Ad una visione post-The Departed quest'opera di John Woo stimola molte riflessioni, ma soprattutto domande che meritano un altro post che arriverà (ah! se arriverà...). Perchè questo action movie più maturo di Woo è sicuramente tra i più debitori al cinema americano, in primis a Il Cacciatore, di cui riprende in pieno la struttura (anche se spingendo tutto più in avanti), ma soprattutto è debitore al cinema di Scorsese di cui tutta la prima parte è intrisa.
La rappresentazione della violenza di quartiere (specialmente la scena della rissa iniziale fortemente debitrice all'incipit di Who's That Knocking At My Door), l'uso della musica d'epoca, il modo di manovrare la macchina da presa (specialmente alcune carrellate in avanti) e il senso della costruzione narrativa spezzato sono tutte caratteristiche che non possono far pensare al cinema di Scorsese, specialmente il primo Scorsese.
Certo tutto è filtrato (e come!) da John Woo, qui sta la sua grandezza. Melodramma, stilizzazione e senso di un perduto noirismo pervadono la pellicola come spesso nel cinema del regista cinese, facendo sì che veramente il cinema americano sia unicamente un punto di partenza e un riferimento e non l'opera da cui copiare. Ci sono tutte le ossessioni di John Woo in Bullet In The Head, che batte altre strade rispetto a Il Cacciatore e al cinema di Scorsese, strade personali e cinesi.
Figure archetipe, donne angelo, uomini forti e pieni di onore contrapposti a perfidi cattivi e traditi da sporchi doppiogiochisti. Come il cinema decadente dei western crepuscolari in cui i miti di una volta si sgretolano così in Bullet In The Head le grandi amicizie virili, i grandi valori della cultura maschile (tipici dell'action movie e quindi anche della sua estrema e melodrammatica declinazione hongkonghese) crollano lentamente ma inesorabilmente nel corso di pochi anni per colpa della guerra e del denaro (anzi ancora più stereotipico: per colpa dell'oro!).
Ma l'abilità di John Woo è grandissima e nonostante il preciso intento di utilizzare trame e personaggi che nulla hanno di nuovo rispetto alle centenarie figure archetipe della mitologia tradizionale, riesce a tirare fuori contenuti e intenti nuovi o quantomeno rinnovati con una forma cinematografica forte, personale e adatta allo scopo. Enfasi, retorica e sottolineature come se piovessero, un uso smodato e spesso esagerato del ralenti e il solito (a questo punto assolutamente necessario) irrealismo. Un cinema che si disinteressa di narrare di persone e di storie ma punta unicamente a mettere in scena sentimenti e valori e la LORO storia, il LORO evolversi nel corso degli eventi.
Urge rivedere The Killer.
La rappresentazione della violenza di quartiere (specialmente la scena della rissa iniziale fortemente debitrice all'incipit di Who's That Knocking At My Door), l'uso della musica d'epoca, il modo di manovrare la macchina da presa (specialmente alcune carrellate in avanti) e il senso della costruzione narrativa spezzato sono tutte caratteristiche che non possono far pensare al cinema di Scorsese, specialmente il primo Scorsese.
Certo tutto è filtrato (e come!) da John Woo, qui sta la sua grandezza. Melodramma, stilizzazione e senso di un perduto noirismo pervadono la pellicola come spesso nel cinema del regista cinese, facendo sì che veramente il cinema americano sia unicamente un punto di partenza e un riferimento e non l'opera da cui copiare. Ci sono tutte le ossessioni di John Woo in Bullet In The Head, che batte altre strade rispetto a Il Cacciatore e al cinema di Scorsese, strade personali e cinesi.
Figure archetipe, donne angelo, uomini forti e pieni di onore contrapposti a perfidi cattivi e traditi da sporchi doppiogiochisti. Come il cinema decadente dei western crepuscolari in cui i miti di una volta si sgretolano così in Bullet In The Head le grandi amicizie virili, i grandi valori della cultura maschile (tipici dell'action movie e quindi anche della sua estrema e melodrammatica declinazione hongkonghese) crollano lentamente ma inesorabilmente nel corso di pochi anni per colpa della guerra e del denaro (anzi ancora più stereotipico: per colpa dell'oro!).
Ma l'abilità di John Woo è grandissima e nonostante il preciso intento di utilizzare trame e personaggi che nulla hanno di nuovo rispetto alle centenarie figure archetipe della mitologia tradizionale, riesce a tirare fuori contenuti e intenti nuovi o quantomeno rinnovati con una forma cinematografica forte, personale e adatta allo scopo. Enfasi, retorica e sottolineature come se piovessero, un uso smodato e spesso esagerato del ralenti e il solito (a questo punto assolutamente necessario) irrealismo. Un cinema che si disinteressa di narrare di persone e di storie ma punta unicamente a mettere in scena sentimenti e valori e la LORO storia, il LORO evolversi nel corso degli eventi.
Urge rivedere The Killer.
5 commenti:
un GRANDE film.
The Killer c' è l' ho in VHS NTSC in mandarino sottotitolato.
"Standing in line, believing the lies, bowing down to the flag.
You got a bullet in the head.
a bullet in the heeeeead....
a bullet in the heeeeead....
A BULLET IN THE HEEEEEEAD!!!!!
A BULLET IN THE HEEEEEEAD!!!!!
You got a bullet in your FUCKING HEAAAD!!!
YEAHHHHH!"
Ma se è NTSC non lo puoi vedere! Cmq ce l'ho anch'io The Killer ma è in italiano.
Ormai tutti i videoregistratori sono multisistema... Non è un problema, l' NTSC...
Il mio vecchio non l'avrebbe mai letto. Si sarebbe dignitosamente rifiutato gridando il suo europeismo.
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