Di Paul Greengrass già avevo avuto modo di apprezzare United 93, il film sul terzo aereo dirottato l'11 settembre e mai arrivato a destinazione. L'avevo apprezzato perchè a fronte di un tema molto retorico era riuscito a girare un film pieno di idee dal grande ritmo e dall'ottima narrazione (calcolando che doveva anche rimanere fedele ai fatti realmente accaduti).
Al contrario non avevo amato The Bourne Supremacy, il secondo capitolo della saga di Jason Bourne, l'avevo trovato proprio mal raccontato e privo di idee, tutte caratteristiche che non si ritrovano assolutamente in The Bourne Ultimatum, che a dispetto del pessimo titolo, è un ottimo film d'azione in perfetto equilibrio tra mito e realtà.
Jason Bourne è solo l'ultimo di una lunga serie di superuomini del cinema e nemmeno il più originale (che rimane John McLane di Die Hard), un agente segreto addestrato ad essere una perfetta macchina di morte che sfugge però al controllo dei suoi superiori, eppure per come lo mostra Greengrass, Bourne riesce ad essere giustamente iperbolico pur rimanendo nei confini di un certo realismo.
Lo stile di Greengrass, come già aveva mostrato in United 93, fa un fortissimo uso della telecamera a mano, ma con grande cognizione di causa e abilità, e in questo film riesce anche a comporre le immagini con intelligenza, cercando sempre di fare questo per narrare meglio e non per estetica. Il film ha pochi dialoghi essenziali utili a spiegare trame ed intrighi spionistici, il resto della narrazione è lasciato alle immagini, montate in maniera rapida ma incredibilmente esplicativa.
La parte dell'inseguimento e poi scontro a Tangeri è esemplare in questo senso, dinamica eppur chiara e al 100% intrattenente, così come quella nella stazione londinese.
Finalmente un film d'azione che non si vergogna di essere puro intrattenimento, che non cerca di fare altri discorsi più "elevati" e che riesce a regalare momenti di ottimo cinema.
Al contrario non avevo amato The Bourne Supremacy, il secondo capitolo della saga di Jason Bourne, l'avevo trovato proprio mal raccontato e privo di idee, tutte caratteristiche che non si ritrovano assolutamente in The Bourne Ultimatum, che a dispetto del pessimo titolo, è un ottimo film d'azione in perfetto equilibrio tra mito e realtà.
Jason Bourne è solo l'ultimo di una lunga serie di superuomini del cinema e nemmeno il più originale (che rimane John McLane di Die Hard), un agente segreto addestrato ad essere una perfetta macchina di morte che sfugge però al controllo dei suoi superiori, eppure per come lo mostra Greengrass, Bourne riesce ad essere giustamente iperbolico pur rimanendo nei confini di un certo realismo.
Lo stile di Greengrass, come già aveva mostrato in United 93, fa un fortissimo uso della telecamera a mano, ma con grande cognizione di causa e abilità, e in questo film riesce anche a comporre le immagini con intelligenza, cercando sempre di fare questo per narrare meglio e non per estetica. Il film ha pochi dialoghi essenziali utili a spiegare trame ed intrighi spionistici, il resto della narrazione è lasciato alle immagini, montate in maniera rapida ma incredibilmente esplicativa.
La parte dell'inseguimento e poi scontro a Tangeri è esemplare in questo senso, dinamica eppur chiara e al 100% intrattenente, così come quella nella stazione londinese.
Finalmente un film d'azione che non si vergogna di essere puro intrattenimento, che non cerca di fare altri discorsi più "elevati" e che riesce a regalare momenti di ottimo cinema.
1 commento:
Concordo con te. Assolutamente riuscito ed è incredibile come Greengrass con le immagini sappia comunicare più che con vari giri di dialogo.
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