Renzo Martinelli intervistato per Repubblica sostiene che il cinema italiano vada affossato, nel senso che non ha bisogno di fondi anzi bisogna levarglieli per far emergere le competenze.
La questione è molto complessa. Ci sono scuole di pensiero diverse. Martinelli non nasconde le sue simpatie a destra ma anche gente come Suso Cecchi D'Amico o Nanni Moretti sostengono che il buon cinema non abbia bisogno di tanti soldi e che ciò che manca sono in realtà le idee.
E' un punto di vista su cui io sono senza dubbio daccordo: sono le idee l'importante e chi le ha può fare film davvero con 4 soldi e in poco tempo. Non sta nella qualità delle componenti il vero film ma nella qualità della visione di cinema di chi lo realizza.
Ma con una strategia che azzeri i fondi pubblici (al momento buoni (non eccellenti ma buoni)) si potrebbe sfociare in una situazione in cui sopravviverebbero i migliori (anche se è da vedere "migliori" da quale punto di vista) a fronte di un'ecatombe generale dei film che invece non hanno bisogno di fondi statali perchè di sicuro incasso.
Lasciando emergere i pochi ottimi prodotti si creerebbe insomma una disparità grossa tra la massa e l'elite.
Quello che i fondi invece cercano di fare (anche se da soli non ci possono riuscire) è alzare la qualità del prodotto medio confidando che le cose ottime siano fatte comunque.
Possiamo poi discutere molto su come fare a far sì che davvero si alzi la qualità media ma questo a mio avviso non può accadere senza fondi poichè il cineasta medio, quello che può fare cose migliori in un clima migliore, non emerge in uno stato di povertà dove i grossi produttori devono affidarsi al risultato sicuro. E sappiamo bene CHI dà risultato sicuro.
Una prospettiva simile poi indispettisce molto pubblico impoverendo anche le sale e l'indotto totale.
Sì, è uno scenario un po' apocalittico ma preso con le pinze secondo me è più o meno affidabile.
Altro discorso è quello su Martinelli, il cui cinema trascurabile e dalle alte aspirazioni a fronte di un dilettantismo imbarazzante (l'ho sentito dal vivo anche vantarsi di un passato da semiota) non gli consente di certo di poter fare quelle affermazioni. In un regime di povertà il suo cinema non lo vedremmo di certo e sarebbe uno dei pochi beni.
La questione è molto complessa. Ci sono scuole di pensiero diverse. Martinelli non nasconde le sue simpatie a destra ma anche gente come Suso Cecchi D'Amico o Nanni Moretti sostengono che il buon cinema non abbia bisogno di tanti soldi e che ciò che manca sono in realtà le idee.
E' un punto di vista su cui io sono senza dubbio daccordo: sono le idee l'importante e chi le ha può fare film davvero con 4 soldi e in poco tempo. Non sta nella qualità delle componenti il vero film ma nella qualità della visione di cinema di chi lo realizza.
Ma con una strategia che azzeri i fondi pubblici (al momento buoni (non eccellenti ma buoni)) si potrebbe sfociare in una situazione in cui sopravviverebbero i migliori (anche se è da vedere "migliori" da quale punto di vista) a fronte di un'ecatombe generale dei film che invece non hanno bisogno di fondi statali perchè di sicuro incasso.
Lasciando emergere i pochi ottimi prodotti si creerebbe insomma una disparità grossa tra la massa e l'elite.
Quello che i fondi invece cercano di fare (anche se da soli non ci possono riuscire) è alzare la qualità del prodotto medio confidando che le cose ottime siano fatte comunque.
Possiamo poi discutere molto su come fare a far sì che davvero si alzi la qualità media ma questo a mio avviso non può accadere senza fondi poichè il cineasta medio, quello che può fare cose migliori in un clima migliore, non emerge in uno stato di povertà dove i grossi produttori devono affidarsi al risultato sicuro. E sappiamo bene CHI dà risultato sicuro.
Una prospettiva simile poi indispettisce molto pubblico impoverendo anche le sale e l'indotto totale.
Sì, è uno scenario un po' apocalittico ma preso con le pinze secondo me è più o meno affidabile.
Altro discorso è quello su Martinelli, il cui cinema trascurabile e dalle alte aspirazioni a fronte di un dilettantismo imbarazzante (l'ho sentito dal vivo anche vantarsi di un passato da semiota) non gli consente di certo di poter fare quelle affermazioni. In un regime di povertà il suo cinema non lo vedremmo di certo e sarebbe uno dei pochi beni.
5 commenti:
concordo con il titolo...
Chiosa perfetta, come il titolo. In Italia quelli che più sparano cazzate e cannonate false sul nostro cinema sono proprio quelli che sanno farlo di meno.
Vogliamo la recensione di Carneraaa!
Povero Carnera.
Tocca trovare la forza di andarlo a vedere.
ma lasciamolo andare Carnera...
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