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25.2.13

Educazione siberiana (2013)
di Gabriele Salvatores

PUBBLICATO SU 
Epica a pacchi. Epica fino a morire, fino a schiacciare ed appiattire tutto, anche le cose migliori. E ce ne sono di cose buone in Educazione Siberiana! A partire dalle idee di partenza, quelle prelevate dal libro di Nicolai Lilin. 
Due ragazzi cresciuti a pane, tatuaggi e coltelli in una parte della Russia in cui anche l'esercito sovietico ha paura ad andare, dominata da un codice ferreo dal quale non si sfugge, che si ritrovano 10 anni dopo in mezzo alla più grande transizione di sempre, quella da URSS a Russia moderna, in mezzo allo smantellamento di un paese grande quanto un continente. Inevitabilmente, per il bene della trama e del film, i due prenderanno strade differenti fino a che destino e codice di condotta personale non li faranno incontrare di nuovo, come si conviene, da parti opposte della barricata.

Ecco in questo misto di elementi noti e inediti per il suo cinema, Salvatores ha confezionato un film non solo internazionale (aggettivo che in sè non è per forza positivo) ma soprattutto buono. Ci sono infatti moltissimi momenti in cui il demone del miglior cinema si impossessa di Educazione Siberiana, moltissime scene in cui si respira l'aria del film serio, eppure in quasi ogni caso una sceneggiatura dall'enfasi retorica insostenibile, in bocca a doppiatori non adeguati, affossa tutto.
Il dissidio di questo film ampio e audace di Salvatores sta tutto nella lotta che la messa in scena ingaggia con la sceneggiatura, che i personaggi affrontano contro quel che devono dire, in una dialettica metafilmica che può appassionare giusto un critico. Non solo battute implausibili e un uso esasperato della retorica o di un'ostentata ingenuità di ogni carattere, ma soprattutto una volontà di poesia e di epica che fa pensare subito a Leone (aiutati anche dal connubio: ragazzi delinquenti che diventano adulti delinquenti sullo sfondo dei mutamenti di un paese) ma che delude ad ogni risata fasulla e ogni metafora esibita ("E io ora dichiaro che quel nastro azzurro è la felicità" dice uno dei protagonisti prima di tentare di prenderlo gioiosamente assieme agli amici in un clamoroso ralenti che grida al sopruso).

Compendio di molto cinema e molta cultura popolare degli ultimi anni, la trama aveva moltissime caratteristiche sia di rapido appeal che di profondo interesse, solo che le storie di cadaveri la cui vita viene ricostruita leggendo i tatuaggi sul corpo, di coltelli usati per recidere il proprio cordone ombelicale ricevuti poi in dono a 13 anni come anche le immagini potentissime (l'icona della madonna con doppia pistola o l'arma caricata dal patriarca per il nipote sul suono martellante di interiora d'animale fracassate in cucina), avrebbero meritato ben altro svolgimento.
Educazione siberiana, una volta tanto, sembrava avere le caratteristiche dell'eccezione, sulla carta come sul piano di lavorazione e sul cast. Cosa sia potuto andare storto e come sia stato possibile approvare simili scelte di scrittura è a tutti gli effetti un mistero.

8 commenti:

frankie666 ha detto...

Ah peccato....

Che dici chi lo faceva meglio: Cronenberg? Sergio Sollima?

Tempo fa lessi un intervista dello scrittore che diceva che Francis Ford Coppola voleva comperare i diritti per farne un film, ma che lui si rifiuto perche preferiva realizzarlo in Italia. Scelta che si e rivelata sbagliata?


Anonimo ha detto...

ecco: io voglio, pretendo che tu mi recensisca questo:

http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/il-cinema-dei-giusti-solo-in-dvd-ci-arriva-il-capolavoro-trash-dell-anno-51497.htm

Paolo


gparker ha detto...

Franco: forse cronenberg, forse Audiard, Sollima non saprei

Paolo: quando ho visto che sarebbe dovuto uscire ho sperato ardentemente che ce lo facessero vedere e invece niente. Ho rosicato. Perchè con tutte le sue assurdità i film di Ceccherini li ho visti tutti (ovviamente parlo di quelli "diretti da") e pur se ignobili, girati da cane e sgangherati, hanno una spontaneità e una sincerità incazzata che ad altri manca. Insomma sono film che vanno oltre il loro budget e oltre l'incapacità. Lucignolo è a modo suo (ripeto: A MODO SUO) una perla, Faccia di Picasso decisamente meno riuscito e La mia vita a stelle e strisce ha dei momenti così stronzi e provinciali da essere inevitabilmente naive e autentici. Come se un idiota raccontasse cose idiote ma senza filtro e riuscendo a rendere la propria idiozia fino in fondo. Sinceramente.
Insomma tutto questo per dire che ho rosicato che Giusti l'ha visto e io no e probabilmente non lo vedrò mai perchè sembra anche questo una vera perla trash, cinema improducibile e inguardabile che ha delle paradossali virtù nascoste. Un giorno lo rivaluteremo.


Anonimo ha detto...

E' come se fosse una recensione, grazie così, in questa serata triste.

Rimarrà sempre il rimpianto della recensione mancata a quell'altro mistero della cinematografia con la bouchet, il vino che apre al mondo dei morti, la donna coi baffi, il pizzaiolo, la farfalla, i carabinieri, i viaggi nel tempo...

paolo


Eric Cartman ha detto...

GAbriele ho trovato questo articolo, pare interessante :) sembra che Lilin si è inventato tutto ! http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/05/12/lilin-la-bufala-che-venne-dal-freddo-2/109502/


Flavia ha detto...

Mammamia, che occasione sprecata! Il montaggio tra piani temporali è degno di uno sceneggiato domenicale su RaiUno e poi hanno stravolto la storia (vera o falsa che fosse, interessante l'articolo!) nel modo peggiore possibile!


gparker ha detto...

Si è ufficialmente super romanzata. Ma secondo me ci sta. E' sempre meglio così.


Flavia ha detto...

Non sono contro il romanzare, anzi. Però hanno scelto la strada più facile e meno originale. Alla fine si sa dalla terza inquadratura come va a finire ...


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