Realizzato due anni fa e già passato al Festival del Film di Roma L'Amore Nascosto arriva ora in sala sfruttando il richiamo mediatico dato dalla presenza della presidentessa dell'ultimo festival di Cannes, Isabelle Huppert.
Si tratta di una curiosa produzione italiana con una partecipazione minoritaria francofona (Belgio e Lussemburgo) voluta a tutti i costi per poter girare in lingua francese il film "perchè far recitare Isabelle Huppert in una lingua che non è il francese sarebbe delittuoso" è stato detto alla conferenza stampa, il che la dice lunga su molte cose.
La dice lunga cioè su come L'Amore Nascosto sia un film centrato su un attore o attrice in cui tutto è funzionale non al personaggio che interpreta ma alla recitazione di quel personaggio e nei quali tutti significati sono veicolati attraverso la recitazione. La messa in scena dimentica le sue potenzialità e si appiattisce su un solo elemento (la recitazione appunto) demandando ad esso l'onere di "fare il film".
Com'è tipico di questi casi L'Amore Nascosto racconta un personaggio squilibrato, uno dei più grandi topoi della facile grande prestazione d'attore dei nostri tempi. Più che essere il ruolo difficile per antonomasia infatti il matto è il ruolo caricaturale per antonomasia; le persone con problemi mentali al cinema, quando sono interpretati da grandi attori, risultano essere sempre molto più interessanti e intensi di quanto non siano nella realtà, passando ad essere mezzo per l'affermazione attoriale da che dovrebbero essere il fine di quell'interpretazione.
Questo ovviamente non leva nulla all'immensa bravura di Isabelle Huppert, ma anche lei non può nulla di fronte ad un progetto di film che non sfrutta a dovere le sue energie anzi le disperde. Alla fine ci si trova quindi davanti ad una storia che non parla della realtà, nemmeno per metafora, un film sostanzialmente non sincero e alquanto noioso, con una delle peggiori e più fastidiose colonne sonore che si ricordino.
La Huppert di suo è stata molto più incisiva quando ha interpretato La Pianista, una dissociata mentale che davvero poneva dei problemi allo spettatore e stimolava un confronto mettendone in forte crisi le idee. Ma quello, per l'appunto, era Haneke.
Si tratta di una curiosa produzione italiana con una partecipazione minoritaria francofona (Belgio e Lussemburgo) voluta a tutti i costi per poter girare in lingua francese il film "perchè far recitare Isabelle Huppert in una lingua che non è il francese sarebbe delittuoso" è stato detto alla conferenza stampa, il che la dice lunga su molte cose.
La dice lunga cioè su come L'Amore Nascosto sia un film centrato su un attore o attrice in cui tutto è funzionale non al personaggio che interpreta ma alla recitazione di quel personaggio e nei quali tutti significati sono veicolati attraverso la recitazione. La messa in scena dimentica le sue potenzialità e si appiattisce su un solo elemento (la recitazione appunto) demandando ad esso l'onere di "fare il film".
Com'è tipico di questi casi L'Amore Nascosto racconta un personaggio squilibrato, uno dei più grandi topoi della facile grande prestazione d'attore dei nostri tempi. Più che essere il ruolo difficile per antonomasia infatti il matto è il ruolo caricaturale per antonomasia; le persone con problemi mentali al cinema, quando sono interpretati da grandi attori, risultano essere sempre molto più interessanti e intensi di quanto non siano nella realtà, passando ad essere mezzo per l'affermazione attoriale da che dovrebbero essere il fine di quell'interpretazione.
Questo ovviamente non leva nulla all'immensa bravura di Isabelle Huppert, ma anche lei non può nulla di fronte ad un progetto di film che non sfrutta a dovere le sue energie anzi le disperde. Alla fine ci si trova quindi davanti ad una storia che non parla della realtà, nemmeno per metafora, un film sostanzialmente non sincero e alquanto noioso, con una delle peggiori e più fastidiose colonne sonore che si ricordino.
La Huppert di suo è stata molto più incisiva quando ha interpretato La Pianista, una dissociata mentale che davvero poneva dei problemi allo spettatore e stimolava un confronto mettendone in forte crisi le idee. Ma quello, per l'appunto, era Haneke.
9 commenti:
Bellissima recensione.
e pessimo film! :)
cmq qua in inghilterra, perlomeno dove campo io, sti film non li trovi al cinema MAI. Ci sono solo super multisala che proiettano filmazzi americani ad alto budget...
mannaggia che m'hai ricordato...che depressione questa mattonata di film anche nel contesto della selezione in concorso del 2007 che mi sono dovuto sorbire tutta intera perchè in giuria !
si orrendo
Un film che la dice lunga sui metodi di selezione delle commissioni festivaliere.
Capone ha una grammatica cinematografica imbarazzante mentre la prova della Huppert che replica se stessa in un ruolo segnato dal disagio mentale è SBIADITA.
infatti il vero problema del festival di roma è la selezione principale, perchè il resto (L'altro cinema, ma anche Alice e qualche premiere) sono assolutamente valide. Non chissà che cosa straordinaria, ma valide senza dubbio.
cos'e la grammatica cinematografica?
sono le regole e le convenzioni alla base del linguaggio del cinema. Esempio la grammatica del cinema ad un livello basilare prevede che se due parlano e io inquadro uno dei due mentre guarda verso sinistra l'altro dovrà necessariamente guardare verso destra quando risponde, altrimenti dal montaggio non si comprende che i due sono uno di fronte l'altro. Tanto per dirne una.
Ma le regole della grammatica cinematografica non sono fisse e rigide come quelle della grammatica linguistica, sono lì per essere cambiate.
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