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13.6.06

Mi ero dimenticato che è il 40enario della morte di Disney...

Walt Disney, uno dei più grandi entertainer della storia, moriva nel dicembre del 1966, lasciando un impero economico e un'eredità morale su un modo di fare cinema (che è stato più o meno seguito negli anni a venire dalla sua azienda) che parlasse ai bambini ma in maniera non superficiale e si fondasse sull'uso di un linguaggio semplice ma non per questo limitato. Queste caratteristiche su tutte hanno fatto di Disney un vero mito, tnato che negli anni dopo la sua morte sono fiorite centianaia di leggende sul suo conto dal filonazismo, alla pedofilia, al fatto che non sia morto in realtà ma che si sia fatto congelare in attesa che si trovasse cura al male che lo affliggeva ecc. ecc.
Adesso Cory Doctorow di Boing Boing (uno dei tre blog più seguiti del pianeta Terra), cita una fonte anonima e pubblica una supposta lettera di Walt Disney ai posteri nella quale il magnate dell'intrattenimento fa delle previsioni un po' scontate e un po' no sul futuro dell'entertainment.
Da prendere con le pinze.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

La potevo scrive pure io 'na lettera così.


Anonimo ha detto...

"...fa delle previsioni un po' scontate e un po' no sul futuro dell'entertainment..."
Quelle un po' scontate sono tutte evidenti.
Non vedo quelle "un po' no".
Poi:
Gabriele, non mi pare il caso di mettere in dubbio le vere attitudini Disneyane. Invito tutti a farsi un giro su rotten a questo link:
http://www.rotten.com/library/bio/business/walt-disney/
Personalmente mi sono sempre chiesto se fosse giusto includere valori disneyani nell'educazione dei miei futuri pargoli. Voglio dire che massificare la fantasia infantile creando icone indelebili e immutabili in intere generazioni a discapito della ricchezza della diversita' culturale mi fa semplicemente rabbrividire. Un bimbo (o meglio, un genitore) americano , uno olandese, uno cileno, uno turco, hanno tutti conosciuto il mondo Disney.
Questo è male o bene?


gparker ha detto...

Il punto lo sottolinei proprio tu è la diversità.
Non credo sia un male che tutto il mondo abbia conosciuto il mondo Disney, come non credo sia male che la figura più riconoscibile del pianeta sia il vagabondo di Chaplin per due motivi. Il primo è che è un fatto e non una conseguenza cioè tutto il mondo riconosce Chaplin e in tutto il mondo si vedono i cartoni disney perchè sono due tipi di contenuto che parlano a tutti e per questo si diffondono in tutto il mondo. Secondo penso sia un bene che ci sia un'esperienza condivisa a livello globale, cioè che ci sia un punto d'incontro o una base comune.
Questo poi non leva le diversità locali, chiaramente, non è certo l'aver conosciuto il mondo Disney che ti snatura.
Per quanto riguarda l'educazione della prole io non me la sentirei di proibire alcunchè, ma di favorire la diversità. Se dovesse andare matto per qualcosa che io non sopporto non la censurerei ma proporrei alternative (nello specifico Miyazaki sarebbe la scelta primaria).


Anonimo ha detto...

Eh sì, proprio Miyazaki. Come se ci subissimo solo Disney, e come se di giapponesi non ne vedessimo abbastanza. Un'ora di anime e di manga al giorno per tutta l'infanzia, e poi il problema è il lungometraggio disney natalizio. Più obiettività, tutti e due.


gparker ha detto...

Ma qual è il problema? Non capisco. Noi, o almeno io, da piccoli ci siamo visti tutti i Disney, più quelli della Warner Brothers più tutti i manga e sinceramente non mi lamento. E poi non è che vedessimo solo cartoni. Io a 8 anni vedevo anche I Predatori Dell'Arca Perduta.
Se si parla di omologazione globale dei contenuti mi sembra che i cartoni di Miyazaki siano un differenziante che calza, perchè più dei manga che ci vediamo (che soffrono dell'adattamento) comunicano i valori di un'altra cultura (animismo, panteismo ecc. ecc.).
Poi come ho detto l'esempio della nostra generazione mi sembra calzante perchè abbiamo ricevuto stimoli diversi da diversi punti di vista...


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