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7.1.07

Le Petit Soldat (id., 1963)
di Jean Luc Godard

Le Petit Soldat viene girato subito dopo Fino All'Ultimo Respiro e si vede. La forma, gli intenti e le volontà sono i medesimi, in molti casi anche i sistemi di messa in scena. Ma non è di aderenza ad un movimento (la Nouvelle Vague) che si parla, bensì proprio dell'applicazione di una medesima struttura.
Insomma Le Petit Soldat è Fino All'Ultimo Respiro, ma peggio, meno riuscito. Si tratta sempre di una storia di criminalità (in questo caso spionaggio) in cui un uomo si trova coinvolto e dalla quale cerca di uscire attraverso una donna. Lunghi piani sequenza e discussioni, lunghe narrazioni da una voce off e considerazioni su considerazioni. Lo stile godardiano al suo peggio perchè non finalizzato a nulla, non c'è novità, non c'è freschezza e il poco ritmo che contraddistinuge il cinema godardiano qui è a tratti insostenibile.
Se c'è un regista che filma male l'azione è Godard, perchè si interessa come prima cosa ai suoi personaggi intorno ai quali gira tutto. E questa rivoluzione copernicana quando fallisce fa fare un tonfo clamoroso al film.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Godard filma male l'azione??? O mon dieu. Forse ti sfugge che quelli erano anni di estremo fermento ed estrema sperimentazione visiva...uno dei "principi" della Nouvelle Vague era "la storia può anche essere sciocca ma deve essere girata con stile". Se non ti piace lo stile è un conto, ma dire che filma male...

Silvia


gparker ha detto...

Certo che la forma era al centro di tutto ma questo da sè non vuol dire filmare bene. Vengono fatte delle scelte precise che possono o meno pagare. Secondo me le scelte fatte per filmare l'azione si sono rivelate perdenti.


Anonimo ha detto...

Premetto che adoro i film di godard, e quindi potrei sembrare di parte, ma dire che le scene d'azione sono filmate male, a parer mio non ha molto senso, anche perchè bisogna tener conto di dove l'autore vuole andare a parare. A mio avviso le scene d'azione godardiane sono del tutto aderenti a quello che è il suo stile globale di regia. Ad esempio in a bout de souffle l'uccisione del poliziotto viene sintetizzata in 3 o 4 shots di pochi secondi ciascuno (il poliziotto scende dalla moto, belmondo fruga in cerca della pistola, di nuovo il poliziotto, lo sparo) per descrivere un avvenimento, o meglio un azione che il personaggio compie senza pensare, una reazione quasi istintuale, come un animale in gabbia, che improvvisamente assale il suo carceriere...è questo il senso dinamico dell'azione di godard, mettere il linguaggio del film al servizio dello stato psicologico, anche momentaneo, del personaggio. così anche in petit soldat, l'azione e la violenza svolgono un ruolo che in prima analisi è sostanzialmente metaforico. La scena della tortura, a mio avviso, rende in maniera perfetta quello che è lo stato emotivo del personaggio, lasciando però allo stesso tempo trasparire in secondo piano una pesante invettiva contro l'uso della violenza, che i carnefici del protagonista giustificano col movente politico. Non credo che questo film abbia fallito nei suoi intenti, e lo trovo, anzi uno dei più belli e sofferti, anche se magari non dei piu ambiziosi e radicalmente sperimentali, della filmografia godardiana.

carlo


gparker ha detto...

Concordo con quanto dici su A Bout De Souffle e le scelte di decostruzione del modo usuale di fare cinema e anche sulla scena della tortura.
Ma il resto dell'azione l'ho trovata realizzata sempre all'insegna di una ricerca, di una sperimentazione sul montaggio (e quindi di nuovo la decostruzione) solo che secondo me in questo caso la scelta non ha pagato, cioè si è rivelata infinitamente meno efficace degli altri casi.


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