Non che non si possa rifare Otello, diciamolo subito, e nemmeno che non si possano adattare i grandi classici ad un cinema popolare, centrato più sulla trama che su altro. Anzi! Forse le opere di Shakespeare sono le più adatte ad un simile lavoro perchè dotate di intrecci formidabili e archetipici al tempo stesso, opere così forti da resistere anche alle molte storpiature. Ma De Biasi ce l’ha messa tutta.
Iago tenta un’opera di riscrittura ispirandosi (con vaghezza crescente a mano a mano che ci si approssima al finale) all’Otello originale per parlare di ambizione. E’ Iago la vittima in questa visione del dramma, perchè amava Desdemona e Otello gli ha soffiato donna e ambizioni professionali.
Una variazione sulla carta interessante per una dinamica nei secoli diventata anche abbastanza trita. Ma il grande errore del film è di prendersi eccessivamente sul serio e di puntare troppo in alto. De Biasi vuole tirare le fila del senso stesso dell’essere ambiziosi come Shakespeare faceva con la gelosia. Iago distrugge tutto per amore di Desdemona e di se stesso, per rabbia e per desiderio di aspirazione sociale (tutti fanno architettura ma al contrario degli altri Iago è povero e idealista, è più bravo degli altri, lo sa e intende arrivare in alto).
Se non bastassero dei presupposti eccessivamente ambiziosi ci si mette la realizzazione a creare dei veri problemi. Un film recitato tanto male quanto Iago non lo si vedeva da tempo e la scelta luhrmaniana di contaminare la sceneggiatura moderna scritta per l’occasione con un linguaggio aulico e alcune frasi o richiami al copione originale è deleteria in questo senso. Nemmeno Gabriele Lavia si salva nello sconcerto generale.
Volfango De Biasi predilige le metafore (anch’esse spesso prese dal Romeo + Juliet di Luhrmann come la festa in maschera) e caricando la messa in scena di simboli, ma ognuno di questi è ripreso e trattato con un’enfasi esagerata che ne rivela l’inconsistenza di fondo.
La composizione delle inquadrature è spesso disarmante, gli attori sembrano disposti casualmente e ignari di come e dove debbano posizionarsi. Il montaggio, specialmente nei dialoghi e quindi nel classico campo/controcampo, è assolutamente dilettantesco e non si capisce come mai nessuno abbia fatto qualcosa per impedirne l’approvazione finale.
Neanche la colonna sonora si salva. Incerta tra sottolineature drammatiche e autoironia la musica è usata in uno dei modi peggiori che si ricordino.
Normale a questo punto che dati simili presupposti ogni cosa risulti ridicola. Vaporidis che elogia la propria intelligenza parlando tra sè e sè, i vestiti palesemente caricaturali, i molteplici finali (ma chi ha approvato??), i mantelli che svolazzano nella notte e tutta quell’aria da trasgressione da tinello che pervade il film.
Iago tenta un’opera di riscrittura ispirandosi (con vaghezza crescente a mano a mano che ci si approssima al finale) all’Otello originale per parlare di ambizione. E’ Iago la vittima in questa visione del dramma, perchè amava Desdemona e Otello gli ha soffiato donna e ambizioni professionali.
Una variazione sulla carta interessante per una dinamica nei secoli diventata anche abbastanza trita. Ma il grande errore del film è di prendersi eccessivamente sul serio e di puntare troppo in alto. De Biasi vuole tirare le fila del senso stesso dell’essere ambiziosi come Shakespeare faceva con la gelosia. Iago distrugge tutto per amore di Desdemona e di se stesso, per rabbia e per desiderio di aspirazione sociale (tutti fanno architettura ma al contrario degli altri Iago è povero e idealista, è più bravo degli altri, lo sa e intende arrivare in alto).
Se non bastassero dei presupposti eccessivamente ambiziosi ci si mette la realizzazione a creare dei veri problemi. Un film recitato tanto male quanto Iago non lo si vedeva da tempo e la scelta luhrmaniana di contaminare la sceneggiatura moderna scritta per l’occasione con un linguaggio aulico e alcune frasi o richiami al copione originale è deleteria in questo senso. Nemmeno Gabriele Lavia si salva nello sconcerto generale.
Volfango De Biasi predilige le metafore (anch’esse spesso prese dal Romeo + Juliet di Luhrmann come la festa in maschera) e caricando la messa in scena di simboli, ma ognuno di questi è ripreso e trattato con un’enfasi esagerata che ne rivela l’inconsistenza di fondo.
La composizione delle inquadrature è spesso disarmante, gli attori sembrano disposti casualmente e ignari di come e dove debbano posizionarsi. Il montaggio, specialmente nei dialoghi e quindi nel classico campo/controcampo, è assolutamente dilettantesco e non si capisce come mai nessuno abbia fatto qualcosa per impedirne l’approvazione finale.
Neanche la colonna sonora si salva. Incerta tra sottolineature drammatiche e autoironia la musica è usata in uno dei modi peggiori che si ricordino.
Normale a questo punto che dati simili presupposti ogni cosa risulti ridicola. Vaporidis che elogia la propria intelligenza parlando tra sè e sè, i vestiti palesemente caricaturali, i molteplici finali (ma chi ha approvato??), i mantelli che svolazzano nella notte e tutta quell’aria da trasgressione da tinello che pervade il film.
26 commenti:
Vaporidis dovrebbe essere eliminato fisicamente.
@compatto
http://www.youtube.com/watch?v=un-g18khacw#t=2m50s
bè Pino Scotto è forte, ma io preferisco Richard Benson.
Ah Parker ma Volfango è la versione italiano del nome Wolfgang?
Dubito che Benson abbia mai commentato Svaporadis però...
Comunque era chiaro che questo film fosse uno sfogo di supponenza, che schiaccia l'occhiolino qua e là, e lì, e laggiù.
MAHH.. una rilettura dell'otello di shakespeare con vaporidis e la chiatti?? già a dirlo sembra una presa per il culo.. c'è un limite a tutto, cazzo
Secondo me è migliore la citazione di Franco Franchi che, nel ruolo di un cuoco pasticciere, tenta di uccidere la moglie fedifraga.
Nella colluttazione cade con la faccia su una torta al cioccolato e quando rialza la testa, con il coltello in mano, è diventato il Moro.
Io dico che questo film è un autentico colpo di genio.
Ve lo dico è lui: è il fondo del barile. Non si può cadere più in basso secondo me.
franco una volta giunti sul fondo ed aver raschiato si incomincia ad andare sottoterra....quando anche gigi d'alessio vorrà fare un film(o vi reciterà) allora saprai che siamo al limite
Mariolone: io l'ho visto un film con Gigi D'Alessio, una sceneggiata napoletana in cui il cattivo è Mastrota (non a caso del nord). Un mito.
Skellington: si anche io prima che iniziasse ho avuto un momento di lucidità e mi sono chiesto: "Ma checcazz..." e si è spenta la luce
Fabio: mitica quella scena.....
in quel video di pino scotto la cosa migliore è come se la prenda con vaporidis: A) perchè non è nessuno B) perchè è straniero
e poi lo insulta dandogli del pescatore.
Lui che in tutte le altre uscite si professa dalla parte di chi lavora...
"trasgressione da tinello" ahah sei un genio! :-D
:D
troppo gentile...
gigi d'alessio contro mastrota?
Ma dove cazzo li trovi?
mi sorprende che qui qualcuno ignori "cient'anne", con gigi d'alessio che fa gigi d'alessio e mario merola -il padre- che fa mario merola.
ad ogni modo io non l'ho visto, me l'hanno raccontato.
ah mi sa che questo l'avevo sentito...
Ma D'alessio contro Mastrota...
E' geniale perchè Mastrota rappresenta il nord. E' l'unico con l'accento milanese, è ricco e imprenditore. E cattivo.
Mentre Giggi è autentico, sanguigno, cantante e memore delle proprie origini.
Propp impazziva con una cosa del genere.
Non sto piuù nella pelle: Voglio al piu presto vedere IAGO e anche CIENT ANNI
Quindi oltre a Moccia che fa un film e ci scrive anche un libro/diario sul dietro le quinte c'è anche un film con d'alessio vs mastrota?
...
Perchè ancora mi stupisco?
incredibile...alloa hai ragione franco...siamo al fondo...da un pò evidentemete..ma parker, dimmi una cosa il film ha un happy ending tipo eruzione devastante del vesuvio o atomiva sganciata su napoli?
no tipo totale resa del nord nei confronti dei sentimenti del sud.
Non hai idea che recitazione......
i film dove vincono i buoni sentimenti non valgono niente.
Specialmente se sono italiani.
ma se appena c'è un finale in cui poco poco il tuo protagonista ha un colpo di tosse ti piglia male...
pensa che mi da fastidio solo sentirne parlare...i miei livelli di intolleranza sono veramente troppo elevati...ho bisogno di una vacanza
Nel nordest italico. Sereno e tollerante.
mandiamoci Vaporidis nel nord est, vestito da africano!!!
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