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1.4.11

Non Lasciarmi (Never Let Me Go, 2011)
di Mark Romanek

Difficile parlare di Non Lasciarmi senza rivelare particolari che potrebbe essere meglio non conoscere prima di vedere il film. Non siamo infatti dalle parti del solito film da Keira Knightely, nè del solito dramma intimista. Tratto dal libro di Kazuo Ishiguro e diretto dal videoclipparo pentito Mark Romanek (mai visto uno nascondere così tanto il suo stile passato!), Non Lasciarmi è un adattamento riuscitissimo, non fa pesare allo spettatore la provenienza con pesanti dialoghi o momenti che sembrano suggerire sviluppi che non arriveranno, nè comprime eccessivamente la vicenda.

Soprattutto Romanek non ha protagonismi eccessivi e si limita a trovare le location migliori per sviluppare una storia che proprio negli spazi trova senso. La ricerca che i tre protagonisti fanno e non fanno, cioè la volontà di fuggire che non viene mai espressa e l'anelo di libertà che in Blade Runner era furia omicida (anche verso il creatore), qui è un grido soffocato e poi liberato nel mezzo della campagna. E in questo senso il film trova senso.
Non Lasciarmi sorprende molto, prima con la sua storia (e per questo se non la sapete è meglio) poi con il modo in cui la affronta.

Scegliere di lasciare che a parlare siano luoghi quasi sempre deserti, spiagge, campagne e strutture con pochissime persone dentro se non i protagonisti, è davvero l'idea vincente per trasporre in immagini non tanto le vicende, quanto l'idea più generale di quel che quella storia sottende. Il senso di solitudine di chi non ha nulla a cui appigliarsi per raggiungere i propri obiettivi e l'impotenza di fronte ad un destino scritto si manifestano nella totale solitudine di un trio di persone.

7 commenti:

vinz ha detto...

apprezzo molto il tuo scrupolo no-spoiler.
Ahime', ho visto con indignazione su vari giornali, recensioni al film in cui "quella parola la'" era nel titolo stesso!
Sarebbe come intitolare una recensione 'the others': "Storia di una famiglia di fantasmi".
ma come si fa....?!
inoltre nel libro una delle cose bellissime e' che alla "grande verita'" l'autore ti ci porta dolcemente, piano piano, dando piccoli indizi. senti che c'e' qualcosa di terribile nell'aria, ma non capisci bene... e quando poi lo capisci, e' senza colpi di scena.
Forse anche nel film hanno avuto questa cura, ovviamente vanificata dal nostro giornalismo.


gparker ha detto...

il problema delle testate senza commenti


vinz ha detto...

le testate senza commenti? che intendi?


Anonimo ha detto...

D'accordissimo. Soprattutto nella potenza comunicativa di ciò che accenni nel finale della recensione.

Ale55andra


gparker ha detto...

intendo che è quel che succede quando non ci sono i commenti. Cioè in rete la presenza dei commenti abitua a correzioni di tiro, impedisce spoiler e in sostanza bacchetta i redattori. Nel cartaceo tutto questo non c'è e non c'è mai stato se non nella forma delle lettere al direttore (che però non sono pubbliche se non nella selezione di esse che fa la redazione e quindi non generano nei lettori consapevolezza delle volontà e dell'interesse degli altri lettori), che non arrivano direttamente al redattore.


Occa ha detto...

Mi allineo e non svelo niente nemmeno io. Film molto bello. Fonte di dibattito non troppo scontato. I tre protagonisti si fanno amre senza compassione soprattutto per la forza della loro radicata rassegnazione. Concordo sulla giusta scelta dei luoghi e soprattutto sulla totale assenza degli "altri", assenza che da sola da' il senso alle vite dei tre protagonisti.


gparker ha detto...

si che poi è un film sugli altri, il resto dell'umanità che non si vede mai ma che si intuisce essere ignobile, fare scelte ignobili e senza cuore.


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