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9.9.15

Non essere cattivo (2015)
di Claudio Caligari

MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA
FUORI CONCORSO
Comincia con un cono gelato Non essere cattivo, con un omaggio alla scena più nota e citata di Amore Tossico, primo dei tre film realizzati in vita da Claudio Caligari, cineasta unico e particolarissimo, poco prolifico (inutile stare a discuterne qui i motivi) ma incredibilmente incisivo. Diciassette anni dopo il suo ultimo film sembra non essere cambiato niente, i protagonisti sono ancora romani, provenienti dalla periferia di tutto, della vita, della cultura, della moralità, del senso comune e ovviamente della città, e Caligari sta con loro fino alla fine, gli vuole così bene che non si risparmia nel farne un ritratto infame ma dotato della poesia che la vita reale gli nega.

La storia è quella di due amici che saltano da droghe sintetiche a piccoli crimini, che si godono i soldi guadagnati senza freni fino ad un'allucinazione fantastica di uno dei due, un momento pienamente caligariano, tra il ridicolo e il toccante, il grottesco e il triste, che sarà un segno, come un momento di rivelazione. Tempo dopo uno dei due ha messo la testa a posto, ha un lavoro in un cantiere e cerca di tenersi buona una famiglia che ha creato, addirittura vuole coinvolgere il suo vecchio amico nel mondo del lavoro e della regolarità sentendo anche in lui questo desiderio. I due però non sono uguali e per il secondo adeguarsi ad un mondo di regole e abbandonare la violenza dell'atteggiamento prevaricatore da strada non è semplice.

L'unico vero grande segno di discontinuità con gli altri due film di Caligari è che in Non essere cattivo la recitazione ha un ruolo fondamentale. I protagonisti del film sono due ma sembra esserci solo Luca Marinelli, interprete potentissimo, mimetico nel dimenticare se stesso e aderire al mondo trattato come se volesse cercare d'essere attore preso dalla strada, ma anche sempre conscio di dover fare l'attore e non l'imitatore. Sembra l'uomo giusto al momento giusto, l'interprete perfetto per quel miserabilismo poetico di Caligari, dolce e ruvido al tempo stesso. Testa raffinata dentro corpo becero. Non è possibile sottostimare l'importanza che già in questa primissima parte della sua carriera Marinelli sta avendo nel cinema italiano. C'è lui in uno dei migliori film di tutta la carriera di Paolo Virzì e Francesco Bruni (Tutti i santi giorni), c'è lui nel film migliore di un cineasta unico come Saverio Costanzo (La solitudine dei numeri primi) e c'è lui a dare potenza all'ultimo film di Caligari.

Non essere cattivo rischiava di non essere mai fatto e invece ora che ci arriva riporta il cinema indietro. Se già Caligari non ha mai nascosto di cercare di essere pasoliniano, raccontando una società completamente diversa da quella degli anni '60 e paradossalmente riuscendo a trovare una chiave per usare quello stile in questo mondo, in Non essere cattivo retrodata la contemporaneità agli anni '90 e spacca in due la tela del cinema con immagini che allo squallore degli ambienti associano una poetica della disperazione e dell'amarezza unica.
Lo si dice sempre dei grandi autori ma seriamente in Caligari lo sguardo è tutto. Non sono le storie che racconta ma la maniera in cui guarda quella gente, quei mondi e quelle periferie ad essere ammalianti, il suo non edulcorare niente, non amare nulla ma essere vicino a tutto che è incredibile. Sempre distante con la macchina da presa, sempre naturalista con la luce e sottotono con la fotografia, sempre cauto con il montaggio ma anche sempre posizionato nel punto migliore per svelare le fragilità di esseri umani terribili, questo cinema è il più difficile in assoluto da fare.

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