E' sempre un vero piacere da dosare con il contagocce la visione di un film di Hitchcock, specialmente quando ti sei reso conto di aver visto quasi tutti quelli facilmente reperibili (poi ce n'è un mare di introvabili) e quindi i rimanenti trovabili diventano una risorsa limitata.
Delitto Per Delitto (anche noto con il titolo alternativo di L'Altro Uomo) poi vede il maestro inglese davvero in forma. Dopo un paio di flop commerciali come Paura In Palcoscenico e Il Peccato Di Lady Considine aveva bisogno di un sicuro successo e si è affidato al romanzo di Patricia Highsmith (il suo primo) adattandolo alle sue ossessioni (l'impossiblità di fidarsi e conoscere a fondo di chi abbiamo accanto, realizzare il delitto perfetto...).
Molte le sequenze magistrali, dalla partita di tennis, al montaggio parallelo con la perdita dell'accendino, dalla giostra impazzita all'inizio sui piedi dei protagonisti.
Ma più di ogni cosa come sempre a meravigliare ed esaltare lo speranzoso ed ammaliato spettatore sono i mille stratagemmi con cui Hitchcock cattura l'attenzione assieme alla sua sapiente capacità di prevedere le reazioni dello spettatore.
In questo senso è emblematica, non solo del film ma di tutto il modus operandi del regista, la scena in cui uno dei protagonisti entra in una casa non sua dove forse commetterà un omicidio. La suspense è già alta per il probabile crimine ma come se non bastasse per dilatare ancora di più la scena e per impedire allo spettatore di fare previsioni su ciò che accadrà quando il protagonista sarà di fronte all'eventuale vittima (con il fine di aumentare la sorpresa), Hitchcock aggiunge un altro microframmento di suspense da vero maestro: nel camminare di soppiatto in casa l'uomo incontra in cima alle scale un grosso cane che lo guarda fisso e lui dovrà necessariamente passargli accanto. A questo punto c'è un nuovo elemento di tensione (cosa farà il cane? Morderà? Abbaierà?) a tenere sulle spine lo spettatore che si dimentica che superato il cane c'è il piatto principale di questa sequenza.
Sublime.
Delitto Per Delitto (anche noto con il titolo alternativo di L'Altro Uomo) poi vede il maestro inglese davvero in forma. Dopo un paio di flop commerciali come Paura In Palcoscenico e Il Peccato Di Lady Considine aveva bisogno di un sicuro successo e si è affidato al romanzo di Patricia Highsmith (il suo primo) adattandolo alle sue ossessioni (l'impossiblità di fidarsi e conoscere a fondo di chi abbiamo accanto, realizzare il delitto perfetto...).
Molte le sequenze magistrali, dalla partita di tennis, al montaggio parallelo con la perdita dell'accendino, dalla giostra impazzita all'inizio sui piedi dei protagonisti.
Ma più di ogni cosa come sempre a meravigliare ed esaltare lo speranzoso ed ammaliato spettatore sono i mille stratagemmi con cui Hitchcock cattura l'attenzione assieme alla sua sapiente capacità di prevedere le reazioni dello spettatore.
In questo senso è emblematica, non solo del film ma di tutto il modus operandi del regista, la scena in cui uno dei protagonisti entra in una casa non sua dove forse commetterà un omicidio. La suspense è già alta per il probabile crimine ma come se non bastasse per dilatare ancora di più la scena e per impedire allo spettatore di fare previsioni su ciò che accadrà quando il protagonista sarà di fronte all'eventuale vittima (con il fine di aumentare la sorpresa), Hitchcock aggiunge un altro microframmento di suspense da vero maestro: nel camminare di soppiatto in casa l'uomo incontra in cima alle scale un grosso cane che lo guarda fisso e lui dovrà necessariamente passargli accanto. A questo punto c'è un nuovo elemento di tensione (cosa farà il cane? Morderà? Abbaierà?) a tenere sulle spine lo spettatore che si dimentica che superato il cane c'è il piatto principale di questa sequenza.
Sublime.
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