Per usare una semplificazione lo si potrebbe definire il Fino All'Ultimo Respiro del cinema cinese, anche se appunto questo parallelo non restituirebbe la complessità dell'impatto di Terra Gialla sul cinema che l'ha preceduto nella sua nazione.
Ciò che lo accomuna con il film diretto da Godard e sceneggiato da Truffaut è non solo l'applicazione congiunta dei due più importanti talenti della quinta generazione uscita dalla scuola di cinematografia di Pechino, ovvero Chen Kaige alla regia e Zhang Yimou alla fotografia, ma soprattutto la maniera in cui questo film si è liberato con grazia, eleganza, decisione e novità di tutta la polvere che il cinema cinese, la rivoluzione culturale e le mille imposizioni di regime avevano accumulato dando vita al cinema moderno per la Cina.
Terra Gialla non solo è tematicamente rivoluzionario (sottilmente ma decisamente rivoluzionario), è soprattutto e un esperimento e un passo avanti nell'evoluzione del linguaggio del cinema cinese come fino a quel momento non se n'erano visti.
Non è tanto dunque la negazione dell'eroe massa, della rivincita popolare e dell'elegia del sistema, quando la rivendicazione di una dimensione sessuale, di un eroe singolare e della possibilità di un cinema che vada fuori dalle regole prestabilite anche se poi rimane nei confini della censura.
Zhang Yimou e Chen Kaige appartengono alla prima generazione che si è potuta formare guardando le pellicole straniere, hanno assorbito temi e linguaggi anche extra-cinesi e li hanno potuti riversare nel loro cinema, perseguendo una via libera ed indipendente, sperimentando un nuovo rapporto tra personaggi e ambiente come era accaduto per il cinema della liberazione italiana (con il quale condividono anche il fatto di aver cominciato ad utilizzare attori non professionisti).
L'importanza della fotografia è chiaramente centrale, fin dal titolo. I colori sono parte della narrazione e si accordano ai vari momenti, al pari della musica (la trama parla di un soldato che gira cercando di trascrivere i canti popolari) e dei ruoli che non sono più i canonici.
E' uno stile narrativo nuovo per la Cina che ebbe pochissimo impatto commerciale ma un gigantesco rimbombo culturale.
Personalmente non l'ho amato particolarmente (fermo restando lo stupore per la delicatezza della sua rivoluzionarietà) perchè trovo abbastanza stridente l'unione del filosofico Kaige con il pragmatico e terreno Yimou.
Ciò che lo accomuna con il film diretto da Godard e sceneggiato da Truffaut è non solo l'applicazione congiunta dei due più importanti talenti della quinta generazione uscita dalla scuola di cinematografia di Pechino, ovvero Chen Kaige alla regia e Zhang Yimou alla fotografia, ma soprattutto la maniera in cui questo film si è liberato con grazia, eleganza, decisione e novità di tutta la polvere che il cinema cinese, la rivoluzione culturale e le mille imposizioni di regime avevano accumulato dando vita al cinema moderno per la Cina.
Terra Gialla non solo è tematicamente rivoluzionario (sottilmente ma decisamente rivoluzionario), è soprattutto e un esperimento e un passo avanti nell'evoluzione del linguaggio del cinema cinese come fino a quel momento non se n'erano visti.
Non è tanto dunque la negazione dell'eroe massa, della rivincita popolare e dell'elegia del sistema, quando la rivendicazione di una dimensione sessuale, di un eroe singolare e della possibilità di un cinema che vada fuori dalle regole prestabilite anche se poi rimane nei confini della censura.
Zhang Yimou e Chen Kaige appartengono alla prima generazione che si è potuta formare guardando le pellicole straniere, hanno assorbito temi e linguaggi anche extra-cinesi e li hanno potuti riversare nel loro cinema, perseguendo una via libera ed indipendente, sperimentando un nuovo rapporto tra personaggi e ambiente come era accaduto per il cinema della liberazione italiana (con il quale condividono anche il fatto di aver cominciato ad utilizzare attori non professionisti).
L'importanza della fotografia è chiaramente centrale, fin dal titolo. I colori sono parte della narrazione e si accordano ai vari momenti, al pari della musica (la trama parla di un soldato che gira cercando di trascrivere i canti popolari) e dei ruoli che non sono più i canonici.
E' uno stile narrativo nuovo per la Cina che ebbe pochissimo impatto commerciale ma un gigantesco rimbombo culturale.
Personalmente non l'ho amato particolarmente (fermo restando lo stupore per la delicatezza della sua rivoluzionarietà) perchè trovo abbastanza stridente l'unione del filosofico Kaige con il pragmatico e terreno Yimou.
7 commenti:
E periodo di occhi a mandorla nella videoteca parkeriana???
Una mera casualità
intanto manca la recensione di Die Hard 3...
Cos' è ci sono i RACCOMANDATI da mettere prima? Fai MOBBING sui film???!
La metto assieme a quella di Die Hard 4.
Al servizio del lettore.
Non mi va bene!!!
Cos'è tutta quste preorganizzazione, tutta questa civiltà!!!
Un tempo qui era tutta campagna!!!
Uno veniva e trovava i film visti la sera prima, mo me devo segnà sull'agenda i commenti dei film, sennò me li scordo!! Ti sei venduto sei diventato commerciale!!!
No funziona così. E ha sempre funzionato così:
io metto il post sul film appena visto se deve andare al cinema o se è già al cinema.
Quando non ho film nuovi metto il più vecchio dei film non nuovi in attesa di essere postato.
Quello di Die Hard 3 è un caso straordinario.
Quest'ordine ha da essere sovvertito.
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