28.9.09
La musica salverà YouTube
Più della metà. Circa il 64% dei ricavi di YouTube viene dai video musicali. Il cosiddetto sito di condivisione video è sempre di più un sito di ascolto musicale. I canali più sottoscritti sono quelli musicali, i video più visti sono i musicali ed esistono mille applicazioni per sentire in streaming solo l'audio dei video presenti sul sito. Da quando poi YouTube ha applicato la tecnologia di Content ID ai suoi video (finalmente) anche i profitti sono schizzati.
Ma non tutti quelli che sguazzano nel business della musica su YouTube guadagnano nella stessa maniera.
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6 commenti:
come si sguazza nel business della musica su youtube?
La risposta alla tua prossima domanda é: ovviamente no.
Tutto più o meno vero, e allora sarebbe il caso di iniziare a far passare il messaggio che senza accordo con i titolari dei diritti non è che non si può fisicamente andare avanti (la policy pilatesca di Google e la normativa in tema di esclusione di responsabilità per gli Internet Service Providers nella società dell'informazione di fatto lo consente, e per questo si stanno muovendo i governi, quello francese in testa) ma è sbagliato andare avanti, che è una cosa diversa. Qui la lotta non è per avere prodotti culturali (scusate l'ossimoro) gratis, ma per poter superare i tradizionali canali di distribuzione, per poter decidere a cosa aver accesso e non accedere a ciò che gli altri hanno deciso. L'iniziativa di YouTube è solo una delle molte; pensate all'accordo GoogleBooks per i libri, o ai canali personali degli artisti che si appresta a lanciare MySpace; e allora mi viene da pensare, un po' eticamente, che se per tanto tempo sono mancati questi modelli alternativi legali di fruizione culturale il motivo va ricercato nell'ambigua indulgenza con cui si è trattata pubblicamente (privatamente ognuno fa quello che vuole) la questione della pirateria, e non il contrario. Infine, rimane solo da chiederci come influirà questo manifesto e progressivo spostamento dell'asse della rete da orizzontale a verticale in termini di neutralità dalla rete (voglio dire: se YouTube si converte in un produttore di contenuti da semplice contenitore), ma forse è una domanda cui solo i nostri amici giapponesi dell'altro post possono al momento rispondere.
frankie: sono contento che tu riesca ormai a prevedere quando ti sto per chiedere se c'è qualcuno di cui ti fideresti più di me per le informazioni e i pareri. Grazie davvero.
dionigi: Secondo me questa soluzione salva davvero capra e cavoli. Perchè non solo la universal ha il suo canale che è tra i più seguiti ma io posso inviare roba universal o video miei con di sottofondo loro canzoni e i soldi vanno a loro. Si salva la distribuzione e il riutilizzo e il diritto d'autore.
diamine, e pensare che ero così fiero del mio commento...
Già, anche io sono favorevolmente colpito. Mi fa piacere che nel tuo articolo citi il mash-up, il tema delle trasformazioni a scopi non meramente commerciali nel mondo dell'arte è molto interessante ed è il prossimo terreno di scontro in materia di proprietà intellettuale, perchè in teoria, da noi (inteso come Europa), non puoi fare alcun tipo di modificazione senza il consenso dei titolari dei diritti, mentre in America il principio del fair use permette qualche libertà (tipo il poster di Obama fatto da Shepard Fairey a partire da una foto dell'Associated Press). Questo è interessante non tanto a livello di Cinema con la c maiuscola, quanto al livello di videoarte e, in generale, creazioni audiovisuali. Sarebbe bello se in Italia ci fosse qualche foro in cui discutere di queste cose, a parte questo blog ovviamente (giapponesi permettendo).
Si sicuramente è un problema di una sofisticatezza tale che oggi non ha senso porselo, oggi che ancora si combatte la pirateria. Ma un giorno toccherà.
prometto che conterrò le ingerenze del nemico nipponico
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