Revolver non è mai uscito nei cinema italiani, è finito direttamente nel mercato dei DVD, nonostante la presenza di Ray Liotta e Jason Statham e nonostante la firma del regista di Lock & Stock e The Snatch. Questo già doveva mettermi sul chi va là.
Il film vanta anche la presenza per l'adattamento (ma da che non so) di Luc Besson oltre al solito Ritchie a sceneggiare da solo.
Tuttavia nonostante il film sia più o meno corale come i precedenti e abbia una certa dose di incastro come gli altri (ma molto meno), l'accento è qui posto tutto quanto sul dilemma interiore del protagonista. Con velleità decisamente maggiori di tutti i suoi precedenti Revolver vuole ragionare non tanto sulla casualità della realtà come al solito ma sullo sdoppiamento e sulle diverse spinte e multiidentità di ognuno.
Il mezzo con il quale la storia è raccontata è sempre il sistema di bassa criminalità, le gang, i sistemi clientelari e soprattutto le grandi truffe, ma qui tutto è referente diretto di qualcosa di più grande. Le truffe sono come gli scacchi, gli scacchi sono come la vita, la vita è guerra, la guerra è come una truffa ecc. ecc.
Totalmente privo (ma volutamente) del ritmo forsennato e divertito che caratterizza i film di Ritchie, ma anche pieno dei soliti movimenti di macchina e obiettivi deformati del regista inglese Revolver tenta una scelta molto più estetica del solito, punta meno sui fatti e più sulla forma, scegliendo ambienti ancora più inusuali della media ritchiesca e ancora più viraggi colorati ecc. ecc.
Ma come detto è tutto superfluo di fronte ad una tale pretenziosità a cui non corrisponde un risultato soddisfacente.
Il film vanta anche la presenza per l'adattamento (ma da che non so) di Luc Besson oltre al solito Ritchie a sceneggiare da solo.
Tuttavia nonostante il film sia più o meno corale come i precedenti e abbia una certa dose di incastro come gli altri (ma molto meno), l'accento è qui posto tutto quanto sul dilemma interiore del protagonista. Con velleità decisamente maggiori di tutti i suoi precedenti Revolver vuole ragionare non tanto sulla casualità della realtà come al solito ma sullo sdoppiamento e sulle diverse spinte e multiidentità di ognuno.
Il mezzo con il quale la storia è raccontata è sempre il sistema di bassa criminalità, le gang, i sistemi clientelari e soprattutto le grandi truffe, ma qui tutto è referente diretto di qualcosa di più grande. Le truffe sono come gli scacchi, gli scacchi sono come la vita, la vita è guerra, la guerra è come una truffa ecc. ecc.
Totalmente privo (ma volutamente) del ritmo forsennato e divertito che caratterizza i film di Ritchie, ma anche pieno dei soliti movimenti di macchina e obiettivi deformati del regista inglese Revolver tenta una scelta molto più estetica del solito, punta meno sui fatti e più sulla forma, scegliendo ambienti ancora più inusuali della media ritchiesca e ancora più viraggi colorati ecc. ecc.
Ma come detto è tutto superfluo di fronte ad una tale pretenziosità a cui non corrisponde un risultato soddisfacente.
3 commenti:
è vero forse è troppo pretenzioso...
l'ho visto tempo fa alle 4 di mattina, in ditta durante il turno di notte mentre non avevo nulla da fare. Trovato grazie al Mulo(il miglior amico del cinefilo squattrinato...). Ricordo che non ci avevo capito una mazza credo, ma alla fine mi era piaciuto. Boh...
No a me alla fine proprio no.
Oltre ad avere una trama volutamente intricata e non risolta non riesce a risolvere nemmeno le aspirazioni. Colpisce ovunque un po' a caso senza centrare nulla.
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