Lafactorydicorman, una parola sola, già diventato luogo comune della cinefilia spicciola e da divulgazione.
Questo è uno di quei film della factory di Roger Corman girati dai grandi registi degli anni '70, uno di quegli esordi in sordina propedeutici ai lavori futuri realizzati grazie all'instancabile fucina produttiva di Corman e del suo cinema di bassa exploitation sessuale e violenta di nicchia. Un cinema oggi impossibile da fare.
Ad ogni modo Femmine in Gabbia curiosamente ha molto poco di cormaniano. Si ci sono le nudità e si c'è la violenza ma nessuno dei due elementi ci appare mai gratuito o il fulcro fondamentale del film, anzi. Il film fa un uso realmente espressivo di questi due elementi, talmente tanto che le nudità sono ben poco eccitanti e la violenza ben poco impressionante.
La vita nel carcere femminile è ritratta con una semplicità ed un rigore che ricordano le opere cardinali francesi in materia come Il Buco o Un Condannato A Morte E' Fuggito (cosa particolarmente evidente nelle splendida sequenza in cui una condannata porta da mangiare ad un'altra in isolamento).
Ancora più anticormaniano (ma molto da Jonathan Demme) è il punto di vista su tutta la vicenda per nulla maschile. Le donne, il carcere, la possessione, l'ossessione e anche le fantasie sessuali non sono mai viste con l'occhio eccessivamente partecipe di un uomo bensì con quello più asettico del "regista" (inteso in senso ideale).
Pur trasudando serie B da ogni poro sfido chiunque a non considerarlo un film profondamente autoriale e ben poco commerciale.
L'unico interrogativo che rimane infatti è "Ma al pubblico dei film di Corman è piaciuto davvero?".
Le musiche sono di John Cale.
Questo è uno di quei film della factory di Roger Corman girati dai grandi registi degli anni '70, uno di quegli esordi in sordina propedeutici ai lavori futuri realizzati grazie all'instancabile fucina produttiva di Corman e del suo cinema di bassa exploitation sessuale e violenta di nicchia. Un cinema oggi impossibile da fare.
Ad ogni modo Femmine in Gabbia curiosamente ha molto poco di cormaniano. Si ci sono le nudità e si c'è la violenza ma nessuno dei due elementi ci appare mai gratuito o il fulcro fondamentale del film, anzi. Il film fa un uso realmente espressivo di questi due elementi, talmente tanto che le nudità sono ben poco eccitanti e la violenza ben poco impressionante.
La vita nel carcere femminile è ritratta con una semplicità ed un rigore che ricordano le opere cardinali francesi in materia come Il Buco o Un Condannato A Morte E' Fuggito (cosa particolarmente evidente nelle splendida sequenza in cui una condannata porta da mangiare ad un'altra in isolamento).
Ancora più anticormaniano (ma molto da Jonathan Demme) è il punto di vista su tutta la vicenda per nulla maschile. Le donne, il carcere, la possessione, l'ossessione e anche le fantasie sessuali non sono mai viste con l'occhio eccessivamente partecipe di un uomo bensì con quello più asettico del "regista" (inteso in senso ideale).
Pur trasudando serie B da ogni poro sfido chiunque a non considerarlo un film profondamente autoriale e ben poco commerciale.
L'unico interrogativo che rimane infatti è "Ma al pubblico dei film di Corman è piaciuto davvero?".
Le musiche sono di John Cale.
9 commenti:
dalle immagini che hai postato sembra un pornazzo di t9....
ne avevo una copia rarissima...ora è un po' più semplice da trovare rispetto a 15 anni fa...il bello della modernità...la tua recensione mi induce a rivederlo...la prima visione mi lasciò un po' interdetto...ma ricordo che le aspettative erano tante
mariolone: l'idea è quella la factory di corman era una fucina di film di serie B che fondavano il loro successo sul blando fruttamento di violenza e nudità. in realtà però era anche un luogo di sperimentazione e ha dato la possibilità a gente come Demme, Scorsese, coppola ecc. ecc. di fare i loro primi film.
Un grande film, e un grande Demme.
posso concordare.
ho letto di Roger Corman, ma cos'è un benefattore?
Compatto hai letto la quantità di film che ha fatto? Vatti a vedere i titoli questo è il tuo produttore preferito...
E' un grande. E nel periodo d'oro sfornava roba di serie B in quantità incredibili. Alcuni, la maggior parte, ovviamente inguardabili ma faceva esordire grappoli di registi (anche per risparmiare) insegnandogli il mesteriaccio sul set.
Ne ha prodotto di cazzate questo buon uomo.
Joe Dante, Martin Scorsese, Jack Nicholson, Francis Ford Coppola, Jonathan Demme, Paul Bartel, Peter Bogdanovich, Monte Hellman, Dennis Hopper...
Senza contare che è stato a sua volta un ottimo regista.
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