Non è possibile avere dubbi sulla capacità della Illumination di sfornare successi, anzi sulla loro capacità di centrare temi, personaggi e spunti ad un livello altissimo di commerciabilità. Le loro corazzate come Minions o questa serie di Pets, sono calibrate perfettamente per staccare biglietti. Più discutibile semmai è cosa ci facciano di questi spunti nei loro film, come scrivano e che finalità abbiano. Quale sia insomma la loro visione di cosa è un film.
Pets 2, come già il primo, è a tutti gli effetti una produzione di serie A, allo stato dell’arte tecnico e tecnologico, che tuttavia è scritta come un lungometraggio animato tedesco o norvegese, cioè come un prodotto di seconda fascia. La trama è sia semplice che confusa. C’è un nuovo arrivato in casa (come nel primo film), ma stavolta è un bambino e questo crea un nuovo equilibrio ma anche nuove responsabilità nel protagonista. Tuttavia il cuore del film vede la famiglia spostarsi in una fattoria (nella quale non si vede né si parla più del nuovo nato) in cui il protagonista impara ad essere più coraggioso grazie alle lezioni di un burbero cane di campagna. In città intanto gli altri protagonisti seguono un’altra trama ancora che prevede il salvataggio di una tigre maltrattata in un circo. Alla fine le due trame convergeranno forzatamente ma comunque la storia del nuovo arrivato sarà ripresa unicamente nell’ultima scena.
Alla Illumination hanno una dote straordinaria per la caratterizzazione dei personaggi (cioè la capacità di ideare anche solo personaggi di contorno trovando modelli umani a cui farli assomigliare peculiari e comici), tanto che il loro momento più riuscito è sicuramente il montaggio delle selezioni di Sing, in cui affiancano diverse caratterizzazioni una più riuscita dell’altra. Su questa dote basano tutto badando poco al resto.
In Pets 2 mirano a risolvere le scene nella maniera più immediata, cercando soluzioni efficaci a brevissimo termine, senza costruire nulla, senza dare mai un senso alla storia e senza mai lavorare per l’arco narrativo. Sembrano confondere un episodio di una serie animata con un film animato, anche se in realtà sanno bene quel che fanno, mirano ad affiancare al meglio singole gag che accrescono fama e statuto dei personaggi/brand. La narrazione è puro pretesto.
Quest’ultimo Pets in particolare sembra terrorizzato dal deviare anche solo di poco dal territorio del prevedibile, e punta regolarmente a ripetere gag già viste. Tutto con un risultato terribile in termini di prolissità.
A questo si potrebbe rispondere molto semplicemente che si tratta di cartoni animati con un target molto più infantile degli altri. Tuttavia non sta scritto da nessuna parte che a quella categoria di spettatore vada proposta una serie di personaggi carini e coccolosi che si muovono comicamente, si fanno male o fanno espressioni buffe, senza anche un arco narrativo di buon livello. Storicamente non è mai stato così (anche le migliori produzioni televisive hanno una narrazione completa e soddisfacente) e non c’è ragione perché lo debba essere.
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