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1.2.08

La malatitolazione dei film quanto è "male"?

E' in corso una battaglia e io non so che posizione prendere (anche se il solo fatto di aver fatto un lungo post sulla questione direi che mi schiera a favore). Come molte crociate mediatiche che vengono dal basso anche questa ha una causa indubbiamente giusta: protestare per le storture del mercato distributivo italiano.
Tutti quei problemi che vanno dagli adattamenti dei titoli ai periodi di uscita scelti con i piedi e chi più ne ha più ne metta. Principio della battaglia è scegliere un qualsiasi punto della distribuzione che non va e sottolinearlo.
L'iniziativa viene lanciata con toni apertamente bellici da Cineroom in un post in un cui si spiegano le 3 fasi della guerra:

PIANO A, preparazione del campo di battaglia: stesura di post che esaminino uno degli aspetti malsani della distribuzione e della diffusione cinematografica.

PIANO B, utile allarmismo: diffusione dei post che si uniranno nella battaglia a canali di informazione di qualsiasi tipo (soprattutto on-line).

PIANO C, scontro con il nemico: diffusione dei post che si uniranno alla battaglia direttamente nelle caselle postali del nemico, le case di distribuzione.

Ammetto di non essere molto convinto.
Certo siamo daccordo tutti penso che ci sono tante cose che non vanno e alcune sono davvero poco sostenibili, come ad esempio la questione che sottolineano in primis a Cineroom degli adattamenti dei titoli alle volte fatte con talmente poco rispetto per gli spettatori da rasentare l'insulto.

28 commenti:

Anonimo ha detto...

secondo me non è compito di un cineblogger decidere come si deve titolare un film....


gparker ha detto...

Certo. Però potrebbe essere suo compito protestare per qualcosa che pensa non vada bene nel sistema cinema come la distribuzione.


Anonimo ha detto...

Ok.
Allora però facciamo una protesta da "usufruitori", da "appassionati". E cmq non parlerei neanche di protesta, magari di critica.
Confesso di non sopportare chi parla di guerra al sistema, quando l'argomento del dibattere è il titolo di un film.


gparker ha detto...

Neanche io sono troppo daccordo con la guerra al sistema, penso si capisca dal post.
Tuttavia, in linea generale, se vuoi davvero che qualcosa cambi quello devi fare, la mobilitazione. E che sia per la maladistribuzione, la malatitolazione o quant'altro ha poca importanza, nel senso che ognuno difende ciò che gli è caro.


chimy ha detto...

Innanzitutto grazie di cuore per il supporto e per il post... se t'interessa abbiamo fatto un banner per l'iniziativa.
Secondo me la distribuzione manca di rispetto (es sui titoli) ma danneggia anche... un ultimo esempio: "The Savages" in 20 copie in tutta Italia.
Dato che ogni settimana si sentono lamentele continue sugli aspetti più diversi legati alla distribuzione, abbiamo deciso di fare quest'iniziativa, partita da una proposta del Contenebbia.

Tanto per capirci non è una guerra al sistema, è un tentativo (sicuramente inutile, ma almeno si prova a far qualcosa) di segnalare queste gravi mancanze di rispetto nei confronti degli spettatori (e non solo di questi..).

Un saluto


Massimo Manuel ha detto...

Credo che il problema sia molto più complesso, soprattutto a livello linguistico. 'No country for old man' è un titolo bellissimo, tradotto letteralmente (come avviene in Italia) in 'Non è un paese per vecchi' perde già molto del suo appeal. Cioè, non è tanto la traduzione che viene fatta ma in quale lingua e in quale paese viene fatta, tenendo presente un criterio come la sociolingusitica, che a questo punto diventa determinante.
Forse dovrebbero lasciare a loro la questione 'traduzione' piuttosto che ai 'markettari' della pubblicità.


gparker ha detto...

Ma infatti la distribuzione delle copie è un'altra cosa e l'ho precisato.
Penso che sia però una battaglia veramente persa e anche un po' inutile fatta da una nicchia come la nostra. Cioè finiremo per comunicare il senso di scandalo a tutte persone che sono già scandalizzate e non hanno bisogno di essere sensibilizzate.

Quanto alla sociolinguistica, è si vero che certe traduzioni andrebbero fatte da professionisti, ma se possiamo essere certi di una cosa è che non lo faranno MAI fare a dei non markettari, il titolo è una delle cose fondamentali e non lo lasciano a studiosi. Tocca invece chiedersi che conseguenza abbiano queste storpiature e su chi


Unknown ha detto...

massimomanuel da dove sei ri-spuntato?


Anonimo ha detto...

Io penso che la questione vada posta. Il senso della "battaglia" non può che esser questo per prima cosa. Quindi l'appoggio, chiaro. E per come la vedo io è una giusta battaglia culturale, perché se è vero quello che dice Gabriele, ovvero che alle volte è il "popolo bue" ad aver bisogno di un titolo deficiente affinché gli venga estorta la voglia per andare a vedere un film (vale anche il discorso al contrario, però: pensa a quanti si sono incazzati andando a vedere un film che doveva farli sganasciare e si sono ritrovati un mattoncino cui non erano preparati e magari mai lo saranno), sarebbe anche ora che al "pubblico bue" venisse data l'opportunità di acculturarsi un po'. Se lo si continua a trattare come un deficiente, rimarrà bue.

Io poi sarò drastico, ma almeno per una lingua come l'inglese penso che ormai sarebbe anche ora di lasciare tutti i titoli in originale. Anche perché alle volte si dimostra esclusivamente insensatezza, neanche ragioni commerciali: del tipo, che senso ha cambiare Nacho Libre in Super Nacho?


Anonimo ha detto...

Sulla distribuzione c'è ben poco da fare secondo me. Non si può imporre ad uno di investire i suoi soldi in qualcosa di cui non è sicuro....
Per quanto riguarda i titoli, non credo sia colpa del pubblico se alcuni titoli sono brutti.
Avendo infine visto No Country For Old Men, a mio modo di vedere la traduzione letterale del titolo è azzeccatissima, certo mi domando se anche il racconto da cui è tratto e che sicuramente è stato tradotto in Italiano abbia lo stesso titolo.
Cio non toglie che alcuni titoli sono orribili, ma io di questo veramente incolpo solo e soltanto i "titolisti" (non so se sia questa lo loro professione), che a mio modo di vedere con gli anni sono semplicemente peggiorati drasticamente...


gparker ha detto...

Il punto fondamentalemente è: per chi sono fatti titoli? E non lo chiedo in maniera retorica, ma me lo chiedo seriamente.
Al solito noi anche se si tratta di titoli coreani alla fine lo sappiamo qual è il significato, ma siamo veramente la minoranza.
Allora anche l'idea (buona) di lasciare originali tutti i titoli inglesi potrebbe portare a situazioni come i citato Eternal Sunshine il cui signficato non è facilissimo da cogliere, o anche altri titoli magari più complesi.
Certo cambiare Nacho Libre in Super Nacho non è che aggiunga molto valore o comprensibilità.
Ma sempre bisogna chiedersi qual è l'80% del pubblico e se non sia una cosa opportuna cercare in tutti i modi di portarli al cinema.


Anonimo ha detto...

I titoli, tecnicamente, non sarebbero qualcosa di casuale né sono fatti *per qualcuno*: nel caso perfetto (che è quello che mi preme tutelare) il titolo è un'espressione stessa del film, in molti casi anche una chiave imprescindibile per leggerlo, e non semplicemente uno slogan pubblicitario. Che poi rientrino nella scelta, del regista e produttori, varie considerazioni ci sta: però da qui a snaturare con la traduzione l'intento originario per fare una stupida marchetta per il popolo bue c'è un po' di strada.


gparker ha detto...

aspetta aspetta
io mi riferivo al tema del discorso, cioè i titoli adattati in italiano. Poi è ovvio che il titolo è un elemento paratestuale fondamentale per la comprensione dei film, anzi nei casi migliori la vera chiave di lettura che ribalta tutto.
Ma l'adattamento italiano, come dicevo è un raddoppio, cioè il titolo già c'è, quello italiano è un secondo titolo e a questo punto visto che i cinefili più appassionati i titoli originali li sanno allora per chi è il raddoppio? E che funzione ha visto che tanto il titolo originale c'è già e chi vuole saperlo lo sa?


Anonimo ha detto...

gahan permettimi di farti un appunto:
il termine "popolo bue" è abbastanza sgradevole.


Anonimo ha detto...

personalmente sono anche d'accordo a manipolazioni "a fin di bene" (cioè per attirare in sala più gente) se si limitano a cose che non intaccano l'opera.
per esempio: rimontare il trailer, anche in maniera truffaldina.
il titolo invece anche se per chi si documenta un minimo non intacca la fruizione dell'opera (io quando entro in sala so che sto vedendo un film che si chiama cassandra's dream e non sogni e delitti) però intacca il film stesso: i suoi titoli di testa e coda, la locandina che magari volevo appendermi in cameretta etc.
no comment totale per cose come i doppiaggi regionali.


Anonimo ha detto...

ah comunque: nacho libre è spagnolo, non inglese :).
se fossi stata io la titolista acchiappa-pubblico l'avrei lasciato uguale perchè all'italiano medio lo spagnolo fa simpatia, e perchè ricorda il famoso cocktail.


Anonimo ha detto...

@ frankie666: Hai perfettamente ragione. Preciso che lo usavo in maniera ironica--

@ l.: Sì, è nato un equivoco-- Lo so che Nacho Libre è spagnolo, e data la frase precedente ho fatto un esempio sbagliato. ;)

Per chi è il raddoppio? Chiaro, gparker: il raddoppio è per lo spettatore occasionale. La mia obiezione era che, cmq, il diverso titolo italiano entra a far parte dell'opera. E il problema forse è soprattutto appunto per lo spettatore occasionale, che forse è meno pronto a non farsi condizionare dai vari travisamenti. Anche lui ha diritto di provarci ad interpretare e capire il film: se gli dai di partenza l'indizio sbagliato non lo aiuti di certo. Poi è chiaro che noi sappiamo, però una sorta di "danno" c'è, foss'anche perché nell'immaginario comune si ferma un titolo orrendo.

Io la trovo una cosa, nel suo piccolo, un po' diseducativa.


gparker ha detto...

Ma su questo siamo daccordo, io per primo ho subito detto che se fosse per me queste cose non dovrebbero nemmeno passare per la mente della distribuzione. Se mi chiedi un'opinione sono schierato senza il minimo dubbio contro questa malatitolazione.
Ma nel momento di fare mobilitazione nel momento in cui si passa dalla speculazione teorica sull'etica del cinema a voler fare qualcosa per cambiare le cose, allora mi pongo un attimo un dubbio.
E' più grande il male del titolo sbagliato o il bene di portare più gente a vedere film di nicchia?


Anonimo ha detto...

bisogna vedere se la malatitolazione aiuti davvero.
magari l'abominio se mi lasci ti cancello è servito, ma davvero woody allen, per esempio, ha bisogno di una rititolazione?
secondo me certe scelte così arbitrarie (credo io, poi magari il regista è informato ed è d'accordo) sarebbero giustificabili sono se pagassero di sicuro e tanto.
ma secondo me non è così.
magari "scorrerà sangue" sarebbe stato un titolo più produttivo de il petroliere.


Anonimo ha detto...

ah poi: sull'utilità di certe campagne... nell'immediato servono a poco, ma se ne parla e si crea un movimento di opinione alla fine dei cambi marginali ci sono.
a furia di parlare del fatto che i film andrebbero visti in LO ora come ora molta gente ne è più convinta e ogni tanto qualche film particolarmente intraducibile o di nicchia esce non doppiato.


gparker ha detto...

Film usciti non doppiati??? Tipo?
Certo alle volte ci si chiede se ce ne sia bisogno e se sia efficace, ma in linea di massima, per quanto mi faccia senso, penso che un titolo come "L'Innocenza Del Peccato" sia più produttivo di "Una ragazza divisa in due", dunque mi sembra che almeno quell'obiettivo lo possano portare a casa. Certo poi è una vera e propria truffa, perchè lo spettatore medio si aspetta il film americano thriller a sfondo erotico e si trova con un verbosissimo film francese. Ma magari qualcuno non l'aveva mai visto un film francese. E magari gli piace...


Anonimo ha detto...

mah ora come ora mi viene in mente solo essere ed avere, ma ci sono altri esempi anche tra non documentari.


gparker ha detto...

sinceramente non riesco a farmene venire in mente...


Anonimo ha detto...

Ehm-- Lettere da Iwo Jima? Mi pare sia andato anche malino.

"E' più grande il male del titolo sbagliato o il bene di portare più gente a vedere film di nicchia?"

Meglio la seconda, ovvio-- Però non è che l'alternativa debba per forza essere così netta: e se provassero a promuovere i film con un po' più d'acume anziché pensar solo a trovargli un titolo peggiore (perché a volte ne trovano anche di migliori--)? Dalla nostra discussione sembra che l'appeal di un film derivi solo dal titolo-- C'è bisogno di cambiare il titolo a un film con Ewan McGregor e Colin Farrell per far accorrere le signore?


gparker ha detto...

No non è solo il titolo ma è indubbio che è la componente più importante di un'attenta campagna, alle volte azzeccare il titolo può farti vincere da solo la partita.


dario ha detto...

E' però anche vero che la scelta del titolo, se particolarmente in contrasto col contenuto del film, può essere davvero economicamente controproducente. Conosco una schiera di persone non digiune di cinema ma neanche appassionate maniacalmente come noialtri che snobbarono all'uscita Eternal Sunshine proprio in virtù della mortale accoppiata titolazzo-da-commediola+trailer-truffaldino.
E d'altra parte il fantomatico pubblico massificato ha abboccato solo nei primi giorni: ricordo che quando l'ho visto io al cinema c'era uno stuolo di anziane signore in pelliccia che all'uscita mormoravano seccate che il film non assomigliasse alle spassose commedie con Richard Gere. Qualcuna l'ho sentita dire esplicitamente che avrebbe sconsigliato la Wanda o la Gloria dall'andare a vederlo, che tanto è una schifezza. Miracoli del tam tam.

Ora: per quanti altri film può essere avvenuta questa debacle proprio per una sbagliata selezione di pubblico?

ps: mi ricordo una striscia di Toomuchcoffeeman in cui l'omino tutto felice arraffava un bicchiere di carta pensando ci fosse caffè ma, dopo essersi accorto che era latte, lo sputava schifato. Poi si fermava e pensava che a lui il latte non fa affatto schifo, ma è solo il conflitto tra aspettative e risultato che altera la percezione e il giudizio.


gparker ha detto...

Verissimo. Ma è il primo weekend che conta. Potrà sembrare strano ma è così. Al fine degli incassi è quello la cosa più importante, il resto è scia e la maggior parte dei film non raccatta molto, per questo sono disposti anche alla truffa.


Anonimo ha detto...

ecco bravo gahan.
poi anche la sposa siriana.
cmq ha ragione anche dario, manomettendo il titolo acchiappi una fetta di pubblico ma col rischio di perderne un'altra (poi vabbè magari meno rilevante quindi il gioco vale la candela)


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