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1.11.06

Lost In Translation (id., 2003)
di Sofia Coppola

Credo di essere vittima di una maledizione. Una maledizione che ha a che vedere con Sofia Coppola. Ho mancato Lost In Translation a suo tempo al cinema, e ogni volta che l'hanno proposto in televisione (analogica o digitale) non sono mai riuscito a vederlo nè tantomeno a registrarlo. Cambi di palinsesto, errori di programmazione del videoregistratore, errori di sintonia del canale ecc. ecc. Alla fine ci sono riuscito a registrarlo ma non so perchè mancano i primi 5 minuti. Mi sono accontentato. Specialmente calcolando che di Il Giardino Delle Vergini Suicide mi mancano 10 minuti in mezzo al film perchè era andata via la luce (mi viene da ridere a pensare a cosa succederà all'uscita al cinema di La Vita di Maria Antonietta).
L'attesa per questo film era montata parecchio, specialmente perchè negli ultimi tempi in molti lo avevano magnificato. In effetti è meglio di Il Giardino Delle Vergini Suicide (che comunque non mi aveva dispiaciuto) ma tante cose non mi sono andate giù. Un po' questo giappone stereotipico visto con gli occhi dei turisti, un po' questa freddezza.
Non nego che sia un film che si propone obiettivi seri originali e personali (e questo gli fa guadagnare tutta la mia stima) e a tratti veramente riuscito (tutte le dinamiche da hotel sono stupende, comprese le vedute dalle camere) e soprattutto narrato con molta molta bravura (il loro ultimo pranzo (foto al centro) in cui entrambi sono arrabbiati e reso alla perfezione come molte altre cose). Pure lo spunto è bellissimo, il modo in cui finisce chiarifica come si tratti della storia di un rapporto di una settimana in terra straniera, una cosa che finisce lì (i finali sono sempre esplicativi di che storia si è narrata, L'Estate di Kikujiro insegna).
Eppure non mi ha convinto. Eppure a fronte di tanta abilità, tanti ottimi proponimenti non vedo i risultati. Scarlet Johansson buona e Murray molto bravo, eppure...
Eppure sto lì a guardare questa storia di anime sole nella metropoli più atomizzante che ci sia (un tema che già mi conquista) e non riesco a sentire nulla.

16 commenti:

Anonimo ha detto...

non ha convinto nemmeno me. un'ossequiosa pesantezza viscerale, anche se il tema delle due solitudini unite dalla stessa solitudine, da quella sorta di inadeguatezza..


Anonimo ha detto...

Non ci provare! I cartonati nei cinema e i teaser-poster italiani riportano "Marie Antoinette"!

L'IMDb DEVE essersi sbagliato!


gparker ha detto...

cooper: quand'è stata l'ultima colta che imdb si è sbagliato? ...mi dispiace. Se ti va bene al massimo il titolo sarà "Marie Atoinette. La Vita Di Maria Antonietta"

delirio: si è distaccato e gelido ma no come un film di Kaurismaki, più come un buon film riuscito male. Eppure ha tante di quelle cose azzeccate...


Mariolone ha detto...

senti una cosa...parere sul film:noioso tranne le scene in cui si vede l'attrice svestita...cosa importante,il tuo blog non è così avanti come dici.
Stasera sul tg1 hanno dato un servizio su "300" film dedicato alla strenua reistenza di Leonida alle Termopili,basato su un fumetto di Miller...film tutto girato in studio e con delle scene incredibili...mai visto nulla di più boro in vita mia....pensa a ricciardi.....e lo vengo a sapere dl tg 1


gparker ha detto...

In effetti hai ragione.
Ho visto i trailer tempo fa, me li ha spinti frankie666, sono bene di che si tratta e come è realizzato ma non ne ho mai parlato...
Sarà che non mi è mai sembrata una notizia così clamorosa, attendevo che uscisse fuori qualcosa di interessante al riguardo.


Gokachu ha detto...

Uno dei film più sopravvalutati del decennio. Il giardino... invece è davvero niente male, recupera sti dieci minuti e cambia opinione al riguardo.


Anonimo ha detto...

Nemmeno a me è piaciuto.
a tratti mi ha addirittura infastidito, soprattutto per la sufficienza con cui guarda ai giapponesi.


gparker ha detto...

Gokachu: No ma a me è piaciuto Il Giardino, però trovo più riuscito Lost In Translation, forse anche perchè un progetto più personale e originale. Alla fine per quanto fatto bene Il Giardino è una storia di formazione già vista mentre Lost in Translation è un film più "piccolo", che narra di un segmento di vita di due persone che non si incontreranno più. Non vivono una storia, non si baciano, non hanno un rapporto padre-figlia... Niente di tutto quello che poteva essere. Peccato come detto per la freddezza e il distacco....

l.: si è insopportabile. Ma i giapponesi non si incazzano??


Damiano ha detto...

Uno dei film che ha cambiato il mio modo di fotografare e cogliere sensazioni


gparker ha detto...

Finalmente il parere di qualcuno a cui è piaciuto.
In che modo lo ha cambiato? Come era prima e com'è ora?


gparker ha detto...

esatto


Anonimo ha detto...

gpark: più che altro perchè la coppola prima di girare il film è stata in giappone come fotografa...
se è quest'immagine che ne ha riportato se ne poteva stare direttamente a casa.
quanto alla storia principale, non è poi originalissima, anche se devo ammettere che è narrata in maniera abbastanza lieve e delicata.
ma non è un film che mi è rimasto nel cuore, nè ho particolarmente amato i protagonisti, soprattutto il personaggio di scarlett


phoenietzsche ha detto...

Sarò un po' arrogante (ma anche voi con la vostra critica non scherzate...) ma dire, come molti di voi hanno fatto, che la freddezza sia una colpa del film è un, vostro, modo di non vederlo. La freddezza è l'essenziale, il terreno su cui si muovono i personaggi. Che un film non parli a tutti è poi cosa nota...


gparker ha detto...

Non ho mai detto che la freddezza è la colpa del film. Ho detto semmai che non mi ha convinto tutta quella freddezza, che è diverso.
Non credo esistano difetti assoluti, ogni caratteristica può essere applicata bene o male, la lentezza, la freddezza, l'irrisolutezza ecc. ecc.
Ma in questo film a me quella freddezza non mi è piaciuta proprio.


Anonimo ha detto...

sempre meglio che i soliti film tutti pieni di sentimentalismo che finiscono allo stesso modo. Questo film è bello perchè diverso.


dario ha detto...

Anche a me era sembrato un po' turistico, lo sguardo sul giappone, con tutti i cliché del caso. Riguardandando il film, però, mi sono reso conto che lo sguardo turistico è necessario e mimetico rispetto allo sguardo dei due dispersi. La megalopoli orientale guadagna la funzione di muro impenetrabile e fonoassorbente, di cui l'hotel è di fatto una versione in scala ridotta (e quasi rovesciata di segno, tanto è popolata la città tanto è desolato l'albergo, ma alla fine cambia poco..).


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