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12.12.06

Verso una valutazione della qualità e non della quantità

Su NEXT SCREEN Davide fa un'interessante riflessione partendo dall'evoluzione dei sistemi pubblicitari in rete per finire su come questi possano funzionare nel caso della promozione cinematografica. Il pageview è morto? Sta morendo? E come verrà rimpiazzato? Il pay per click come si applica alle pubblicità di film che solitamente non richiedono un click (vedi la visione di un trailer)?

La risposta non è semplice ma per quanto mi riguarda un'idea me la sono fatta. Io credo che l'utilizzo innovativo di una tecnologia parta sempre da una nicchia di utilizzatori, non da chi la tecnologia la produce, e mi sembra che al momento la vera novità nell'attribuzione di valore ad un sito internet sia dato dal valutare le relazioni che è in grado di stabilire e il clamore che è in grado di suscitare.
Non penso che le pageviews moriranno mai (quasi nulla muore) ma la loro importanza nella valutazione del valore commerciale di un risorsa in rete è in evidente calo. Accanto a questo si va stabilendo il sistema valore goggliano che la nicchia dei blogger ha perfezionato con l'uso, quello cioè che si basa su in quanti citano, cercano e parlano di un determinato sito e a loro volta che valore hanno questi "amplificatori di contenuti".
Si tratta di un sistema che valuta non solo la quantità degli accessi (pageview) ma anche la qualità (in un sistema che si può definire simile al pagerank). Un investitore pubblicitario in questo modo ha il polso dei leader d'opinione che appoggiano quel determinato sito, e ad ogni leader d'opinione può corrispondere una vasta schiera di lettori.

Dal punto di vista della promozione cinematografica poi mi sembra che sia un settore molto attivo, che le novità fioriscano, la più evidente delle quali è quella che cita DAvide: i trailer embedded nella pagina, solitamente lasciati scorrere muti. Certo il fatto che questo tipo di advertising non preveda il click che fa scattare il pagamento non è un'osservazione sbagliata anche se credo (non lo so per certo ma mi sembra probabile) che ci sia comunque una forma di retribuzione, nel senso che di solito l'utente deve alzare il volume (e quello è comunque una forma di interazione che può essere registrata come prova dell'effettiva fruizione). Ma non credo comunque sia questa la cosa importante, alla fine penso (come mi sembra faccia anche Davide) che il sistema pay per click non andrà lontano, specialmente se si considera che sempre di più ci avviciniamo al web semantico, che sempre di più i contenuti sono specifici, tematici, di nicchia e le pubblicità si adeguano. Il che significa che sempre meno ho bisogno della "prova di avvenuta fruizione".
Perchè se in un sito di cinema, metto delle pubblicità di trailer o (come si fa su riviste come The Hollywood Reporter) la promozione della corsa all'oscar dei film, già so che chiunque navighi in quelle pagine è interessato all'argomento e con molta probabilità uno sguardo glielo dà.
Poi su quanto vada in profondità questo sguardo rimane il mistero, ma del resto questo mistero c'è sempre stato e forse sempre ci sarà. La credenza popolare che internet sarebbe stato in grado di stabilire con precisione quando una pubblicità coglie nel segno è un'altra delle mille leggende sulle possibilità della rete.
Le cose con tutta probabilità rimarrano come al tempo in cui Henry Ford dichiarava (vado a memoria): "So che il 50% della pubblicità che faccio è inutile, ma non so di quale metà si tratti".

1 commento:

Mariolone ha detto...

be allora che aspetti a mettere qualche banner pure tu? quelli con le donnine nude vanno benissimo


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