In un momento storico-cinematografico in cui vengono portate al cinema moltissime saghe letterarie e vengono adattati moltissimi libri comincia a fare la differenza non tanto le trame e le storie che sono raccontate quanto il modo con cui si sceglie di ridurre.
Adattare un libro è infatti sempre una riduzione, perchè in un libro c'è sempre più materiale di quanto possa entrare in un film. Occorre dunque scegliere cosa tenere e cosa scartare e questo equivale a scegliere cosa raccontare di quella storia e secondo quale percorso.
Se infatti esistono degli elementi che non possono essere trascurati (gli snodi fondamentali per la comprensione della trama) esistono anche diversi modi per renderli su schermo e diverse strade per arrivarci. Ember fa una scelta tra le più originali e inusuali tra quelle viste fino ad ora.
Il percorso seguito da Gil Kenan è stato infatti tutto concentrato sull'azione e poco sui personaggi. Il regista non ha tentato di fare tutto ma di fare una cosa sola ovvero raccontare bene gli snodi di trama dando un buon ritmo al film e concentrando la durata in soli 95 minuti.
In moltissimi punti si intuisce come gli elementi presentati possano essere molto più articolati di quello che si vede, di come in sostanza si tratti di parti che sicuramente nel libro sono trattate più a lungo, ma il film le tocca e va avanti perchè si concentra sull'azione, proprio nel senso delle azioni dei personaggi in gioco.
Ember ha il pregio di curare molto il comparto scenografico/costumistico (sebbene smaccatamente con un occhio all'espressionismo terminale di Metropolis, foto centrale) innervando il racconto sulle corse, le strategie, le fughe e l'ansia di risolvere il mistero. Così facendo trova la chiave corretta per rendere il fascino della città isolata, dell'ansia di libertà e dell'irrefrenabile volontà umana di conoscere.
In questo senso azzecca completamente il target (leggermente più giovanile del solito) e soprattutto il ritmo, senza la velleità di riportare la complessità di un'opera letteraria ma con l'audacia di voler operare un racconto d'avventura cinematografica come si deve.
14 commenti:
Che vergogna! L'ho visto prima di te e mi hai battuto sul tempo... Sono d'accordo con te su molte cose, ma mi stupisce che tu non abbia colto il fatto che l'estrazione del lavoro della vita "a sorte" sia uguale al sistema che usano in Futurama. Che sia un suggerimento occulto per affossare definitivamente la meritocrazia? in teoria, Ember funziona...
Flavia
Non l'avevo mai visto in Futurama, però è un sistema che mi sa di aver già visto anche da qualche altra parte...
E tu che lavoro hai estratto?... :D
F.
giornalaio ma poi l'ho corretto a penna in giornalista
:D
Senti, ma hai notato che la bimba (Poppy) è UGUALE a Haley Joel Osmond (si scrive così?) rimpicciolito e con la parrucca?
F.
si scrive osment, e comunque somiglia
grande martin landau... Bela Lugosi in Ed Wood...
Guarda, qui recita con la sua vecchiezza... e funziona!!
Sei un fan di Ed Wood di Tim Burton? L'ho visto anni fa, non mi piacque tanto. Ma i film DI Ed Wood sì!
Flavia
Sono mediamente fan di burton. Nel senso che non mi strappo i capelli e non lo ritengo un mito, ma uno che ha fatto degli ottimi film al pari anche di tante cretinate e che ogni volta rischia seriamente di essere vittima del suo stile.
Ed Wood mi piacque.
Non ho visto film di Ed Wood... Onestamente ilfilm di Burton non mi ha inovogliato a vederli. Personalmente neanche io sono un grande ammiratore di Tim Burton, ha fatto ottimi film ma anche belle schifezze, Ed Wood mi è piaciuto molto.
Ah, ehm, io di Burton non ho mai visto Edward Mani Di Forbice...
Anche io non sono una grande fan di Tim Burton come regista, ma come uomo sì: è sinceramente matto, secondo me!
Comunque Ed Wood per me era deludente, anche La Fabbrica di Cioccolato per dirne un altro.
Manidiforbice invece merita.
Tra l'altro mi pare che la sceneggiatrice sia la stessa di Ember (per collegarmi al post)... Parker controlla tu!
F.
Neanch'io sono un grande fan di Tim Burton... ehi, ma dove sono finiti tutti i suoi fan?
haha
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