Comincio con una notazione leggera per rompere il ghiaccio prima di passare ai temi più pesanti.
E' più forte di me: ogni volta che al cinema si spengono le luci e appaiono su schermo nero dei titoli di testa minimali in caratteri russi mi viene da ridere. Ormai Fantozzi è dentro di me.
Aleksandra, diciamolo subito, decisamente non è un film facile e secondo me parzialmente anche non riuscito.
Le ambizioni sono altissime, come spesso in Sokurov, cosa che (in lui) genera sempre molta stima per quanto mi riguarda, anche quando non riesce a raggiungere tutti gli obiettivi che si pone. Questo perchè gli obiettivi in questione non sono mai vagamente alti, ma sempre precisamente alti. Sokurov non cerca mai di operare grandi riflessioni su grandi temi ma si propone di sviscerare piccoli ambiti, piccole questioni in maniera intellettuale e incredibilmente complessa, facendo corrispondere a questo tentativo altrettanti tentativi di sperimentazione con la forma e i linguaggi del cinema.
Aleksandra è un film di guerra, sul conflitto in Cecenia, nel quale non si spara nemmeno un colpo (il regista ritiene sia altamente immorale e inaccettabile mostrare la morte sullo schermo, una presa di posizione da Nouvelle Vague che mi esalta pur non condividendola) ma dove la violenza è fortissima (c'è una scena in cui giovani soldati montano dei fucili che ha un impatto veramente forte). Il cuore è tutto intorno ad una nonna che va a trovare il nipote e che diventa in 3 giorni la nonna di tutto quel plotone.
Ad essere messo in scena è il bisogno di affetto dei soldati, la solitudine e la loro umanità, l'umanità di un gruppo di ragazzini (non c'è nessuno di più di 24 anni) che maneggiano armi, guidano carri armati e comandano altri soldati.
Di contro poi c'è il contesto che come sempre in Sokurov emerge di rimbalzo, c'è il caldo e il deserto, l'aridità della guerra ecc. ecc. Tutto quello insomma che potete immaginare.
Dove Aleksandra però sembra fallire è nel comunicare a pieno questo senso di precarietà della guerra, o comunque nel riuscire ad incidere ad un livello più generale, soffermandosi invece su tante piccole impressioni particolari.
L'abbraccio che verso la fine si scambiano nonna e nipote e fortissimo e dolcissimo, in grado di parlare contemporaneamente della solitudine della vecchia, del desiderio della vicinanza di un uomo e delle esigenze dei giovani soldati, un colpo da grande maestro che è tuttavia solo uno dei pochi episodi isolati di un film nel complesso e che non fa altro che lasciare l'acquolina in bocca.
E' più forte di me: ogni volta che al cinema si spengono le luci e appaiono su schermo nero dei titoli di testa minimali in caratteri russi mi viene da ridere. Ormai Fantozzi è dentro di me.
Aleksandra, diciamolo subito, decisamente non è un film facile e secondo me parzialmente anche non riuscito.
Le ambizioni sono altissime, come spesso in Sokurov, cosa che (in lui) genera sempre molta stima per quanto mi riguarda, anche quando non riesce a raggiungere tutti gli obiettivi che si pone. Questo perchè gli obiettivi in questione non sono mai vagamente alti, ma sempre precisamente alti. Sokurov non cerca mai di operare grandi riflessioni su grandi temi ma si propone di sviscerare piccoli ambiti, piccole questioni in maniera intellettuale e incredibilmente complessa, facendo corrispondere a questo tentativo altrettanti tentativi di sperimentazione con la forma e i linguaggi del cinema.
Aleksandra è un film di guerra, sul conflitto in Cecenia, nel quale non si spara nemmeno un colpo (il regista ritiene sia altamente immorale e inaccettabile mostrare la morte sullo schermo, una presa di posizione da Nouvelle Vague che mi esalta pur non condividendola) ma dove la violenza è fortissima (c'è una scena in cui giovani soldati montano dei fucili che ha un impatto veramente forte). Il cuore è tutto intorno ad una nonna che va a trovare il nipote e che diventa in 3 giorni la nonna di tutto quel plotone.
Ad essere messo in scena è il bisogno di affetto dei soldati, la solitudine e la loro umanità, l'umanità di un gruppo di ragazzini (non c'è nessuno di più di 24 anni) che maneggiano armi, guidano carri armati e comandano altri soldati.
Di contro poi c'è il contesto che come sempre in Sokurov emerge di rimbalzo, c'è il caldo e il deserto, l'aridità della guerra ecc. ecc. Tutto quello insomma che potete immaginare.
Dove Aleksandra però sembra fallire è nel comunicare a pieno questo senso di precarietà della guerra, o comunque nel riuscire ad incidere ad un livello più generale, soffermandosi invece su tante piccole impressioni particolari.
L'abbraccio che verso la fine si scambiano nonna e nipote e fortissimo e dolcissimo, in grado di parlare contemporaneamente della solitudine della vecchia, del desiderio della vicinanza di un uomo e delle esigenze dei giovani soldati, un colpo da grande maestro che è tuttavia solo uno dei pochi episodi isolati di un film nel complesso e che non fa altro che lasciare l'acquolina in bocca.
5 commenti:
Su Sokurov sono ignorante forte. fortissimo. Sto cercando di recuperare un po' di titoli (anche grazie a ghezzi, e al fido mulo). Però mi pare di capire dalla recensione che è meglio non cominciare da qui...
Arca Russa
Ma questo in Italia esce? Tu come l'hai visto? Su imdb non risulta in uscita da noi...
federico
No infatti non è prevista uscita, io l'ho visto all'interno di questo festival del vaticano.
Arca Russa capolavoro!!!
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