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15.1.16

Daddy's home (id., 2015)
di Sean Anders

Da quando è comparso nella galassia televisiva e poi è migrato in quella cinematografica, Will Ferrell ha affinato il personaggio dell’uomo medio e inadeguato, scemo come possono essere scemi tutti i personaggi comici, ma dotato di una fiera e insipida inutilità. Nonostante abbiamo visto questo personaggio in decine di gag televisive e decine di film, lo stesso non sappiamo nulla di lui se non che è un individuo che si comporta come una folla, succube delle pulsioni e delle spinte più facili, desideroso di quiete ma pronto ad accendersi con le provocazioni più elementari. Sono queste provocazioni lo spunto classico dei suoi film e non fa eccezione Daddy’s home, in cui il suo statuto di padre finalmente raggiunto è minacciato dal vero padre biologico dei bambini di cui si prende cura, nonchè vero marito della donna con cui vive.

Il confronto con un uomo ribelle e virile, a cui pare riuscire tutto e che si presenta come migliore di lui in ogni ambito, da quello estetico fino a quello pratico, svela in pieno la potenza del personaggio-Ferrell. Coinvolto in una storia in cui ciò che viene messo in mostra è proprio il desiderio di vita borghese e piattezza, Ferrell anima tutta una storia composta di sole gag che lo mettono in condizione di subire umiliazioni e dimostrarsi sempre meno adeguato perchè troppo medio. Nulla di diverso dal solito ma con i tempi, il ritmo e l’inventiva del comico americano ogni gag risaputa diventa un momento di grande comicità vera, capace di far ridere con lo scopo di dire qualcosa.

A fare la differenza è proprio il personaggio che Ferrell ha costruito e la sua riconoscibile medietà, il suo insulso sorriso sicuro e la sua ingenua fiducia in se stesso. È infatti proprio il sorriso sicuro e trionfante che Ferrell esibisce quando, alla fine dei suoi film, risolve ogni problema e riconquista l’insipida insulsaggine della propria vita priva di prospettive e di picchi sentimentali, la sua arma più potente. È la sicurezza che sembra affermare di aver ritrovato ogni volta ad essere ridicola, l’aria da brava persona che pare bastare a se stessa costituisce lo scarto interno ai suoi film, il salto in avanti del suo umorismo che mette in mostra lo schifo del conformismo, il ridicolo ruolo la società impone ad un uomo che paradossalmente decide di subirne ogni decisione.

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