Alle volte si è fortunati e per il semplice desiderio di completezza, in questo caso vedere il primo film da attore di Vittorio De Sica, ci si imbatte in capolavori misconosciuti.
Non che Gli Uomini, Che Mascalzoni! sia un film sconosciuto, ma delle tante volte che ne ho sentito parlare (quasi sempre riguardo la canzone della colonna sonora, Parlami D'Amore Mariù) ma nessuno ha accennato al fatto che è un film di una modernità straordinaria, diverso da tutto il restante cinema dei telefoni bianchi (quantomeno diverso da quello più conosciuto, perchè ora mi vengono dei legittimi dubbi) e soprattutto colmo di sperimentazioni visive e narrative.
Ma andiamo con ordine. Gli Uomini, Che Mascalzoni! nasce come l'ennesima commediola rosa sofisticata e di taglio borghese con in più la vocazione propagandistica di mostrare il progresso e la mentalità lavorativa italiana, molte le scene alla fiera di Milano e le occasioni in cui si evince la forte economia dell'Italia dell'epoca dove lo squattrinato De Sica molla e trova lavori ben pagati come nulla fosse. Come spesso accade per le opere su commissione o comunque fortemente vincolate, emerge con chiarezza l'abilità del regista che ha modo di muoversi con libertà una volta svolti i compiti.
Escono così fior fiore di inquadrature belle ed inusuali, sequenze silenziose eppure molto comunicative (una per tutte il pedinamento iniziale in bicicletta, da urlo!), stratagemmi narrativi originalissimi (le voci off che parlano mentre vengono inquadrate altre cose). Sorprendente poi come Camerini girasse per strada, con uno stile simile a quello che 30 anni dopo caratterizzerà la Nouvelle Vague e con un taglio (camera che va all'indietro e inquadra il personaggio di 3/4) che poi De Sica riutilizzerà moltissimo nel suo ciclo neorealista.
Sopra a tutta quest'esibizione tecnica regna infine uno stile delicato e leggerissimo capace di non annoiare nonostante la banalità della trama e capace di comunicare tantissimo oltre le particolari contingenze.
Non che Gli Uomini, Che Mascalzoni! sia un film sconosciuto, ma delle tante volte che ne ho sentito parlare (quasi sempre riguardo la canzone della colonna sonora, Parlami D'Amore Mariù) ma nessuno ha accennato al fatto che è un film di una modernità straordinaria, diverso da tutto il restante cinema dei telefoni bianchi (quantomeno diverso da quello più conosciuto, perchè ora mi vengono dei legittimi dubbi) e soprattutto colmo di sperimentazioni visive e narrative.
Ma andiamo con ordine. Gli Uomini, Che Mascalzoni! nasce come l'ennesima commediola rosa sofisticata e di taglio borghese con in più la vocazione propagandistica di mostrare il progresso e la mentalità lavorativa italiana, molte le scene alla fiera di Milano e le occasioni in cui si evince la forte economia dell'Italia dell'epoca dove lo squattrinato De Sica molla e trova lavori ben pagati come nulla fosse. Come spesso accade per le opere su commissione o comunque fortemente vincolate, emerge con chiarezza l'abilità del regista che ha modo di muoversi con libertà una volta svolti i compiti.
Escono così fior fiore di inquadrature belle ed inusuali, sequenze silenziose eppure molto comunicative (una per tutte il pedinamento iniziale in bicicletta, da urlo!), stratagemmi narrativi originalissimi (le voci off che parlano mentre vengono inquadrate altre cose). Sorprendente poi come Camerini girasse per strada, con uno stile simile a quello che 30 anni dopo caratterizzerà la Nouvelle Vague e con un taglio (camera che va all'indietro e inquadra il personaggio di 3/4) che poi De Sica riutilizzerà moltissimo nel suo ciclo neorealista.
Sopra a tutta quest'esibizione tecnica regna infine uno stile delicato e leggerissimo capace di non annoiare nonostante la banalità della trama e capace di comunicare tantissimo oltre le particolari contingenze.
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