo che inventò il cinema.
500esimo perchè per gran parte degli anni in cui ha lavorato nel cinema Griffith ha realizzato corti, come si usava nei primi anni del novecento, ne realizzava circa un centinaio l'anno variando di tipologia in tipologia fino al monumentale Nascita Di Una Nazione, inizio convenzionale della storia del linguaggio cinematografico.
Giglio Infranto come si diceva viene pochi anni dopo Nascita Di Una Nazione e soprattutto dopo le feroci accuse che seguirono questo film, accuse di razzismo più che altro, che Griffith tentò più che potè di respingere girando subito dopo Intolerance e poi film che avessero alla base una condanna del razzismo. Giglio Infranto non fa eccezione e racconta di un cinese e una londinese che nei sobborghi di Londra si trovano e cercano di porre sollievo alle rispettive sofferenze (mancata integrazione per l'uno e una difficile situazione a casa per l'altra) ma la società gli impedirà di trovare gioia.
Un melodramma classico di impianto favolistico come vuole la tradizione americana che si nutre di grande verbosità nei cartelli, particolare che personalmente non amo. E' per questo che prediligo il cinema muto europeo rispetto a quello americano perchè nei cartelli non cerca la spiegazione o la descrizionema si limita ai particolari fondamentali, lasciando alle immagini l'arduo compito di parlare. E questa matrice non è mai scomparsa, tutt'oggi trovo continui ad essere una delle differenze dei due stili di produzione.
Certo è indubbia la grandissima abilità narratoria di Griffith (non meraviglia che un grande come Raoul Walsh sia stato suo allievo) che con pochi espedienti di linguaggio filmico (alcuni portati a perfezione da lui stesso) come il montaggio in parallelo, i flashback, i primi piani e i mascherini riesce a rendere una poesia e un ambiente. In particolar modo colpiscono le studiatissime inquadrature, i set e gli scenari di grande impatto, le colorazioni del negativo e lo stile recitativo che, al contrario di quanto si faceva in Europa, tende sempre più alla sobrietà.
500esimo perchè per gran parte degli anni in cui ha lavorato nel cinema Griffith ha realizzato corti, come si usava nei primi anni del novecento, ne realizzava circa un centinaio l'anno variando di tipologia in tipologia fino al monumentale Nascita Di Una Nazione, inizio convenzionale della storia del linguaggio cinematografico.
Giglio Infranto come si diceva viene pochi anni dopo Nascita Di Una Nazione e soprattutto dopo le feroci accuse che seguirono questo film, accuse di razzismo più che altro, che Griffith tentò più che potè di respingere girando subito dopo Intolerance e poi film che avessero alla base una condanna del razzismo. Giglio Infranto non fa eccezione e racconta di un cinese e una londinese che nei sobborghi di Londra si trovano e cercano di porre sollievo alle rispettive sofferenze (mancata integrazione per l'uno e una difficile situazione a casa per l'altra) ma la società gli impedirà di trovare gioia.
Un melodramma classico di impianto favolistico come vuole la tradizione americana che si nutre di grande verbosità nei cartelli, particolare che personalmente non amo. E' per questo che prediligo il cinema muto europeo rispetto a quello americano perchè nei cartelli non cerca la spiegazione o la descrizionema si limita ai particolari fondamentali, lasciando alle immagini l'arduo compito di parlare. E questa matrice non è mai scomparsa, tutt'oggi trovo continui ad essere una delle differenze dei due stili di produzione.
Certo è indubbia la grandissima abilità narratoria di Griffith (non meraviglia che un grande come Raoul Walsh sia stato suo allievo) che con pochi espedienti di linguaggio filmico (alcuni portati a perfezione da lui stesso) come il montaggio in parallelo, i flashback, i primi piani e i mascherini riesce a rendere una poesia e un ambiente. In particolar modo colpiscono le studiatissime inquadrature, i set e gli scenari di grande impatto, le colorazioni del negativo e lo stile recitativo che, al contrario di quanto si faceva in Europa, tende sempre più alla sobrietà.
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