Se c'è una caratteristica unica e isolabile delle sceneggiature di Arriaga (oltre a questa anche Babel, Le Tre Sepolture, 21 Grammi e Amores Perros sono sue) è la solitudine di personaggi inconsapevoli di esserlo e incapaci di vincerla, che anzi quando tentano di porvi rimedio fanno anche peggio.
Odiatissimo dalla critica ufficiale e non, specialmente quando in coppia con Inarritu, adesso decide di portare da solo su schermo un suo scritto confezionando con Burning Plain un'opera che solo per piccoli elementi si allontana da come Inarritu trattava i suoi script (ma Inarritu comunque dirige meglio).
E' intelligente Arriaga, conosce i suoi limiti e sa che ovviamente il punto di forza del film starà nella scrittura, così dirige senza guizzi optando per una sottolineatura cromatica delle diverse dimensioni del film (4 come gli elementi della natura) e per alcuni raccordi di montaggio che passano improvvisamente da Jennifer Lawrence a Charlize Theron per spiegare che si tratta del medesim personaggio in momenti diversi della vita (il nome però non è lo stesso perchè negli anni trascorsi tra i due momenti lo ha cambiato).
Come sempre la volontà di raccontare una storia dotata di un intreccio forte, spiegato con abilità e senza linearità temporale, si unisce all'altra idea tipica di Arriaga cioè di un mondo di "fatti" legati gli uni agli altri in un modo o nell'altro e quindi in un certo senso concausantesi che di fatto stringono i personaggi e li condizionano.
Però come sempre alla fine della fiera, andando a stringere davvero da tutto questo intreccio, da tutti i riferimenti e da tutta l'indubbia abilità non emergono personaggi interessanti nè tantomeno situazioni clamorose, bensì figure umane poste di fronte a scelte già raccontate dal cinema che non sono affrontate in maniera nè particolarmente empatica nè particolarmente efficace.
Anche Burning Plain è in fondo solamente un gran bel girare in tondo.
Odiatissimo dalla critica ufficiale e non, specialmente quando in coppia con Inarritu, adesso decide di portare da solo su schermo un suo scritto confezionando con Burning Plain un'opera che solo per piccoli elementi si allontana da come Inarritu trattava i suoi script (ma Inarritu comunque dirige meglio).
E' intelligente Arriaga, conosce i suoi limiti e sa che ovviamente il punto di forza del film starà nella scrittura, così dirige senza guizzi optando per una sottolineatura cromatica delle diverse dimensioni del film (4 come gli elementi della natura) e per alcuni raccordi di montaggio che passano improvvisamente da Jennifer Lawrence a Charlize Theron per spiegare che si tratta del medesim personaggio in momenti diversi della vita (il nome però non è lo stesso perchè negli anni trascorsi tra i due momenti lo ha cambiato).
Come sempre la volontà di raccontare una storia dotata di un intreccio forte, spiegato con abilità e senza linearità temporale, si unisce all'altra idea tipica di Arriaga cioè di un mondo di "fatti" legati gli uni agli altri in un modo o nell'altro e quindi in un certo senso concausantesi che di fatto stringono i personaggi e li condizionano.
Però come sempre alla fine della fiera, andando a stringere davvero da tutto questo intreccio, da tutti i riferimenti e da tutta l'indubbia abilità non emergono personaggi interessanti nè tantomeno situazioni clamorose, bensì figure umane poste di fronte a scelte già raccontate dal cinema che non sono affrontate in maniera nè particolarmente empatica nè particolarmente efficace.
Anche Burning Plain è in fondo solamente un gran bel girare in tondo.
2 commenti:
a me sinceramente, arriaga e inarritu mi piacciono parecchio, fanno questi film così "sporchi" e reali...non so, riescono a farti immedesimare nei loro personaggi quasi facendoti dimenticare che il tutto non è altro che frutto di un copione.
Lorenzo
pur non arrivando ad un simile livello di immedesimazione anche io alle volte vengo trascinato nelle loro spire.
Tuttavia non posso fare a meno poi di pensare che quei personaggi più di tanto non mi convincono. Cioè esco dalla sala a dopo un po' magari ricordo l'intreccio ma non loro. Non mi rimangono impressi per quello che sono, quello che fanno o le decisioni che prendono, ma per il turbine di eventi nei quali sono presi.
Posta un commento