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31.5.07

No, io sono contro questi facili stratagemmi

C'è un po' di esaltazione in giro per le idee di Timur Bekmambetov di far diventare i sottotitoli una forma d'arte.
Nel suo film Dusk Watch (anche noto come NightWatch 3), terzo capitolo dal già trascurabile I Guardiani Della Notte, Bekmambetov ha progettato dei sottotitoli per le versioni straniere non doppiate che non siano solamente scritte in sovrimpressione, ma scritte animate la cui animazione si accordi con il parlato. Se c'è una parola scandita a chiare lettere queste compaiono una alla volta, se c'è una parola urlata le lettere si ingrandiscono e se ce ne sono di pronunciate in stati confusionali la scrittura si muove o è irregolare.
Un espediente che come detto sta riscuotendo risonanza in rete ma che trovo, oltre che vetusto anche molto cretino.

Nei film muti europei (specialmente quelli aderenti alle correnti espressioniste) era frequente che le scritte nei cartelli (i fotogrammi tutti neri con i dialoghi) utilizzassero caratteri e dimensioni diverse per rendere i concetti del parlato, ma in quel caso si aderiva allo stile dell'espressionismo (sempre fuori misura) e soprattutto si trattava di immagini a sè e non sovrimpressioni.
La differenza, trovo, sta nel fatto che la sovrimpressione dei sottotitoli è una violenza che si fa all'immagine e per questo deve essere il più lieve possibile. Aggiungere delle scritte e focalizzare l'attenzione dello spettatore (anche se per pochi attimi) in altri punti dell'immagine è una violenza fatta al film che vede aggiungere alle scene elementi non previsti. Certo è una violenza necessaria (non posso comprendere tutte le lingue del mondo) e decisamente più accettabile del doppiaggio (che è proprio una tortura), ma pur sempre di violenza si tratta.
Le animazioni di Bekmambetov trovo non facciano che accentuare la violenza spostando (pur se di poco) ancora di più l'attenzione dal film al sottotitolo.

6 commenti:

Fabio ha detto...

La penso uguale: i sottotitoli devono essere discreti, questa è una bizzarria. Se ha queste voglie faccia un video di Britney Spears! :D

Comunque oggi discutevo proprio del doppiaggio. Dicevo: quando il film è in inglese o altra lingua semi-intellegibile il doppiaggio è qualcosa di non desiderato... meglio i sottotitoli. Ma per lingue che non conosciamo per nulla e che sono legate a paesi di cui non comprendiamo nemmeno i codici espressivi? Il doppiaggio (che però qui dovrebbe diventare una finissima operazione linguistica e antropologica) non potrebbe riuscire a portarci più efficacemente il contenuto originale piuttosto che la stessa lingua originale?

Che so... io a vedere un film in cinese proprio non ci riesco. E' cantilentante e non riesco a capire per nulla il tono della battute.
(In giapponese già di meno)


gparker ha detto...

No non sono daccordo, il doppiaggio in sè non ha nulla a che vedere con restituire il senso originale perchè è una forzatura operata da uomini che non hanno nulla a che vedere con i creatori originali. Anche per le grandi produzioni quando l'america manda qualcuno ad assicurarsi che vengano scelte voci simili alle originali e che vengano rispettati alcuni standard anche in quei casi non c'è rispetto in realtà, poichè certe intonazioni, certe scelte attoriali sono frutto delle decisioni e delle interazioni tra regista e attore e questo in sala di doppiaggio lo ignorano, non sanno cosa dice Scorsese a Di Caprio su come vuole un certa scena. Interpretano arbitrariamente.
Poi alle volte vengono ottimi lavori come il doppiaggio di Arancia Meccanica ma non si è mai a livello delle decisioni e dell'intervento di Kubrick in quel momento, cioè nel momento in cui l'opera prende vita, sul set, con gli attori. E poi la maggior parte delle volte viene applicato un tappeto sonoro uniforme, il lavoro diventa routine e si applicano strategie attoriali per fare prima. E' insomma inaccettabile.

Certo è pesante anche non capire bene inflessioni di altre culture, ma non è impossibile richiede solo più sforzo. Il cinema non è semplice, è complessità, è conoscenza di altre culture e di nuovi concetti. Se no c'è il doppiaggio che semplifica e appiattisce tutto.


Anonimo ha detto...

Frankie fottutissimo 666: ti prego intervieni tu CAZZO.


Anonimo ha detto...

Dai Ra questo è il solito post spaccapalle... è inutile commentarlo...
Praticamente sta dicendo che c'è uno stronzo in Russia che vuole sottotitolare i film come il karaoke.
Sticazzi, ha pure ragione il gPorco a dire che è un idea cretina stavolta.
Non si può manco dire che raschiano il fondo del barile...

Io dico sottotitoliamo pure i porno a questro punto.


Anonimo ha detto...

Che i film siano meglio in originale, siamo tutti d'accordo. Che il doppiaggio sia una tortura, non è sempre vero secondo me. Se fatto bene, il doppiaggio ha almeno il merito di farti concentrare sulle immagini, cosa che i sottotitoli invece impediscono. La soluzione ideale sarebbe "comprendere tutte le lingue del mondo", ma ahimè come dici è impossibile. Il problema vero è che troppo spesso ormai i doppiaggi sono fatti coi piedi, per risparmiare tempo e soldi...


gparker ha detto...

Ma il punto è che pure il miglior doppiaggio del mondo altro non è che l'imposizione di una volontà terza (il direttore del doppiaggio) su un'opera già finita e completa.
Un'incollatura posticcia che va a coprire una buona fetta del film (tutta la colonna voce) con intonazioni, recitazione e inflessioni che non hanno nulla a che vedere con le intenzioni dell'autore.

Come recita Marlon Brando? Non lo sappiamo, vediamo che espressioni del viso fa, ma finchè non vedi i film in originale non sai come recita, sai come viene doppiato.


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