Verso La Gioia viene subito dopo Sete nella sconfinata filmografia di Bergman, è sulla stessa scia un film che affronta il rapporto problematico tra un uomo e una donna, introducendo però discorsi a più ampio respiro come quello sull'arte.
Entrambi sono infatti orchestrali, entrambi violinisti una piena di talento e uno pieno di ambizione (a cui il direttore (il grande Victor Sjöström) ad un certo punto dice: "Non hai ancora capito che la musica è il fine, non il mezzo").
Anche qui la storia del loro rapporto è spezzata e raccontata in maniera complessa con grossi salti continui in avanti e indietro nel tempo. Ma ancora più che in Sete si trovano elementi che diventeranno tipici del cinema francese anni '60. C'è la prima comparsa del montaggio sconnesso adottato poi da Godard, c'è la scena dell'arrivo alla stazione identica a quella di Jules e Jim e c'è il viaggio dei due amanti, l'uno verso l'altro visto in parallelo con un montaggio alternato e le rispettive voci fuoricampo che raccontano i pensieri in un flusso di coscienza come accade in Un Uomo, Una Donna.
Oltre a questo ci sono alcune trovate di messa in scena creativa, alcuni movimenti di macchina e alcuni artifici puramente narrativi che non si vedranno più nel cinema di Bergman, quando più avanti prenderà piede una messa in scena molto più minimale e statica, fatta di forti allegorie, profondità di campo e inquadrature studiate.
Qui invece è il regno del carrello e delle idee narrative al servizio del sentimentalismo, come quella dell'annuncio della paternità durante le prove del concerto o la splendida sequenza finale che ripassa tutto il film durante l'Inno Alla Gioia (foto a sinistra).
Entrambi sono infatti orchestrali, entrambi violinisti una piena di talento e uno pieno di ambizione (a cui il direttore (il grande Victor Sjöström) ad un certo punto dice: "Non hai ancora capito che la musica è il fine, non il mezzo").
Anche qui la storia del loro rapporto è spezzata e raccontata in maniera complessa con grossi salti continui in avanti e indietro nel tempo. Ma ancora più che in Sete si trovano elementi che diventeranno tipici del cinema francese anni '60. C'è la prima comparsa del montaggio sconnesso adottato poi da Godard, c'è la scena dell'arrivo alla stazione identica a quella di Jules e Jim e c'è il viaggio dei due amanti, l'uno verso l'altro visto in parallelo con un montaggio alternato e le rispettive voci fuoricampo che raccontano i pensieri in un flusso di coscienza come accade in Un Uomo, Una Donna.
Oltre a questo ci sono alcune trovate di messa in scena creativa, alcuni movimenti di macchina e alcuni artifici puramente narrativi che non si vedranno più nel cinema di Bergman, quando più avanti prenderà piede una messa in scena molto più minimale e statica, fatta di forti allegorie, profondità di campo e inquadrature studiate.
Qui invece è il regno del carrello e delle idee narrative al servizio del sentimentalismo, come quella dell'annuncio della paternità durante le prove del concerto o la splendida sequenza finale che ripassa tutto il film durante l'Inno Alla Gioia (foto a sinistra).
1 commento:
Un film molto amato da Godard che mette Bergman tra i registi del Cinema libero (Il cinema è il cinema).Sono da poco sul web con un blog e ancora devo capire cosa sia un' "assenza di un vero luogo di cinema" sulla rete. Il tuo post "polemico" mi è stato molto utile per aver messo in evidenza problemi e carenze dei blog italiani. Grazie.
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