John Cooper, direttore creativo e responsabile della programmazione per il Sundance Film Festival, usa parole forti per parlare della nuova forma di redditività di cui stanno godendo i cortometraggi grazie a negozi online come iTunes.
In realtà c'è un 10% dei miliardi di corti che ogni giorno sono girati sul nostro pianeta che in effetti per la prima volta può avere un ritorno economico (e magari anche di popolarità) attraverso i cinemastore. Già sta accadendo, non si parla di futuro ipotetico, solo che le cifre sono basse (perchè pochi sono i frequentatori dell'iTunes Video Store).
A 2 dollari il corto sono in molti quelli disposti (dietro consiglio di un amico magari) a guardarsene qualcuno, le storie di successo già ci sono. Gente che aveva girato corti premiati con l'Oscar vent'anni fa e che ora all'improvviso vede arrivare un sacco di soldi o anonimi filmmaker alle prime armi che fanno migliaia di dollari con un'opera di 19 minuti. Insomma le solite cose che vogliono dire poco e niente.
L'unica cosa valevole due parole è il fatto che c'è tutto un tipo di audience, in continua crescita che si sta abituando alla forma breve di narrazione grazie alla fruizione massiccia di YouTube, che oltre a proporre cose brevi spezzetta anche quelle lunghe (come con i pezzi di film) e che in effetti potrebbe avere una sensibilità maggiore nei confronti di contenuti brevi e che sempre di più nel mare di contenuti senza valore potrebbe desiderare piccole cose più professionali.
Tuttavia il piccolo impatto dei corti sul mondo del peer to peer mi mette sul chi va là....
In realtà c'è un 10% dei miliardi di corti che ogni giorno sono girati sul nostro pianeta che in effetti per la prima volta può avere un ritorno economico (e magari anche di popolarità) attraverso i cinemastore. Già sta accadendo, non si parla di futuro ipotetico, solo che le cifre sono basse (perchè pochi sono i frequentatori dell'iTunes Video Store).
A 2 dollari il corto sono in molti quelli disposti (dietro consiglio di un amico magari) a guardarsene qualcuno, le storie di successo già ci sono. Gente che aveva girato corti premiati con l'Oscar vent'anni fa e che ora all'improvviso vede arrivare un sacco di soldi o anonimi filmmaker alle prime armi che fanno migliaia di dollari con un'opera di 19 minuti. Insomma le solite cose che vogliono dire poco e niente.
L'unica cosa valevole due parole è il fatto che c'è tutto un tipo di audience, in continua crescita che si sta abituando alla forma breve di narrazione grazie alla fruizione massiccia di YouTube, che oltre a proporre cose brevi spezzetta anche quelle lunghe (come con i pezzi di film) e che in effetti potrebbe avere una sensibilità maggiore nei confronti di contenuti brevi e che sempre di più nel mare di contenuti senza valore potrebbe desiderare piccole cose più professionali.
Tuttavia il piccolo impatto dei corti sul mondo del peer to peer mi mette sul chi va là....
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