Bellissimo il pezzo di Carlo Lizzani su Repubblica (cartaceo e non riportato sull'edizione online), nel quale non dice nulla di nuovo nè di rottura, ma semplicemente le cose come stanno e come raramente vengono poste sui giornali generalisti (chiaramente sulle riviste specialistiche ma anche solo minimamente più di approfondimento sono tutti temi assolutamente acclarati).
Il discorso che fa Lizzani e che raramente si sente fare da addetti ai lavori o anche semplicemente produttori è che nonostante alcuni buoni exploit e alcune personalità in vista del cinema italiano, ciò che manca davvero è il concetto di movimento. E soprattutto Lizzani specifica bene cosa intenda per movimento e come questo non sia semplicemente una serie di autori o film dal tema comune, ma riguardi soprattutto un'innovazione nella forma.
Finalmente qualcuno che dalle pagine di un giornale a larga diffusione afferma che la più grande rivoluzione del neorealismo non erano i temi o gli attori presi dalla strada ma il rinnovato modo di mettere in scena e mettere in relazione personaggi e paesaggi.
Il discorso che fa Lizzani e che raramente si sente fare da addetti ai lavori o anche semplicemente produttori è che nonostante alcuni buoni exploit e alcune personalità in vista del cinema italiano, ciò che manca davvero è il concetto di movimento. E soprattutto Lizzani specifica bene cosa intenda per movimento e come questo non sia semplicemente una serie di autori o film dal tema comune, ma riguardi soprattutto un'innovazione nella forma.
Finalmente qualcuno che dalle pagine di un giornale a larga diffusione afferma che la più grande rivoluzione del neorealismo non erano i temi o gli attori presi dalla strada ma il rinnovato modo di mettere in scena e mettere in relazione personaggi e paesaggi.
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