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13.3.06

Angel-A (id., 2005)
di Luc Besson

ATTENZIONE! CONTIENE SPOILER SCRITTO IN CORSIVO CHE TUTTAVIA PUO' ESSERE SALTATO SENZA INFICIARE LA COMPRENSIONE DEL POST.
Finalmente torna Besson. Dico finalmente perchè a me sinceramente mancava. Mancava quel suo modo di prendere il cinema classico (americano) e di riproporcelo con una sensibilità europea (francese). Certo anche se questo è accaduto con risultati altalenanti. Non è un mostro Besson, ma un buon regista.
Con Angel-A continua la sua opera di rivisitazione europea del cinema classico americano affrontando la commedia metafisica, il film infatti non è stile Nikita o Leon, nonostante (almeno a me) sembri dalla locandina. E' un film che si basa su un soggetto che avrebbe potuto essere buono per un film di Frank Capra e che viene sviluppato però in una maniera molto metropolitana con venature noir.
Un derelitto che sta per tentare il suicidio salva una ragazza bellissima che stava facendo la stessa cosa, per la gratitudine lei si mette al suo fianco per aiutarlo e sembra miracolosamente riuscirci in ogni situazione. Ben presto emerge che lei è un angelo mandato a risolvere i suoi problemi, ma lui ormai si è innamorato di lei e viceversa.
Fosse stato un film americano sarebbe stata una commedia di buoni sentimenti, dove le amarezze del quotidiano vengono tirate fuori in forma lieve e circoscritta solo all'inizio per sciogliersi gradualmente durante l'incedere del film fino al consolante finale. Invece Angel-A non è propriamente una commedia, non si sorride molto, c'è tanta amarezza e solo lo spunto è leggero.
E' un film duro e metropolitano poverissimo d'azione e pieno di dialoghi, che più che parlare di bellezza interiore, salvazione, purificazione e felicità parla di cinema.
Più che in ogni altra opera di Besson infatti quest'ultimo film è pieno zeppo di trovate, idee e senso del cinema. La fotografia fatta di bianchi e neri nettissimi è stupenda e si adatta perfettamente alla narrazione di questa favola noir-metropolitana, le inquadrature sono tutte studiatissime (foto a sinistra) e dentro c'è tutta la scuola di cinema francese applicata a modelli americani (personaggi molto caratterizzati esteticamente che raramente si cambiano d'abito e hanno dei tratti distintivi, come il protagonista che non tira mai per tutto il film la mano destra , probabilmente offesa, fuori dal cappotto). La Parigi che fa da sfondo è sublime, fotografata come la Manhattan di Woody Allen ne esce fuori trionfante, veramente un terzo personaggio dell'opera.
Infine benchè non mi abbia fatto l'effetto di un capolavoro, ma più che altro di un buon film, Angel-A riesce in certi momenti a risultare veramente sincero. Ma veramente. Anche e soprattutto nelle sequenze più banali.
Quando il povero derelitto (un fantastico Jamel Debbouze), costretto dal suo angelo, si guarda allo specchio (foto a destra) per sforzarsi di vedere dentro di sè e ammettere di provare amore e la macchina da presa attraverso una parete finta passa dietro lo specchio così che il protagonista per guardare se stesso guardi dritto in macchina, c'è un senso di verità, e un senso di cinema puro (l'attore che si commuove e guarda dritto in faccia il pubblico) quasi inspiegabile.





3 commenti:

Anonimo ha detto...

uno dei film + belli e aggraziati dell'era moderna. il bianco e nero è perfetto e magico. stupendo. unico. catartico. metropolitano.


Anonimo ha detto...

spacca il culo.


Alberto Di Felice ha detto...

Quindi non è piaciuto solo a me e a Gironi-- Uau.


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