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9.9.18

The Nightingale (id., 2018)
di Jennifer Kent

Era davvero difficile prevedere che l’autrice di un film a tinte forti ma estremamente originale ed acuto (per non dire proprio sorprendente con quel finale che si ritrova) come The Babadook avrebbe girato un film come The Nightingale, così semplicistico nel proporre non un ragionamento ma un’idea fatta e finita intorno al tema più discusso dal cinema oggi (la situazione della donna) imponendo al pubblico l’adesione tramite una caratterizzazione estrema, tagliata con l’accetta e senza ambiguità di ogni personaggio. Talmente malvagi i colpevoli da non poter empatizzare con loro, talmente immacolati i protagonisti da essere indiscutibili.

Ci sono le brave persone, umane e comprensibili e ci sono i mostri in questo film in cui i personaggi non sono individui ma rappresentanti di categorie (l’uomo bianco dominatore, l’uomo nero minoranza sottomessa, la donna marginalizzata), posizionati dalla regista e sceneggiatrice da una parte e dell’altra della barricata. E sarebbe anche normale avere dei villain malvagi in un rape & revenge come questo film alla fine della fiera è, se non fosse che stavolta questi villain non parlano solo per sé ma dovrebbero rappresentare il maschilismo tutto, la corrente di pensiero che dominava all’epoca del film (quella della colonizzazione dell’Australia) e che oggi non è di certo scomparsa.

Il viaggio della protagonista assieme alla sua guida aborigena incrocia il revisionismo di Soldato Blu (lei lentamente maturerà fiducia verso i neri da che la pensava come la maggioranza dei bianchi) alla sete di vendetta. Jennifer Kent fa molta attenzione a non far sconti, la violenza delle prime scene di omicidio e stupro è potentissima e disturbante, la tensione e l’efferatezza delle immagini non sono trattenute. Premesse dure che però poi si scontrano con l’affievolirsi del livore lungo tutta la caccia e in un finale totalmente contraddittorio, sia con il genere rape & revenge, sia con le premesse stesse del film.

Alla fine tutto sarà limpido e chiaro, sapremo molto bene come dobbiamo pensarla e chi sono “i responsabili”, in una semplificazione estrema di un problema più grande che non può essere giustificata dalla scusante del cinema di genere, perché come già scritto The Nightingale tradisce molti presupposti del rape & revenge e la sua recitazione e i suoi tempi sofisticati lo svincolano dallo schematismo del B movie ammantandolo di ambizioni maggiori. Ma vedere un film così manicheo e infantile su un tema così importante e con pretese così elevate è solo ridicolo.

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