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7.1.07

Ogni cosa crea dipendenza per chi ne ha bisogno

Si sono curiosamente sovrapposte alcune discussioni tra ieri e l'altro ieri sulla dipendenza dalla rete e quindi dalle relazioni sociale (simulate, mediate o reali che siano), forse a partire da un pezzo comparso su Nova24 della settimana scorsa.
Il risultato sono alcuni contributi interessanti.
Uno di Vittorio Zambardino in polemica (che strano!) con Granieri sul concetto di internet, di cittadinanza digitale e di economia della rete a partire dall'esigenza di un'interazione con internet.
Uno di Davide Bennato sulla dipendenza dal web 2.0 che elenca le "sindromi" più diffuse e argomenta in maniera sociologicamente scientifica le motivazioni percui è errato parlare di una dipendenza da internet. Sostanzialmente il cuore della questione è che essendo internet un mezzo la dipendenza non la si ha da quello ma da ciò che il mezzo consente. Nella maggior parte delle volte quindi dalle relazioni sociali.
Infine un racconto in prima persona che non condivido. Si tratta di un giocatore pentito che spiega come la struttura di World of warcraft sia incentrata sulla dipendenza (per andare avanti non bisogna essere abili ma giocare più tempo possibile), cosa che già era nota, e poi si lamenta di come abbia capito dopo un anno di aver buttato il suo tempo in una forma d'evasione dalla realtà insoddisfacente. Una visione con la quale non posso concordare, molti giochi si fondano sul tempo giocato (Sim City, The Sims) e, anche se non tutti danno la sensazione (illusoria) di avere una vita sociale fertile come Wow, il concetto fondamentale rimane che la videoludica non è necessariamente tempo sprecato ma un'ulteriore (anche se mediata) agenzia di socializzazione. Se chi ha scritto ha sprecato il suo tempo giocando è un conto, ma non è detto che debba essere il caso di tutti.

3 commenti:

Mariolone ha detto...

Ho letto l'articolo anche io,e da ex veterano di wow non posso che dissentire sulla finalità dell'articolo stesso:
Se vogliamo prendere il gioco in se stesso non gli si può dare certo tutti i torti,si passano ore "farmando" soldi od oggetti con un drop rate allucinante solo per fare i fighi nel raid di gilda che può durare anche diverse ore(dipende dall'istance),l'aspetto che secondo me lui non tocca e che rimane quello fondamentale è quello della socialità.
In qualunque mmorg tu giochi con altre persone,vivi con loro un esperienza,chiacchierie e ti diverti,quando io col mio paladino andavo a caccia di zombi elite nelle plagueland mi accompagnavo sempre con un fedele amico...e nel frattempo si chiacchierava,si cazzeggiava nella chat di gilda ecc ecc.....come se nella vita reale tu andassi in giro o a giocare a calcetto con gli amici...non è solo quello che fai,ma con chi lo fai e come.
Io wow l'ho sempre visto così,poi mi sono rotto e sono tornato a cercare di dominare il mondo


gparker ha detto...

Sono daccordo. Quello che sei dà la forma a quello che fai in ogni campo. E se il tuo giocare a Wow è malato, è perchè tu sei malato e servirà a poco semttere con Wow, perchè non è lì il problema.


gparker ha detto...

No non lo conosco il gioco di Kitano, qual è?
Centra qualcosa con Takeshi's Castle?


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