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4.12.09

Dieci Inverni (2009)
di Valerio Mieli

POSTATO SU
Si invecchia già tra i 19 e i 29 anni e Dieci Inverni di questo parla, del trovarsi a fare il primo dei molti bilanci di una vita. Si tratta di un lavoro molto acerbo, diretto dall'esordiente Valerio Mieli, prodotto dal Centro sperimentale di cinematografia da cui è appena uscito, appoggiato dallo stato e coprodotto da fondi russi. Ci sono diverse competenze alle prime armi ma per fortuna c'è anche Federica Pontremoli, sceneggiatrice che nelle ultime due stagioni si è rivelata deus ex machina del cinema più sinceramente sentimentale che abbiamo prodotto.

La storia è sempre la stessa, boy meets girl, ma narrata con qualche semplicismo da cinema giovanilista e con un espediente narrativo che aiuta i realizzatori a non battere le solite strade. Silvestro e Camilla (già che io mi ricordi i nomi dei protagonisti senza andare a controllare è un trionfo per la sceneggiatura!) si conoscono casualmente nel 1999, quando hanno circa 19 anni e si trasferiscono dalle parti di Venezia per studiare, da lì comincia il racconto dei dieci anni successivi fatto saltando di inverno in inverno. Un mese del 2000, un altro del 2001 e via dicendo, dieci "quadri" come dice il regista nella cartella stampa (forse pensando ai quadri godardiani di Questa è la mia vita...) che con qualche sapiente forzatura al realismo vedono i due reincontrarsi e mancare un'altra volta l'appuntamento con il possibile amore.

La fotografia di Marco Onorato ricorda quella (mostruosa) di Il piacere e l'amore per come utilizza gli elementi atmosferici come parte dell'empatia del racconto (e lo si vede già dalla locandina), mentre il ricorso ad una precisione maniacale nel ricostruire le mode, gli abiti e gli usi dei diversi anni dà al tutto una patina di altrimenti impossibile realismo.
Ma sono loro due, Silvestro e Camilla (interpretati con calzante realismo da Michele Riondino e Isabella Ragonese due tra i tre migliori attori del panorama giovane), ad essere due veri personaggi di finzione in grado di essere eccezionali pedine melodrammatiche di un racconto di passioni coinvolgente proprio in virtù delle sue coincidenze folli.

Il continuo ritrovarsi anno dopo anno dei due è quasi sempre casuale e quasi sempre significativo, le loro vite procedono ma il rapporto tra i due sembra sempre fermo. Valerio Mieli sottolinea questo con un uso espressivo di oggetti, vestiti e luoghi per ancorare in ogni momento la storia a qualcosa e creare un passato che, arrivati a fine film nel 2009, sembra essere tale anche per lo spettatore.

12 commenti:

Fabio ha detto...

OT: apprendo dai twitter che stai giocando shadow of the colossus. Mi compiaccio.


Christian ha detto...

Bella l'ambientazione di una Venezia grigia, invernale e senza turisti, ma i personaggi mi sono sembrati odiosi: lui antipaticissimo, lei insulsa.


Mariolone ha detto...

Quindi in tutti e dieci gli anni non si accoppiano mai?
Questo è gratuito lo sò...ma mi sto annoiando dopo aver visto terminator salvation


gparker ha detto...

Fabio: si, finalmente. Il trailer di Last Guardian mi ha fatto decidere di passare all'acquisto e ora finito questo prenderò pure Ico.

Christian: invece a me proprio loro due erano piaciuti, dotati di un carattere ben definito e che subisce le corrette mutazioni negli anni

Mario: Si è così


Fabio ha detto...

@gparker
Mi aspetto dottissimi articoli sull'uso del mezzo videoludico.

Comunque dopo che giochi questi due il resto ti sembrerà solo CACCA! (cit.)


gparker ha detto...

qualcosa scriverò di sicuro, anche se molto viene da ocarina of time


Occa ha detto...

so ke sono fuori tempo massimo perke' il film e' uscito da oltre 1 mese ma voglio dire la mia. premesso ke avevo altissime aspettative e ke difficilmente critico un'opera prima (in letteratura e al cinema soprattutto)MA in qs caso devo proprio dire che non mi ha convinto per niente. Salvo sicuramente i due protagonisti eccellenti nell'interpretazione dei persnaggi sempre uguali a se stessi nell'arco dei dieci anni ma butto dalla torre i dialoghi scontati noiosi e pretestuosi e soprattutto il ritmo. Volgio dire alla fine quando i due finalmente si dichiarano e copulano si ha la sensazione ke sia una fine e non un inizio, che l'occasione ormai sia andata persa, si resta con un sapore amaro in bocca. Forse dieci anni sono davvero troppi per un amore non rilevato (seppure evidentissimo inspiegabilemnte già dalla prima scena). Lo spettatore nel passare degli anni non sente la passione montare, la voglia di stare insieme crescere, assiste invece al calo della tensione e arriva alla fine sfiduciato stanco e certo che il tempo e' passato e anche l'amore tra i due porta i segni dell'invecchiamento. mi sembrava quasi di vedere la ruggine tra d loro....e poi la scena dell'asta rubata da quel "capolavoro" di proposta indecente...


gparker ha detto...

durissima!
Io bene o male concordo con quello che dici solo che ho trovato proprio lì il bello del film, cioè nell'affrontare un rapporto con la giusta dose di cinismo per la quale, come spesso è, alle volte le possibilità scadono e non ci si può rincorrere per anni perchè pure che alla fine si finisce insieme non c'è più quell'entusiasmo e quel tipo di sentimento che ci poteva essere anni prima. E in questo mi sembra che Dieci Inverni sia preciso e onesto, non racconta come dici pure tu il maturare o il crescere di un sentimento ma i diversi incastri di una vita che fanno sì che due persone che lo vorrebbero per tanto tempo poi finiscono insieme solo quando la sorte lo concede. E alle volte è troppo tardi.
Poi fa un bellissimo uso dei luoghi, quella Venezia non turistica, quell'orrenda casetta dove vivono...


Occa ha detto...

ma allora mi dici ke era proprio voluta qs sensazione del "troppo tardi il treno e' perso" ma allora si' ke e' un film riuscito! mi hai illuminato e io ke credevo d essere la solita cinica.. la casetta a me e' piciuta..


gparker ha detto...

non posso sapere cosa volesse fare il regista ma so cosa è sembrato a me (e il fatto che sia arrivata la stessa cosa anche a te me lo conferma). E penso che ciò che sembra allo spettatore, ciò che gli arriva da un film e che capisce, sia infinitamente più importante di ciò che era nella testa degli autori prima di iniziare. In fondo io vado a vedere il film, l'opera compiuta, non la fiera delle velleità di un uomo.

Si la casetta era carina ma orrida. O meglio carina nel suo essere orrida.


Occa ha detto...

aspetto con ansia di leggere cosa dirai del riccio..grazie per aver srecato il tuo tempo per rispondermi e spero ke i tuoi 7 siano finiti meglio..


gparker ha detto...

Sono finiti molto peggio. Con molta meno soddisfazione e più tetra accettazione. Neanche ci si parla più.


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