Esce questa settimana L'Artista, film passato l'anno scorso al Festival di Roma (in concorso proprio) che a solo un anno dalla presentazione trova distribuzione nel nostro paese. Si tratta di un'opera bellissima motivo per il quale faccio un copiaincolla (e correggo la grammatica) della recensione che scrissi un anno fa. Se potete vedetela perchè ho sentore che starà poco in sala.
CONCORSO
FESTIVAL DEL FILM 2008
FESTIVAL DEL FILM 2008
Diciamolo subito: El Artista non è solo il film più bello che si sia visto qui ma anche uno dei migliori della stagione (a dimostrazione del buon lavoro di selezione fatto). Un'opera in grado di intrecciare mirabilmente comicità e popolarità con un registro altissimo e infiniti piani di lettura.
Attraverso la storia di un uomo che spaccia per proprie le opere di un anziano malato di mente che assiste e che così ottiene fama di grandissimo artista, i due registi operano una riflessione tra le più raffinate mai viste non tanto sul concetto di arte quanto su quello di artista (e questo era facile da capire, dato il titolo).
Una riflessione che in nessun modo è un punto fermo ma che fornisce a chiunque una base per farsi un'idea e riflettere sul tema, che costringe ogni spettatore a prendere una posizione a diversi livelli di profondità.
Che ruolo ha l'astrattismo? Che senso hanno i musei? Che rapporto intrecciamo singolarmente con le opere che vediamo? Quanto ci influenza il giudizio generale che viene dato dal momento che non si tratta di arte figurativa? Un artista è tale perchè espone? O è come l'orinatoio di Duschamps, che è arte solo quando inserito in una mostra?
C'è una componente fortissima di critica all'ambiente dell'arte moderna (la pittura ma anche le altre arti come la danza), continuamente bersagliata da una serie di battute e situazioni a dir poco esilaranti ma anche una speranza e una fiducia nel ruolo dell'arte e dello studio più serio (la figura del professore universitario è l'unica che non è denigrata, anzi sembra quasi capire tutto).
Resistendo moltissimo e benissimo alla facile trappola di replicare l'idea di Oltre Il Giardino, El Artista gioca tutte le sue carte con uno stile visivo fenomenale, degno del miglior cinema "autoriale", fatto di inquadrature che schiacciano e tagliano il superfluo al pari di campi lunghi che incastrano il piccolo truffatore in strutture più grandi di lui, comunicando senza bisogno di parole (usate quasi solo per le battute).
Infatti moltissime soluzioni e moltissimi particolari fondamentali per la trama (come la prima volta in cui si capisce che le opere le fa il vecchio matto) non sono comunicati verbalmente ma con le immagini o con la maniacale composizione di ogni inquadratura. La conoscenza che i due registi sfoggiano del linguaggio filmico e della fotografia è davvero impressionante, specialmente per come non lasciano mai che l'intellettualismo e la ricerca formale ammorbi il film ma la pongono come uno strumento, al pari delle mille battute sparse per l'opera.
Attraverso la storia di un uomo che spaccia per proprie le opere di un anziano malato di mente che assiste e che così ottiene fama di grandissimo artista, i due registi operano una riflessione tra le più raffinate mai viste non tanto sul concetto di arte quanto su quello di artista (e questo era facile da capire, dato il titolo).
Una riflessione che in nessun modo è un punto fermo ma che fornisce a chiunque una base per farsi un'idea e riflettere sul tema, che costringe ogni spettatore a prendere una posizione a diversi livelli di profondità.
Che ruolo ha l'astrattismo? Che senso hanno i musei? Che rapporto intrecciamo singolarmente con le opere che vediamo? Quanto ci influenza il giudizio generale che viene dato dal momento che non si tratta di arte figurativa? Un artista è tale perchè espone? O è come l'orinatoio di Duschamps, che è arte solo quando inserito in una mostra?
C'è una componente fortissima di critica all'ambiente dell'arte moderna (la pittura ma anche le altre arti come la danza), continuamente bersagliata da una serie di battute e situazioni a dir poco esilaranti ma anche una speranza e una fiducia nel ruolo dell'arte e dello studio più serio (la figura del professore universitario è l'unica che non è denigrata, anzi sembra quasi capire tutto).
Resistendo moltissimo e benissimo alla facile trappola di replicare l'idea di Oltre Il Giardino, El Artista gioca tutte le sue carte con uno stile visivo fenomenale, degno del miglior cinema "autoriale", fatto di inquadrature che schiacciano e tagliano il superfluo al pari di campi lunghi che incastrano il piccolo truffatore in strutture più grandi di lui, comunicando senza bisogno di parole (usate quasi solo per le battute).
Infatti moltissime soluzioni e moltissimi particolari fondamentali per la trama (come la prima volta in cui si capisce che le opere le fa il vecchio matto) non sono comunicati verbalmente ma con le immagini o con la maniacale composizione di ogni inquadratura. La conoscenza che i due registi sfoggiano del linguaggio filmico e della fotografia è davvero impressionante, specialmente per come non lasciano mai che l'intellettualismo e la ricerca formale ammorbi il film ma la pongono come uno strumento, al pari delle mille battute sparse per l'opera.
2 commenti:
Ciao GParker
Come si fa a vedere sto film? Ne ho sentito parlare, ma a Roma non lo danno in nessuna sala!
P.S.
sono giorni che aspetto un tuo post su Polanski...
Supponjgo esca domani e dovrebbe andare al 4 fontane perchè ho visto che dentro hanno messo la locandina. Ovviamente come sempre in questi casi il condizionale è d'obbligo...
su Polanski hai ragione, è stato un colpo e mi sono voluto informare bene, pare che oggi siano saltate alcune delle prime tesi della difesa... Domani ci faccio il post.
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