C'è un quadretto votivo, un immaginario da nicchia con santino nelle coordinate visive di Per amor vostro, film che parla la lingua del kitsch con fierezza, che sceglie una canzone neomelodica come narratore e contemporaneamente coro della sua tragedia, che racconta una storia come le si può trovare nelle canzoni di Gigi D'Alessio. Anna, madre di tre figli di cui uno sordo, subisce le angherie di un marito di cui sospetta la professione (strozzino) ma non osa pensare, mandata dalla famiglia in riformatorio quando era bambina per coprire i crimini del fratello maggiore, ha arrancato tutta la vita ma ora ha un contratto, un lavoro, può mantenere i figli e forse liberarsi del marito violento e criminale che ha messo sul lastrico tutti quelli che gli stanno intorno.
Gaudino per raccontare quest'operetta napoletana, tra la sceneggiata e la tragedia, tra il romanzetto rosa ed echi almodovariani sceglie un bianco e nero dipinto spesso di colori sparati, sceglie di ritrarre la sua Anna come una madonna (letteralmente!) e di eccedere in tutto. La scelta paga, pare l'unica maniera possibile per accettare la natura fieramente popolare di questo intreccio e di questi personaggi vitali e stereotipici, l'unica maniera di raccontarli oggi che il postmoderno ha mangiato tutto e reso ridicolo ciò che non è conscio di se stesso. Per amor vostro ama il cattivo gusto e lo digerisce per creare buon gusto, sovrappone la vita di Anna con le sue aspirazioni che si vedono nelle soap alle quali lavora (eccolo il tocco almodovariano, lei fa il gobbo, legge, ripete e ricopia per altri battute che vorrebbe vivere, la finzione anticipa la sua vita) e la affianca allo zucchero delle canzoni del Quartetto Cetra che tanto ama.
Addirittura Gaudino si concede momenti da puro Harmony nella storia squallida e verace che Anna desidera avere con il bello da TV con il quale lavora. Ma tutto è perfetto in questo film che che non disprezza nessuna forma di produzione culturale ma se ne nutre e ha interiorizzato il basso per creare l'alto, anche i twist sono inesorabili. Se è vero che il postmoderno in Italia non lo abbiamo visto nemmeno con il cannocchiale Per amor vostro, se non altro è uno dei pochi film realizzati nel nostro paese a dimostrare di non aver pregiudizi e di saper cogliere il meglio dalle forme narrative popolari, la loro componente specifica, il loro espressionismo sentimentale, per tradurlo senza perderne l'anima.
Un guilty pleasure intellettuale che trova in Valeria Golino il corpo sofferente perfetto e che ha un finale che nemmeno la più ardita strofa di chiusura neomelodica poteva inventare.
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