Un dolce dolly ci introduce alla casetta nel bosco in cui vive Brendan Gleeson, burbero irlandese, virile, solitario ma amorevole. In mezzo ad un parco di Londra, su una proprietà privata, sono 17 anni che vive nella baracca che ha costruito con le sue mani. Ora però un comitato cittadino supporta il proprietario del terreno che lo vuole sfrattare. Una donna americana lo scoprirà, spiandolo con il binocolo dalla sua soffitta, e lo aiuterà innamorandosene ricambiata in un trionfo di arredamento vintage, coperte d’inverno, caminetti e passeggiate in riva al lago.
C’è un’idea chiarissima a reggere Appuntamento Al Parco: l’amore è negli oggetti e soprattutto in quelli passati, attempati, che mostrano la loro età, come i protagonisti.
Questa storia d’amore senile (diretta da un vero esperto del genere: il britannico Joel Hopkins) è giocata tutta sul parallelo visivo. Sia Diane Keaton che Brendan Gleeson, come in un cartone animato, sono rappresentati dalle loro abitazioni che sembrano somigliare alle loro vite e che inevitabilmente segneranno la loro storia (anche la chiusa del film prevede tutta una questione di case). Appuntamento al Parco tenta così la decoupagizzazione del cinema, cioè riempie l’inquadratura di decoupage (non quello filmico, lo spezzettamento di una scena in inquadrature, ma quello artistico, cioè la decorazione) e usa quel tipo di arredamento e tutto ciò che ad esso si accompagna (vecchi candelabri con candele usate e colate) per creare l’ambiente in cui l’amore possa fiorire.
Radicalizzando i ruoli Diane Keaton è una donna sofisticata con figli impiccioni (una costante del cinema della terza età, il fastidio per l’atteggiamento dei figli), amici altolocati che però non sopporta e frequenta con pigrizia, un marito defunto che le ha lasciato soldi e debiti che quasi pareggiano. Questo ritratto da solo dice molto del pubblico a cui Appuntamento Al Parco si rivolge. Ma se non bastasse c’è il profilo di Brendan Gleeson, ruvido uomo di una volta, tutto cappelli di paglia e canna da pesca rudimentale con cui pescare la cena che cucinerà amorevolmente a lume di candela, espressioni burbere e grandissima sensibilità, uomo colto ma spartano che la frequentazione con la protagonista migliorerà (alla fine sarà più pettinato e "in ordine" che all'inizio).
Nonostante il riflettore sia sempre puntato su Diane Keaton e il suo abbigliamento particolare, il film è in realtà intorno a lei. È nelle case, come si è detto, ma soprattutto negli attori che le stanno a fianco, una galleria di caratteristi britannici eccezionali su cui spicca il grande Jason Watkins. In questo film che ha le idee chiare ma non una scrittura che le supporti, di conseguenza sarà Brendan Gleeson e non Diane Keaton a fare tutto il lavoro sporco e sentimentale. Saranno le sue reazioni brusche, il suo essere umorale, l’illuminarsi a sorpresa del suo volto come Sully di Monster’s & Co. o ancora un abbraccio a regalare uno scampolo di buon cinema e un senso a tutta l’operazione.
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