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24.8.08

Il segno pratico del mancato rispetto dei diritti umani

Rientro oggi e ricominciando il giro dei feed e dei blog (sembra impensabile ma esiste ancora qualche blog senza feed...) trovo subito materia per la prima polemica stagionale, ovviamente figlia degli eventi estivi.
Emmebi cita alcuni estratti da un pezzo del Sole24Ore che a sua volta riprende parte di un'intervista a Zhang Yimou comparsa sul quotidiano cinese Weekend Al Sud.
I diritti umani rendono l'Occidente inefficiente e non gli consentono di raggiungere gli elevati standard organizzativi e artistici di cui sono capaci i cinesi [...] solo con il senso dell'ordine, con l'ubbidienza, la bellezza delle masse ed il loro movimento armonico si possono realizzare elevate prestazioni artistiche [...] Zhang Yimou esprime la sua incondizionata ammirazione per le manifestazioni politico-culturali dei nordcoreani e spiega che «questo tipo di uniformità produce bellezza», di cui «siamo capaci anche noi cinesi». Per esemplificare il suo pensiero il regista cita la scena ammirata in tutto il mondo della cerimonia di apertura, in cui sul terreno dello stadio blocchi argentei con i caratteri di stampa cinesi si sollevavano ed abbassavano come in una macchina da scrivere, risultato ottenibile solo perchè «gli esecutori obbediscono agli ordini e sono in grado di farlo come un computer, è questo lo spirito cinese». Gli occidentali, invece, «non sono in grado» di fare lo stesso, non fosse altro che per «il loro rispetto dei diritti umani» [...] Il regista spiega che proprio le rigide norme sul lavoro e la tutela sindacale incontrate nei Paesi europei gli hanno finora impedito di realizzare regie operistiche, poichè «gli interpreti occidentali lavorano solo quattro giorni e mezzo alla settimana, fanno due pause al giorno per il caffè, ma poi non sono nemmeno in grado di stare bene allineati». Come se non bastasse, attori e cantanti occidentali «hanno anche a disposizione organizzazioni di ogni tipo e i sindacati».
Secondo il regista, grazie alla loro cultura «i cinesi riescono a realizzare in una settimana quello che gli europei fanno in un mese».
La questione è sempre la medesima, quella relativa a cosa è consentito fare in nome dell'arte. Zhang Yimou non parla solo dell'organizzazione di una cerimonia olimpica ma anche di cose logisticamente più semplici come film e opere teatrali. Le cose dichiarate dal regista sono abbastanza estreme e non mancano di stupire anche chi sa che è ormai in linea con il governo.
Tuttavia il fatto che si tratti di qualcosa riportato (dunque non integrale), il fatto che si tratti di un quotidiano cinese che intervista in periodo di Olimpiadi il regista della manifestazione d'apertura e chiusura e il tono propagandistico delle affermazioni fa pensare che forse non tutto quello che sembra abbia detto sia effettivamente attribuibile alle sue intenzioni e che egli stesso non sia liberissimo di dire ciò che vuole, per lo meno in questo momento. Non voglio difenderlo a spada tratta, sia beninteso, è probabile che comunque la sua idea si discosti di molto poco da quel che si legge, è solo che mi sembra difficile immaginare altre possibili dichiarazioni in questo momento.

Possiamo pensarla come ci pare ma ciò che dice Zhang Yimou è vero. Non si ottengono quei risultati con le pause caffè e i sindacati. Poi se tutto questo sia giusto è un altro paio di maniche.

48 commenti:

Fabio ha detto...

Certo che è vero. E la cosa vale anche per i risultati sportivi.
Anche senza il contributo di arbitraggi o giudizi dubbi (roba che poi è spesso e volentieri esagerata dai cronisti, con noi spettatori inermi che giustamente non possiamo capirne di tutti gli sport) non c'è dubbio che un governo autoritario che a un certo punto decida di spingere al massimo il movimento sportivo ottiene cose straordinarie.
Si pensi a Guo Jing Jing che, accusata di fare la "bella vita" è stata spedita in una località sperduta dopo Atene 2004 a non fare altro che allenarsi, mangiare e dormire. E lei ha pure scritto una lettera di scuse alla nazione.

Comunque, governo autoritario o no, alla fine mi viene da ricordare che l'ultima volta che ho sentito fischiare un inno nazionale straniero in uno stadio il fatto succedeva a Milano...


Anonimo ha detto...

A me quanto detto da Yimou suscita una semplice riflessione... e cioè che con l'espressione "diritti umani" ultimamente si vogliono unire tutta una serie di concetti. Troppi a mio modo di vedere. Ad esempio, il fatto che un atleta venga apparentemente obbligato dal suo stato ad allenarsi seriamente per le olimpiadi è sicuramente una cosa molto dura (posto che sia esattamente così e sottolineo esattamente, personalmente non credo che i cinesi vadano dai loro atleti col fucile dicendogli "o ti alleni o muori"), ma io non la metterei nella violazione dei diritti umani.

Allo stesso modo, nel suo discorso Zhang Yimou vuole dire, secondo me, che i cinesi lavorano molto di più e più seriamente e intensamente di quanto lo fanno in occidente. In questo discorso l'espressione "diritti umani" c'entra poco... Volendo gli si poteva chiedere se certe condizioni di lavoro non sono prossime allo sfruttamento. Ma questo secondo me non ha nulla a che vedere con quanto voleva dire il maestro...


gparker ha detto...

riguardo gli atleti concordo.
Riguardo il resto (e in particolar modo le comparse delle manifestazioni di apertura e chiusura) credo che l'espressione diritti umani calzi poichè si parla di ore di lavoro sindacali, che lì non esistono (o non sono rispettate) e che fanno parte dei diritti dell'uomo, cioè il diritto a non essere costretto a lavorare mai più di un certo numero di ore.


Fabio ha detto...

Mah, secondo me dice bene Frankie. In un posto dove si condanna a morte, si reprimono nel sangue le manifestazioni, si censura pesantemente tutto, si mette in galera la gente per reati di opinione non c'è bisogno di andarsi a cercare le violazioni dei diritti umani con il lanternino, anche perché poi si rischia di prendere quelli che sono il costume e le radici culturali per qualcosa d'altro.
I diritti dei lavoratori sono stati un lungo cammino anche per paesi di grande tradizione democratica.
Poi anche a me è sembrato che quella del "mancato rispetto dei diritti umani" in queste settimane fosse diventata una stucchevole frase fatta. Si è detta un po' per non dire niente.


Thomas Morton ha detto...

Secondo me certi risultati si ottengono anche con le pause caffé e sindacati. Il problema casomai è che costano molto di più.


Anonimo ha detto...

Che dire?
Come risultati sportivi c'è per fortuna un medagliere ufficiale che assegna agli europei un numero di medaglie doppio a quello cinese. Aggiungendo gli americani - per un totale di 700 milioni di occidentali - si arriva a tre volte il medagliere cinese con la metà della popolazione.

Se l'assenza di diritti umani comporta uno sviluppo industriale ritardato di 150 anni, la repressione di un'etnia e una cultura, ma l'esecuzione migliore di un inaugurazione qualunque, se la tengano pure.

A casa mia "coordinazione, esecuzione, obbedienza agli ordini" sono concetti prettamente militari. E pure lì mi pare che due guerre mondiali non gli sono bastate per mettere mezzo piede in giappone. E questo mi sembra il secondo fatto.


gparker ha detto...

però loro ti potrebbero dire che partecipano alle olimpiadi da soli 20 anni e noi da 100. E loro in 20 anni sono arrivati ad essere il paese con più ori.


Anonimo ha detto...

Faccio mie le parole di Tony. Però per quanto riguarda il discorso generale... Zhang non lo condanno.


Giangidoe ha detto...

Io credo che quello dell'intensità della dedizione e del sacrificio per l'allenamento sportivo e quello delle condizioni di lavoro e del rispetto per i diritti umani siano due campi differenti, frutto di scelte in un caso decise e circoscritte e nell'altro subìte e generali.
Ad ogni modo, quando il rispetto per i diritti umani o del lavoratore diventa sinonimo di rilassatezza ed opportunismo, si è sempre di fronte ad una deriva negativa di un concetto virtuoso.


Alberto Di Felice ha detto...

Purtroppo Yimou si è totalmente venduto al nuovo corso cinese, non a caso ribattezzato da Hu Jintao della "società armoniosa" (concetto tipicamente dittatoriale e repressivo), e la sua estetica che un tempo rendeva evidente l'insieme di costrizioni nei quali il popolo cinese si trova a vivere da secoli, e le perdurante forza che hanno sulla libertà dell'individuo, oggi le celebra apertamente e piattamente con un calligrafismo spettacolare e maestoso: l'abbiamo visto nei suoi ultimi film (fatta eccezione per "Mille miglia... lontano", sul quale si potrebbe discutere), non serve leggere i giornali di regime per accorgersene.


Fabio ha detto...

Come risultati sportivi c'è per fortuna un medagliere ufficiale che assegna agli europei un numero di medaglie doppio a quello cinese. Aggiungendo gli americani - per un totale di 700 milioni di occidentali - si arriva a tre volte il medagliere cinese con la metà della popolazione.

Questa è una analisi che non prende in considerazione i limiti di atleti per nazione che esistono alle olimpiadi. Gli atleti americani ed europei alle Olimpiadi. messi assieme, saranno dieci volte quelli cinesi. E' un confronto che non ha significato.
E' lo stesso motivo per cui "appena" tre etiopi stanno nella finale dei diecimila. Non prendiamoci in giro, i cinesi hanno ottenuto un risultato straordinario perché il governo ha puntato sul successo sportivo. Hanno persino scavato canali artificiali per fare allenare i canottieri... disciplina, il canottaggio, che in Cina parte totalmente da zero (e si è visto dai risultati). Tuttavia è stata spinta pure quella.

Non mescoliamo i giudizi etici con quelli sull'efficacia. I cavalli da corsa sono oggetto di pratiche di selezione dei caratteri genetici... qualcuno potrebbe trovarlo immorale ma è indubbio che così nascano cavalli più veloci.


gparker ha detto...

Io non credo che il cinema di Zhang Yimou ci abbia rimesso da quando i suoi film hanno sovvenzioni statali, nè credo che ora stia contraddicendo cose fatte in precedenza.
Prima i suoi film erano censurati per motivazioni che non ha negato e continua a non negare. Certo ora non se li fa più censurare, ma in un certo senso continua ad essere critico. La scelta di stare con il regime e poter fare film che girano il mondo è sempre più criticata di quella di stare contro il regime e fare film in condizioni di fortuna, tuttavia credo che (per quello che sta facendo) Zhang Yimou abbia fatto bene.


Mariolone ha detto...

A parte il fatto che tutta questa storia dei diritti umani è ampiamente sopravvalutata...io penso che l'atleta cinese,così come il manager cinese,o chiunque altro sia investito di una responsabilità,seppur minima,è spinto a far bene,in molti campi molto meglio di noi,dalla paura delle sanzioni previste per un fallimento.In cina chi sbaglia paga e tanto


Fabio ha detto...

Ma "chi sbaglia paga" nel senso buono?


gparker ha detto...

Si ma il timore delle ritorsioni in caso di sconfitta o cattiva prestazione rientrano nella categoria violazione dei diritti umani.


Fabio ha detto...

Aspetta, ritorsione "de che"? Si parla di siluramento sportivo (lo facciamo pure noi con l'allenatore della nazionale) o di altro?


Anonimo ha detto...

Rispondo a Fabio.

Non ci sono limiti di selezione per nazione, ma criteri di selezione assoluti indipendente dall'appartenenza nazionale.

Decidere chi ha vinto le olimpiadi, come leggevo sul corriere, è come decidere chi ha vinto le elezioni, praticamente tutti.

Statistiche alla mano il maggior numero di medaglie per atleta presente l'ha preso l'Australia, per dire.

E' probabile che una fetta di mondo maggiore riunita sotto una bandiera prenda un numero di medaglie maggiore, se dota gli atleti delle stesse strutture.

Il resto è, purtroppo, la solita solfa dei regimi che premono sulla propagandistica sportiva (vecchia), degli artisti che si vendono al potere (vetusta) e dei media governativi che propinano la mitologia del pantheon dominante (obsoleta).


gparker ha detto...

Ma è proprio sul concetto di artista "venduto" che non sono daccordo. Da cosa diciamo che è "venduto"? Semplicemente perchè lavora con il consenso dello stato o perchè abbiamo visto un cambio radicale in ciò che fa?
E se tale cambio radicale nella sua poetica c'è stato io non l'ho visto. Ho visto che come molti registi andando avanti i suoi toni si smussano e la tecnica migliora. Ho visto che insiste ancora sulle sue ossessioni e non l'ho visto fare cose che decenni fa non avrebbe fatto.


Alberto Di Felice ha detto...

Gabriele, secondo me c'è un legame chiaro ed evidentissimo fra quello che abbiamo visto alle olimpiadi e la sterzata di Yimou verso certo genere tradizionale colorato di grandi scene di massa (mi sembra un cambiamento importante, no?): il suo cinema, che sì è stato sempre estetizzante, si è fatto adesso totalmente magniloquente, espressione di corpi che si muovono "armoniosamente". Il che è, appunto, esattamente quanto voluto dal nuovo corso cinese. Decenni fa Yimou avrebbe fatto un film come "Hero"? Mi sa di no--


Fabio ha detto...

"Non ci sono limiti di selezione per nazione, ma criteri di selezione assoluti indipendente dall'appartenenza nazionale."

Ma niente affatto, ci sono limiti per nazione, e i termini dipendono anche dalla disciplina perché ognuna ha una sua autonomia di regole.
Vai a guardare, come dicevo, la start list del 10000m. Credi che gli etiopi in grado di stare tra i primi 40 nel mondo siano solo tre? Senza il limite per nazione il canadese che fa la gara in 29 minuti la vedeva con il binocolo la finale...

Stante questa cosa pensare che il paese A debba prendere 5 volte le medaglie di B perché ha 5 volte la popolazione di B è semplicemente sbagliato... e sinceramente è pure la prima volta che sento uscire fuori un ragionamento del genere.
Molto più semplicemente si potrà dire che avrà un'eccellenza più scelta, ma neanche tanto perché una volta superata la soglia delle decine di milioni di abitanti la differenza comincia a farla il livello tecnico di allenatori/preparatori, non tanto avere il doppio o triplo di abitanti.
E in tutto questo ci sarebbe da considerare per quanta gente in Cina è effettivamente accessibile lo sport. Come del resto c'è da farlo per l'India (lì è più evidente).

Secondo me non riconoscere che la Cina ha un grande risultato e ce l'ha come frutto di un grande movimento sportivo è non voler vedere. Basta guardare gli impianti di cui dispongono per allenarsi. L'avete visto Giorgio Cagnotto che spiegava che in Italia non hanno nemmeno una piscina per i tuffi e devono stare a contendersela con gli atleti della pallanuoto, del sincronizzato...


gparker ha detto...

A parte che ogni età e ogni periodo hanno le loro "ossessioni" (guarda allen per dire), comunque l'armonia e lo studio sui colori sono una costante di Zhang Yimou, fin da quando faceva il direttore della fotografia per il cardinale Terra Gialla a Ju Dou (tutto sulla lavanderia) ai rossi di Sorgo Rosso fino anche ai fondamentali gessetti colorai di Non Uno Di Meno.

Tutta una questione di armonia, si certo mai centrale come nei suoi Wuxia, ma non mi sembra un cambio radicale, più un estremizzarsi di una tendenza.


Fabio ha detto...

Infatti su Hero mi concentrerei più sulla "morale" finale che sullo stile, se proprio volessi attaccarmi a qualcosa: il guerriero più saggio è l'unico a comprendere che l'imperatore sanguinario nonostante tutto deve vivere.


gparker ha detto...

E non è forse il medesimo finale di Lanterne Rosse dove l'equilibrio torna inesorabile a regnare e regolare tutto? Dove i conflitti tra le concubine non possono che risolversi privatamente con suicidi o lotte intestine?
O pensa a Sorgo Rosso con tutta la parte sulla lotta per mantenere lo status quo della piantagione o ancora a Vivere e le disavventure di quella famiglia lungo tutta la storia cinese fino alla pacificazione finale dove, nonostante i lutti e tutto quel che è successo, torna un equilibrio, unica possibilità di vita.

Si nei wuxia tutto questo è più evidente non lo nego, del resto io non dico che fare i film con il beneplacito dello stato ti dia "indipendenza" e sono sicuro che ha molti vincoli nel farli, tuttavia non mi sembrano lontani anni luce dal suo cinema, anzi.


Fabio ha detto...

Sì, ci sono sicuramente dei paralleli con altre opere, ma lì c'è proprio l'imperatore. Voglio dire, si potrebbe quasi sostenere che è l'apologia della ragion di stato contro il diritto dei singoli.

Comunque io avevo detto "se proprio volessi attaccarmi a qualcosa": personalmente Hero non lo trovo un film che vuole farti la morale sull'imperatore aggressore che in realtà ha il merito di unificare la Cina. Anche perché dall'altra parte c'è l'eroe e altri personaggi con cui lo spettatore ha un'empatia immediata.


gparker ha detto...

Si sicuramente è più estremo del resto. Ma io mi batto contro l'espressione "cieco servo del regime" che veramente non ha ragion d'essere.


Fabio ha detto...

Ah, questo sicuramente.
Mi viene in mente la Strada verso casa, probabilmente il film più puramente sentimentale di Yimou tra quelli che ho visto io.
Lì la tua attenzione è tutta per i personaggi e la loro vicenda, è una storia "piccola", e però ha il regime oppressivo come elemento di disturbo, con il maestro che viene allontanato per il dissenso politico. Film del 1999.

E del 1999 anche Non uno di meno, certamente molto diverso, a tratti quasi un documentario sullo sforzo di alfabetizzazione che il governo cinese produce attraverso quelle infinite catene amministrative di uno stato enorme. Film peraltro bellissimo.

Questo per dire che prendere Yimou è inquadrarlo in quel modo è davvero inappropriato.


gparker ha detto...

si infatti
in particolare Non Uno di Meno può essere visto come condanna di un sistema puramente capitalista dove il denaro è tutto (lei fa tutto quello che fa per pochi spiccioli) sia come sentimentalismo puro (commovente quando alla fine piange in tv) che infine come rigidità delle strutture cinesi (si va a riprendere un alunno fino in città, in un'Odissea terrificante) o anche come condanna della insanabile frattura tra città e campagne.


Alberto Di Felice ha detto...

>Sì, ci sono sicuramente dei paralleli con altre opere, ma lì c'è proprio l'imperatore. Voglio dire, si potrebbe quasi sostenere che è l'apologia della ragion di stato contro il diritto dei singoli.

Infatti è stato sostenuto; e infatti è quello che il film è. Il punto è esattamente questo: Yimou, con i suoi wuxia, celebra lo splendore imperiale per celebrare l'attuale dittatura governativa. Il parallelismo è lampante: il governo cinese usa proprio, fra le altre cose, il passato e l'unione imperiale come molla culturale per giustificare la propria esistenza. Questo anche se (anzi, proprio in quanto) -- e non ho detto il contrario -- Yimou non snatura la sua estetica, e quindi il suo modus operandi basato sulla regolarità e la ripetizione di forme e colori. Prima descriveva una Cina che ne era prigioniera (vedi "Lanterne rosse", con Songlian resa pazza ed imprigionata dall'alto dal palazzo), ora la celebra e le dà un senso di imperativo e missione morale, potente ed armonica, nella Storia.


gparker ha detto...

Non sono daccordo non mi sembra faccia nulla di molto diverso dal passato.
La pazzia causata dall'Impero è presente anche in La Città Proibita e in passato opere Vivere (che attraversa molte epoche) o Ju Dou non erano lontane da simili valutazioni.

La parte polemica di Zhang Yimou, quello che lo ha reso soggetto in molti casi a censure, non riguardava i regimi ma semmai il modo in cui i cinesi vivono simili transizioni. E' semmai un film come Keep Cool ad essere inviso al regime, ma alla fine non si tratta di temi che contraddice con le opere più moderne.


Alberto Di Felice ha detto...

Infatti parlare di brusca "contraddizione" è forse troppo tranciante. Sicuramente stiamo parlando di un autore con moltissime linee d'ombra in tutta la sua carriera; non è strano che risulti opaco adesso. Certo che negare che una certa "influenza" (un'influenza bella importante) del governo ci sia, dopo queste dichiarazioni (anche se possiamo fare tutti i distinguo sulla stampa di regime che vogliamo, ma lascerebbero il tempo che trovano: se non gli andasse bene avrebbe un bel po' di gente ad Hollywood ben felice di produrgli certe sue cose, se resta non è per puro istinto di sopravvivenza), mi sembra un po' assurdo.


gparker ha detto...

Non capisco che intendi quando dici "linee d'ombra".
Ad ogni modo il motivo percui non esce dalla Cina mi sembra molto plausibile, cioè il fatto che sappia (o creda) come spiega che non troverebbe da altre parti i medesimi standard di lavoro (o sfruttamento) che ha in patria. Inoltre si tratta di un cineasta molto attaccato alla località. Abbiamo visto che quando non fa grandi produzioni si dedica sempre a storie molto radicate sul territorio, forse solo Keep Cool o La Locanda della Felicità (in un certo senso) sono suoi film che potevano essere girati all'estero.

Insomma non mi sembra un cineasta di quelli "internazionali" per le storie che gli interessano. Non credo che il fatto che rimanga in patria sia necessariamente segno dell'adesione al regime. Di certo lo sono di più queste parole. Ma appunto sulla loro enfasi è che mi interrogo. Quanto sia effettivamente stato detto o inteso in quel modo e quanto sia il filtro prima del giornale di regime poi delle varie altre fonti che hanno riportato la notizia enfatizzando le parole contro i diritti umani (che poi non sappiamo nemmeno che intenda lui per diritti umani).


Alberto Di Felice ha detto...

Proprio per tutto quanto hai detto, mi sorge il sospetto che un aumentato grado di riguardo (che è cosa diversa dall'adesione voluta e consapevole) per il regime se lo sia dovuto imporre. D'altronde Yimou può avere tutte le intenzioni e i motivi che vuole; ma se al governo quello che fa piace (l'organizzazione della cerimonia olimpica non la si dà a uno che ti pesta i piedi, suvvia--) ci saranno anche altri motivi che non il semplice valore artistico-- E' sempre stato così per ogni regime esistente, inutile illudersi.


gparker ha detto...

Ah ma certo su questo siamo daccordo.
E' indubbio che ad ora ciò che fa al governo va più che bene. Ci si interroga su quanto si tratti di adesione al regime cieca (tesi che appunto rigetto totalmente), quanto sia un leggero piegare i propri argomenti per avere la chances di fare film altrimenti impensabili e veicolare i propri lavori nel migliore dei modi (non dimentichiamo e che i precedenti film di Zhang Yimou alle volte anche pluripremiati in patria andavano in pochissime sale), oppure quanto sia un'adesione posticcia e solo di facciata (si sprecano le letture "aberranti" delle ultime opere di Zhang Yimou secondo le quali sotto sotto ci siano delle fortissime critiche a tutto il sistema mascherate da adesioni in superficie).


Alberto Di Felice ha detto...

Ti dirò che, in effetti, lo spazio per queste letture ci sarebbe -- ed è quello che dicevo quando parlavo di "opacità" e "linee d'ombra". L'argomento meriterebbe un'analisi attenta dei suoi ultmi film -- io li ho visti tutti una sola volta. In generale, ho trovato sospetto e sconcertante l'uso di quella magniloquenza enfatica, che mi sembra prestarsi più ad una celebrazione che non ad esser arma di critica; il successo in Cina (prima) e fuori (solo dopo) mi sembra essere un segnale del favore che il governo ha per Yimou (perché, come ho detto, la sua estetica rispecchia ora, volente o nolente, la concezione di "società armoniosa") a livello distributivo, oltreché di finanziamento ancor prima. Un tempo c'era molto più attrito-- Avrà "piegato leggermente" sé stesso, quel "leggermente" fa un bel po' di differenza--


gparker ha detto...

Si di sicuro è più in linea con il regime. Non ci sono dubbi.
Ma credo anche che una lettura aberrante si possa fare di qualsiasi cosa forzando gli elementi.
Il punto è che cosa passa da questi film? Anche ad una prima visione. Quasi tutti li guardano una volta sola e cosa fa passare Zhang Yimou? Sicuramente la magniloquenza, è la prima cosa che si vede, ma soprattutto mi sembra una concezione alla cinese della vita, non voglio dire "Cina da esportazione" ma più una veicolazione delle motivazioni, dei valori e della base della cultura cinese.
La scrittura, il thè, la storia e il modo in cui le arti marziali penetrano la filosofia (particolarmente forte in Hero).

Poi l'ultimo (La Città Proibita) è particolarmente scevro di queste cose e particolarmente centrato su un racconto shakespeariano. Di nuovo un racconto di donne come all'inizio della carriera (anche perchè c'è anche di nuovo Gong Li).
Insomma io non ci vedo davvero una celebrazione del regime quanto più un'opera che non dà fastidio al regime.


Fabio ha detto...

Ma secondo voi realmente Yimou in un'intervista ha preso e ci ha messo in mezzo di sua iniziativa la Corea del Nord e le manifestazioni militari?


gparker ha detto...

e' esattamente quello che sospetto non sia accaduto.


Anonimo ha detto...

Chi nega che la Cina abbia fatto un ottimo risultato?
Quello che dico è che è probabile, dato il bacino d'utenza di cui dispone e sul quale (come tu mi confermi nel caso della cagnotto) ha investito con strutture adeguate, che riporti un numero di vittorie maggiori.

D'altronde le variabili sono quelle: classe magistrale, cultura sportiva, dotazione di strutture (che all'india manca), numero di affiliati alla singola disciplina, fattore casalingo.

Non credo nella superiorità della razza, nè la loro nè la nostra.
Non credo nemmeno nel mezzo sportivo come sistema di misura del potere delle nazioni.

Sono di più, e se investono vincono, come chiunque altro. Mi sembra persino banale ribadirlo.


Fabio ha detto...

Ma non è questione di credere nella superiorità della razza (anche se, con buona pace del politically correct, quando si parla di fisiologia degli atleti bisogna parlare anche di razza... quest'anno nemmeno un bianco in semifinale dei 100).

Quello che accade è che la Cina a poco a poco si prende il posto che le compete nel panorama sportivo, ossia di superpotenza in stile vecchia URSS o USA. Questo in virtù dei fattori che tu hai elencato.
Quello su cui non siamo d'accordo è sminuire il risultato sportivo (anzi, il primato sportivo almeno a questo giro) con un conto che non sta in piedi. Confrontare una sola delegazione contro venti non è una cosa che ha senso.

E se non credi nel mezzo sportivo come strumento di misura del potere o della civiltà delle nazioni non c'è bisogno di fare questa forzatura per restituire un primato all'occidente.


Anonimo ha detto...

Bravo Fabio, mesi di polemiche con Gparker vedo che t'hanno giovato! ;D

Quello su cui dissento è -idea grosso modo espressa da Yimou o chi per lui- che la dittatura porti a risultati strabilianti, inimmaginabili per le democrazie.
Mi sembra che il medagliere continui ad indicare il contrario, che l'eccellenza si ottiene con l'organizzazione e le strutture e blablabla, e che i paesi occidentali nel loro complesso e (stando a Yimou- a questo punto anche) con l'handicap dell'assenza dello spirito di abnegazione cinese, abbiano fatto il risultato più grosso.

Credo inoltre, come regola generica, che i sistemi dittatoriali riescano a raggiungere eccellenza in tempi minori delle democrazie, però meno duraturi nel tempo. Come successe appunto all'urss e ai vari paesi dell'est.

La Cina è normale che sia superpotenza e si trovi in cima alla classifica - anche per ragioni demografiche, anche perchè padrona di casa.


Fabio ha detto...

Io veramente in genere sono d'accordo con gparker, che è dalla parte del bene ricordiamo.

Prendo atto che non siamo d'accordo sulla lettura di questo risultato sportivo. Per me, per come sono costruite le olimpiadi, non si può confrontare una delegazione contro venti, se pure rappresentante di un paese molto popoloso. Confronto enormemente impari per tanti motivi.
E anche sorvolando sulle regole delle olimpiadi e i limiti per nazione bisogna anche dire che un solo paese non può avere la ricchezza e varietà tecnica di tante scuole nazionali.
Insomma, per me il risultato cinese non è affatto un risultato ad handicap. Assegna a tutti gli effetti un significativo primato sportivo.

Per dare dei numeri. La delegazione cinese era composta da 639 atleti.

USA 595
Italia 344
Francia 323
Germania 439
Regno Unito 312
...

Sul fatto di ottenere risultati. Boh, io dico che dipende dalle priorità: ci sono regimi che affamano il popolo e sono grandi potenze militari. Il risultato lo ottengono, ma non è che questo tributi loro grande onore.
Se non condividiamo i mezzi con cui si ottengono certe cose poi non ha senso cadere nel complesso di inferiorità. Io sono pronto ad accettare che i cinesi o altri possano fare qualcosa meglio di noi in virtù della loro situazione politica, ma ciò non toglie che preferisco starmene qua.


Anonimo ha detto...

Fabio, io questo blog lo seguo dall'inizio, e seguendolo dall'inizio t'ho visto commentare tante volte. E io sono certo che pur'io tifo per il bene, però il più delle volte m'è capitato che il bene era Frankie666 - e non sono insensibile, a quel 666 che allega al nome - e il male è Gparker, benchè cerchino entrambi di far credere il contrario.

Anch'io preferisco starmene qua, e la mia polemica è, tutto sommato, sulle parole di Yimou (o chi per lui) che mi sembrano ridicolotte. Solo questo prendo per il culo.

La cosa peggiore di questo blog è che quando inneschi le polemiche sai che ti imbarchi in una cosa che non finisce più. La cosa migliore è che quando inneschi le polemiche trovi persone che giudicano tutto, come te, in base all'assoluto morale.


Anonimo ha detto...

sono rimasto colpito anche io da quello che è stato riportato dall'intervista a zhang yimou, credo che sia stato pilotato in quanto regista delle stesse olimpiadi..non poteva certo dire diversamente :)


Lore


gparker ha detto...

Nel ricordare a tutti che non solo sono ufficialmente il bene ma rappresento anche il progresso e la prosperità in questo blog mi sento anche di aggiungere che è normale che più vasto è il paese maggiore è il bacino in cui selezionare atleti e maggiore è la probabilità di avere talenti. E questo è proprio un ragionamento terra terra. Detto questo poi ci sono questioni di razza (gli africani nelle gare di resistenza) e di sistemi di allenamento o tradizione in un dato sport (neanche un cinese, tranne Liu Xian nell'atletica).
Per questo secondo me il risultato fatto dalla Cina in venti anni (dal 1988 ad oggi) è pazzesco e nessun paese democratico ci sarebbe riuscito. Sono però anche daccordo con Tony che si tratti di risultati che possono non reggere nel lungo termine, cioè che non creano una scuola virtuosa (come la scherma da noi).
Comunque Zhang Yimou parlava di lavoratori, o meglio operatori nel campo artistico e non tanto di atleti.

E lo sport con le sue bandiere che sventolano di continuo e i suoi inni e una metafora della guerra e della supremazia mondiale. Le sfide sportive non certo da oggi rappresentano scontri di cultura e mettono in scena accettabilmente i conflitti impossibili (USA/Cina a ping pong). Come del resto la corsa allo spazio in passato.


Anonimo ha detto...

Si anche io volevo ricordare a tutti che io in questo blog rappresento ufficialmente il male. A ciascuno il suo.

E il 666 del mio nick deriva da una canzone degli iron maiden!

Ma com'è che ci siamo messi a parlare di bene e male?


Anonimo ha detto...

E comunque gparker non rappresenta progresso e prosperità. Non ci sono diritti umani in questo blog.


Fabio ha detto...

Non sono certo di aver capito tutto quello che ha detto Tony ma prendo il tutto come complimento.

Aggiungerei, per giungere ad una sintesi, che Guo Jing Jing è strafiga... e che ormai le abbiamo visto fare più docce della Fenech.


Anonimo ha detto...

Dai, piu o meno. Era tra il complimento e la presa in giro. Ma non solo a te, un pò a tutti (me compreso) per quel misto di polemismo inutile più tarallucci&vinismo per concludere le polemiche più lunghe.


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