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21.1.19

Compromessi Sposi (2019)
di Francesco Miccichè

Che poi non è il matrimonio davvero ad infastidire, quello è un evento come un altro, un MacGuffin che muove i personaggi verso il raggiungimento di qualcosa o che, in questo caso, agita le acque tra due famiglie che non si sopportano ma che devono farlo visto che (a sorpresa) i figli hanno deciso di sposarsi. È il matrimonismo ad essere intollerabile! È la celebrazione dei luoghi comuni del matrimonio e la sua trasformazione in processo dentro al quale svolgere il film ad essere inaccettabile, perché corrisponde matematicamente ad un ribassamento di ogni idea verso le convinzioni più incancrenite, le sorprese inattese all’addio al celibato, il tradimento ad un passo dall’altare, la cerimonia della scelta dell’abito… Tutto all’insegna dei ruoli stabiliti tra uomo e donna, una zona franca in cui chiunque si sente in dovere di non farsi venire idee e non scrivere niente che non possa scriversi da sé. Il matrimonismo è un lasciapassare verso gli stereotipi che tutti accettano e che solo Rama Burshtein con Un Appuntamento Per La Sposa ha avuto la forza (filmica) di violentare.

Compromessi Sposi intorno all’idea del matrimonio a sorpresa struttura tutta la sua trama, frullando quelli che sulla carta sono gli elementi dei film di maggiore successo degli ultimi anni. Famiglia del Nord contro famiglia del Sud, location fortemente caratterizzata ripresa con droni, amore dei giovani con cellulari, due grandi attori che diffidano l’uno dell’altro, un cast largo di cui ogni membro avrà diritto ad un assolo. Il modello sarebbe Totò Fabrizi e I Giovani D’Oggi ma non è assolutamente vero. Il modello diretto è semmai Io Che Amo Solo Te, il film in cui una volta scelta la location, contattata la film commission locale e scritte le musiche il grosso è fatto.

Quel che Compromessi sposi non può prendere dal film di Marco Ponti con Scamarcio e Chiatti è la forza produttiva necessaria ad attirare due attori giovani di grande fama, ma ne possiede la medesima mancanza di rispetto verso lo spettatore e la medesima idea di commedia degli affetti, quella in cui il melò è allargato a tutti i membri della famiglia i quali, in tutta risposta, dovranno necessariamente avere ognuno un ruolo specifico nel contribuire alla felicità finale.

Famiglie a confronto con più di una trama imbastita e più di un rapporto da sviluppare contemporaneamente come si fa nelle soap, saltando tra l’una e l’altra di dialogo in dialogo, eppure, straordinariamente, questo film che vanta 5 sceneggiatori è davvero poco scritto, addirittura per nulla quando si tratta di far interagire Salemme e Abatantuono, palesemente a ruota libera con conseguenze disastrose per entrambi che invece altrove possono reggere interi film sulle proprie spalle. Ma forse non va tanto meglio agli altri, nelle cui scene candidi pianoforti sottolineano l’insoddisfazione da risolversi prima del sì sull’altare, in cui passeggiano ubriachi in spiaggia parlando da soli dei propri problemi.

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